![Emoji Cuore](https://staticfanpage.akamaized.net/wp-content/uploads/sites/6/2014/12/Emoji-Cuore-01.png)
Potreste pensare che la parola più utilizzata su internet sia, effettivamente, una parola. Vi sbagliate. Ormai le comunicazioni avvengono per metà a parole e per metà ad emoji, con quest'ultime che stanno prendendo sempre più il sopravvento all'interno dei social network e dei servizi di messaggistica istantanea.
E così la parola più utilizzata su internet nel 2014 non è "ciao", "lol" o "ebola". È l'emoji con il cuore. Che, di fatto, non è nemmeno una parola. Eppure viene inviata miliardi di volte ogni giorno in tutto il mondo, come mostra il risultato di una ricerca del Global Language Monitor del Texas.
"La lingua inglese sta attraversando una trasformazione mai vista prima in 1400 anni di storia. L'alfabeto si sta ampliando con nuovi caratteri ad una velocità incredibile" ha commentato Paul Payack, presidente del Global Language Monitor "Questi caratteri sono ideogrammi o pittogrammi e sono chiamati emoji e emoticon".
Nella classifica delle parole più utilizzate del 2014 seguono "#" (hashtag), "Vape", "Blood Moon" e "Nano". Nel 2013 la parola più utilizzata era "404", il codice che indica un problema di connessione.
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![Emoji Cuore](https://staticfanpage.akamaized.net/wp-content/uploads/sites/6/2014/12/Emoji-Cuore-02.jpg)
Sembra che la popolarità delle emoji continuerà a crescere anche nel 2015. Attualmente sono presenti 722 emoji ufficialmente riconosciute, mentre nel corso del nuovo anno saranno aggiunte altre 250 nuove faccine per un totale di 972 emoticon.
È interessante analizzare l'impatto di questi ideogrammi nell'era di internet. Le emoji potrebbero rappresentare dei geroglifici avanzati e il tutto è semplicemente storia che si ripete: la lingua è passata dalle figure alle parole e, nuovamente, alle figure.
Le emoji fanno parte dello standard Unicode, elemento che ci permette di utilizzarle in ogni applicazione, servizio online e piattaforma. Per questo il processo di selezione è lungo e complicato; un’immagine potrebbe impiegare mesi o addirittura anni prima di approdare sui nostri device.
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