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L’Agcom risponde alle accuse di censura

L’Agcom sta per approvare, dal 6 Luglio in poi, misure restrittive contro la pirateria nel web che potrebbero danneggiare la circolazione libera delle idee, informazioni, cultura ledendo una delle garanzie essenziali sancite dalla Costituzione. Occorre fare chiarezza e legiferare sul diritto d’autore come materia unica, che comprenda anche gli sviluppi odierni della web communication e del giornalismo digitale.
A cura di Vito Lopriore
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Martedì abbiamo riportato la notizia riguardo la policy dell’Agcom nella regolamentazione del mercato delle comunicazioni e telecomunicazioni in Italia con particolare attenzione, naturalmente, alle nuove regole del web al varo dell’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni. A partire dal prossimo 6 Luglio, infatti, la rete Internet sarà soggetta a un preciso regime ndi controllo e censura per tutti i contenuti (non solo musica e video ma anche post, articoli, documenti, file, risorse digitali) sospettati di contenere anche un solo file in grado di violare il diritto d’autore, secondo la delibera 668/10/CONS varata il 17 Dicembre 2010. Si tratta di un procedimento legislativo che non ha precedenti nel mondo, tranne che che casi estremi come la Cina, basato su astratti principi sul diritto d’autore (in Italia si aspetta una serie legge sul diritto d’autore da quasi sessant’anni) e che rischia seriamente di ledere la libertà di pensiero, parola ed espressione sancita dalla Costituzione. Altri Stati, come Islanda e Olanda si stanno attivando per la “Neutralità della rete” seguendo lo sviluppo diacronico della società, economia, politica e cultura che è strattamente connesso ai new media e alle tecnologie dell’informazione.

Calabrò, che ha presentato a metà Giugno la relazione al parlamento sulla regolamentazione del settore di rete fissa che ha scatenato molte polemiche, ha sottolineato la necessità che il diritto ad Internet è "un diritto che non sia una vuota proposizione, ma abbia in sé la complessità reale della nuova sfida e non l’inutile saccenza dell’etichetta da esibire è di fatto una precondizione della cittadinanza moderna” (e quindi della democrazia) ma i fatti e la policy odierna dell’Agcom sembrano smentirlo. Bene fa la rete e il buzz ad attirare attenzione su questi temi cruciali per il futuro. Internet come bene comune dunque, ontologicamente neutro, al quale deve essere garantito l’accesso. Continua Calabrò nella sua relazione “Questo diritto non può e non deve strangolare il diritto di proprietà delle opere dell’ingegno. I due diritti devono trovare un modus (con)vivendi". Da tutti è riconosciuta la necessità di una nuova disciplina del diritto d’autore attestata sulle nuove frontiere della tecnologia, ma che permetta però di conciliare queste diverse libertà. In Italia sono settant’anni che si attende la riforma della legge sul diritto d’autore. Basterebbe comunque una norma – una sola, ben calibrata norma di legge – a consacrare a livello di legislazione primaria principi-guida equilibrati, praticabili e condivisi, con l’attribuzione a questa autorità di poteri.

Si è attivato il buzz della rete (su Twitter con gli hashtag #Agcom, #nocensuraweb, #censura, etc.) circa la politica dell’Agcom, a tratti poco chiara e trasparente, tanto che i diretti interessati hanno risposto ufficialmente mandando i propri comunicati a diverse testate. Inizialmente, ecco la risposta del Presidente dell’Agcom al quotidiano La Stampa, che dovrebbe fare da garante essendo a capo di un’Autority indipendente, anche se nominata dal Parlamento, in cui non traspaiono risposte precise ma un rimando continuo in ambito decisionale:

Gentile Direttore, con l'articolo pubblicato ieri su«La Stampa», Juan Carlos De Martin torna, con visione unilaterale, sulla materia del diritto d'autore che è all'esame dell'Autorità. Punto di partenza è, ancora una volta, il mio incontro con alcuni blogger. Il resoconto riportato da De Martin non rispecchia il reale andamento della riunione. In quella sede abbiamo preso buona nota delle osservazioni esposte, che saranno tenute nel debito conto così come le altre che sono pervenute e perverranno da tutte le parti coinvolte nell'amplissima consultazione promossa dall'Autorità.

Se non ho dato esplicite risposte nel corso della riunione è perché non anticipo mai decisioni che devono essere assunte collegialmente. Quanto ai contenuti dell'articolato, che sarà messo in consultazione pubblica il 6 luglio, sarebbe preferibile, io credo, attendere di conoscerne prima il testo. Si vedrà che molte ombre sono fugate e che qualcuno si è scagliato contro i mulini a vento.

Il compito che la legge ci ha assegnato è certamente difficile e delicato, ma non più di quelli attribuitici in altre materie sensibili che toccano diritti di libertà come, ad esempio, il compito in materia di par condicio; un campo nel quale l'Autorità è riuscita ad adottare decisioni equilibrate e ben calibrate che hanno garantito il pluralismo, reggendo al vaglio giurisdizionale.

Di seguito la risposta ufficiale dell'Autorità garante delle Comunicazioni, firmata da Laura Aria, Direttore contenuti audiovisivi e multimediali dell’AGCOM, diretta al direttore del quotidiano La Stampa, in cui tra le righe conferma quanto scritto dal giornalista della stampa, Juan Carlos De Martin, confermando che le decisioni ultime spettano al giudice e citando il cosidetta pluralismo politico che poco ha a che fare con la web communication e la circolazione delle informazioni e della cultura online:

Gentile Direttore,
il “resoconto” cui si richiama Juan Carlos De Martin nell’articolo “Diritto d’autore. Il controllo spetta al giudice” pubblicato oggi dal suo giornale non è certo un “resoconto”… notarile. A meno che non abbiamo assistito a due incontri diversi: i quattro funzionari dell’Autorità e il Presidente Calabrò da una parte, i rappresentanti di alcune associazioni del mondo del web dall’altra.

Nell’incontro, infatti, secondo il nostro “resoconto”, sono state fornite risposte ad alcuni degli interrogativi posti, chiarendo vari aspetti.

Non certo tutti, perché -questo è innegabile- il compito che il legislatore ha addossato all’Autorità è un compito in assoluto considerevole. Ma si tratta di un compito assegnatoci da una legge approvata dal Parlamento; una legge in vigore che l’Autorità non può esimersi dall’applicare, ancorché nella sua audizione in Parlamento, e ancora nella sua Relazione del 14 giugno di questo mese, lo stesso presidente Calabrò abbia chiesto migliori presidi legislativi e maggiori supporti organizzativi.

Ciò premesso, ecco alcune considerazioni tecnico-giuridiche in relazione alle preoccupazioni che l’autore dell’articolo riprende e fa sue.

1) L’interpretazione secondo la quale accertare le lesioni del diritto d’autore spetta solo al giudice e in via preventiva – questione centrale nell’articolo di De Martin – non si evince dalla normativa, la quale afferma una cosa diversa. Il decreto legislativo n. 70/2003 di recepimento della direttiva sul commercio elettronico chiama in causa sia l’autorità giudiziaria sia “l’autorità amministrativa avente funzioni di vigilanza”, conferendo a quest’ultima il potere di richiedere al prestatore di servizi di porre fine alle violazioni commesse.

Certo l’ultima parola spetta sempre al giudice, amministrativo o ordinario, a seconda della questione deferita in giudizio. Ma, evidentemente, per ragioni di prontezza e praticità, la legge ha voluto coinvolgere in prima battuta, nella sua funzione di vigilanza, l’Autorità amministrativa competente. Questa non è altri che l’Agcom, tanto in base all’art. 182-bis della legge sul diritto d’autore che al decreto Romani (n.44/2010), il quale estende le prerogative dell’Agcom in questa materia anche alla regolamentazione.

2) Sarebbe del resto singolare che si considerasse conforme a Costituzione l’esercizio delle prerogative di vigilanza e sanzione dell’Agcom in materie delicatissime come quelle dell’informazione, del bilanciamento tra pluralismo politico e diritto di cronaca, e non lo si ammettesse per arginare il fenomeno dilagante della pirateria online.
Scopo della vigilanza non è quello di comprimere diritti e libertà riconosciute dalla Carta europea e dalla Costituzione, bensì unicamente di correggere eventuali abusi, con tutte le garanzie di un contraddittorio ragionevole e proporzionato.

3) Non solo enforcement, d'altronde. Il provvedimento è anche altro, accompagnando misure di vigilanza con disposizioni proattive per incoraggiare una più evoluta e adeguata offerta legale di contenuti.

4) Il provvedimento sarà adottato dall’Autorità dopo un procedimento caratterizzato dalla più ampia e interattiva consultazione e dalla massima trasparenza. Non so in base a quali informazioni l’autore dell’articolo reputi che non vi sarà una proposta articolata del provvedimento.

5) L’Agcom è già intervenuta per assicurare un bilanciamento tra diritti individuali come il diritto di cronaca e diritto di sfruttamento economico dei contenuti. Lo ha fatto disciplinando la cronaca sportiva in applicazione del decreto legislativo 9/2008 e regolamentando il diritto di cronaca degli eventi di rilevante interesse pubblico (delibera 667/10/CONS). Ricevendo ampio apprezzamento, senza che alcuno lamentasse la compressione di diritti fondamentali.

Perché non ritenere che anche questa volta si riesca a individuare il giusto punto di equilibrio?

Infine, la replica sempre al giornale La Stampa, di Enzo Mazza, Presidente di FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana):

Gentile Direttore,
ho letto con molta sorpresa questa mattina sul quotidiano da lei diretto, a firma del professor Juan Carlos De Martin, un editoriale dal titolo “Diritto d'autore. Il controllo spetta al giudice” che ritengo piuttosto fazioso e per nulla corrispondente ai fatti reali.

Da rappresentante di uno dei settori interessati, ho notato che AGCOM ha lavorato al provvedimento da oltre un anno e mezzo, seguendo step pubblici e condivisi, ascoltando tutti gli stakeholder, cosa che raramente avviene.. A dicembre 2009 ha pubblicato un’indagine conoscitiva sul tema, a fine dicembre 2010 ha lanciato una consultazione pubblica di 60 giorni. A questo seguirà, presumo, un draft di provvedimento regolamentare da notificare alle competenti autorità UE. A quale fretta quindi fa riferimento il professor De Martin?

Il Legislatore si è già espresso più volte, nell’ordine: art. 182-bis della legge 633/1941; art. 14-17 dlgs 70/2003 (commercio elettronico); dlgs 44/2010. Con queste norme il Parlamento ha dato all’Autorità il potere di intervenire. Nello specifico, i poteri inibitori su cui si sta riflettendo, oltre ad aver avuto il placet di larghissima parte del mercato, sono in linea con quanto previsto dal decreto 70 che consentono all’autorità “amministrativa avente funzioni di vigilanza” (cioè in Italia, AGCOM) di agire prontamente per porre fine alle violazioni sulla rete. L’AGCOM è un’autorità indipendente e già opera in materia di risoluzione delle controversie, rispettando i diritti dei soggetti coinvolti attraverso il contradditorio tra le parti. Lo fa in materia radiotelevisiva ad esempio. Perché non potrebbe farlo anche in materia di diritto d’autore?

Vi è una copiosa giurisprudenza in cui si precisa che il binario amministrativo e l’intervento del giudice penale non sono escludenti, bensì complementari. E’ assodata la possibilità che norme penali ed amministrative convivano, con funzioni ed effetti diversi nella sfera giuridica del soggetto cui sono irrogate. Quindi, la riserva esclusiva non esiste de iure còndito. Perché dovrebbe esistere per il copyright?

Non si sta parlando di comprimere le libertà digitali. Qui lo snodo è bloccare l’illegalità diffusa ed aiutare il mercato legittimo. Inibire quindi quelle (poche) piattaforme web palesemente pirata. Non blog, forum, motori di ricerca, siti personali e quant’altro. Ma pirate-bay, btjunkie, dduniverse, roja-directa, ecc!!

Ricordo che in Italia esiste un'identica misura di inibizione per le scommesse online non autorizzate, dunque perché invece per i diritti di proprietà intellettuale questo provvedimento sembra così scandaloso?

Stiamo parlando di un provvedimento che giunge in un momento fondamentale per lo sviluppo dell'offerta digitale di musica nel nostro Paese, oggi siamo a quasi il 20% del totale mercato. Ancora troppo poco rispetto a tanti altri paesi d'Europa e del Mondo. Un freno allo sviluppo è certamente rappresentato dalle piattaforme illegali.

Ho preso parte al primo G8 di internet qualche settimana fa. Ci sarà un motivo per cui a livello internazionale è stata condivisa l’opportunità di una governance della rete realmente sostenibile e funzionale anche ai fini di tutelare i nuovi modelli di business che stanno nascendo? L’obiettivo – ritengo condiviso – è quello di creare una rete libera, forte ed aiutare la costruzione di un sano e-Content Market. Non garantire l'illegalità perpetua!

I problemi delicati riguardanti la libera circolazione delle idee nel web dovranno essere risolti in accordo tra soggetti competenti, player del mercato, istituzioni politiche, stakeholders della rete, Autorità Garante e l'industria della comunicazione e pubblicità in generale. Steve Jobs in America ha stipulato partnership con alcune case discografiche tra le più importanti nel mondo (EMI, e si sta lavorando con la Warner), questo è un modo per combattere la pirateria, in ambito musicale e video, senza far rientrare tutti i contenuti, invariabilmente, in un unico decreto legislativo, con il rischio di entrare in conflitto, peraltro, con il diritto comunitario.

La notte della rete – diretta streaming dell'evento in difesa del Web libero

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