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Le 10 fake news più lette su Facebook nel 2019

A fare il punto della situazione sulle fake news, con lo scopo di sottolineare quanto le notizie false possano influenzare le masse statunitensi, è la società non-profit Avaaz, che ha stilato la un ricchissimo elenco delle bufale condivise e più lette tramite popolare social network dagli utenti USA.
A cura di Dario Caliendo
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Che le fake news siano il tallone d'Achille (o parte della fortuna?) di Facebook è un dato di fatto, ed è una cosa talmente diffusa che ne è stato praticamente costretto a parlarne anche Mark Zuckerberg in persona. Il social network più utilizzato al mondo, che dalla sua fondazione nel 2004 registra oggi oltre 2 miliardi di utenti, ogni giorno è invaso dalle notizie false: notizie che, data la diffusione capillare, sono in grado di influenzare le grandi masse, popolo americano in primis.

Le 10 fake news più lette negli Stati d'Uniti d'America

E a fare il punto della situazione, per sottolineare quanto le notizie false possano influenzare le masse statunitensi, è la società non-profit Avaaz, che ha stilato la top hundred delle fake news comparse e condivise sul popolare social network dagli utenti USA.

La famiglia di Trump

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La notizia falsa più popolare negli Stati Uniti d'America, riguarda la famiglia di Donald Trump. Più precisamente, lo scorso febbraio 2019 furono presi di mira il nonno e il padre e, dalla pagina Impeach Trump, fu diffusa la notizia che di fatto il secondo sarebbe appartenuto al Ku Klux Klan, mentre il primo sarebbe stato uno sfruttatore di prostitute ed evasore fiscale.

I furti di Nancy Pelosi

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Sia chiaro, per "furti" la pagina "The Common Thread" di Facebook ha inteso lo spostamento di denaro pubblico con lo scopo di finanziare un'inchiesta privata. Secondo la notizia falsa diffusa lo scorso 4 ottobre, Nancy Pelosi, Speaker della Camera dei rappresentanti e personalità di spicco del Partito democratico USA, avrebbe spostato 2,4 miliardi di dollari dalla previdenza sociale per finanziare l'inchiesta sull'impeachment (contro Donald Trump). Chiaramente, nulla di questo è mai accaduto.

Il divieto di circolazione per le moto

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Ricordate Alexandria Ocasio-Cortez? La donna del congresso stanuitense che, tra le altre cose, ha fatto passare un brutto quarto d'ora a Mark Zuckerberg? È proprio lei la protagonista della terza fake news più letta negli Stati Uniti secondo la quale, la più giovane parlamentare donna eletta al Congresso, avrebbe presentato una legge per vietare la circolazione delle moto su scala nazionale.

La deputata americana accusata di terrorismo

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La pagina Make America Safe Again prende di mira la deputata Ilhan Omar, una delle tante figure politiche musulmane colpite dal fenomeno delle fake news. Nello specifico, con questa notizia falsa si è accusato la somala naturalizzata statunitense e membro della Camera dei Rappresentanti per lo Stato del Minnesota dal 2019, di organizzare una raccolta fondi segreta con gruppi islamici legati alle attività terroristiche.

Gli affari in Ucraina del figlio di Nancy Pelosi

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Ed è di nuovo Nancy Pelosi la protagonista della sesta bufala più letta negli Stati Uniti d'America. Nello specifico, questa notizia falsa butta benzina sul fuoco sull'affare Ucraina e le promesse fatte da Trump al Presidente Zelensky in cambio di indagini sul figlio di Joe Biden. Ebbene, continuando ad insistere sugli interessi economici degli esponenti democratici e dei loro parenti, questa fake news ha diffuso la notizia che accusava il figlio di Nancy Pelosi di essere stato un alto dirigente della società di gas che faceva affari proprio in Ucraina.

Gli immigrati e i veterani di guerra

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La settima fake news più letta negli USA potrebbe benissimo essere catalogata come una delle prime più lette anche in Italia. L'accusa? È rivolta ai politici del partito democratico e sottolinea come tengano più a cuore gli immigrati che i veterani di guerra e come i politici di sinistra abbiano votato per migliorare subito l'assistenza medica ai clandestini, bocciando però quella destinata ai veterani di guerra, che aspettano lo stesso servizio da 10 anni.

La citazione di Tim Allen

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Strano ma vero, per vedere la presenza di un'attore nelle fake news più lette d'America bisogna aspettare di arrivare all'ottava bufala più diffusa su Facebook. Vittima della notizia falsa è l'attore Tim Allen che, in una citazione molto condivisa negli scorsi mesi, avrebbe dichiarato che il muro del Presidente Trump costi meno del sito di Obamacare.

Il suicidio di Epstein è colpa dei Clinton

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Protagonisti della penultima fake news più letta negli USA sono i membri della famiglia Clinton, accusati di essere responsabili della morte in carcere di Jeffrey Epstein, un milionario accusato di pedofilia. "Il medico legale che ha accertato il suicidio di Jeffrey Epstein" – dice la bufala – "fino al 2015 guadagnava mezzo milioni di dollari lavorando Clinton Foundation".

Joe Biden e i sostenitori di Trump

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Il protagonista dell'ultima fake news più letta negli Stati Uniti d'America è Joe Biden, ex vicepresidente degli USA, che verrebbe accusato di aver dichiarato che i sostenitori di True siano "Solo la feccia della società".

Facebook guadagna davvero con le Fake news?

È la domanda che in molti, soprattutto nell'ultimo periodo, si stanno ponendo. A dare una risposta più che autorevole è  Yael Eisenstat, consulente in ambito informatico che è stata brevemente ai vertici della task force di Facebook dedicata alla tutela dei processi democratici nei Paesi in cui opera il gruppo, e che – in un editoriale sul Washington Post – ha descritto la sua esperienza all'interno del social network, spiegando i motivi per i quali dopo soli sei mesi ha dovuto abbandonare l'incarico perché impossibilitata a portarlo a termine.

Nel suo articolo, l'esperta ha descritto la propria frustrazione derivante dallo scontrarsi con dirigenti che sembravano non avere intenzione di liberarsi delle notizie bufala utilizzate come armi di propaganda politica, sottolineando con ferma certezza che si tratti di un fenomeno più che controllabile: quello delle fake news sarebbe semplicemente un effetto collaterale del modello di business attraverso il quale il gruppo ha scelto di operare. Un sistema dal quale, sempre secondo la Eisenstat, guadagnerebbero sia i politici che Facebook, che ha recentemente ribadito di non voler effettuare controlli di veridicità su questo tipo di contenuti dando ulteriore dimostrazione della pericolosità del corto circuito evidenziato dalla consulente.

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