Le proposte dell’UDC per un’Agenda Digitale: il partito di Casini raccoglie la sfida
A poche ore dallo scadere del simbolico ultimatum che i promotori di Agenda Digitale avevano fissato perché la politica rispondesse al loro appello, ecco arrivare -a sorpresa- la risposta dell'UDC di Casini.
Il segretario del partito centrista aveva già espresso la sua solidarietà nei confronti dell'iniziativa ma, stavolta, non si tratta di una mera adesione formale, di una distratta pacca sulla spalla, del consueto "bella idea, fate pure da soli" ma di un vero e proprio impegno affinché i temi più urgenti dell'Agenda Digitale finiscano tra le priorità del governo e diventino fondamentali nel novero degli impegni programmatici previsti per il prossimo futuro. E giacché non si tratta di un semplice sottoscriviamo tutto, l'Unione di Centro mette nero su bianco le sue proposte.
Il contributo dell'UDC potrebbe essere sintetizzabile attraverso l'esplicitazione dei cinque imperativi che le proposte per l'Agenda Digitale mettono maggiormente in evidenza:
- azzerare il digital divide;
- effettuare un'approfondita alfabetizzazione informatica;
- digitalizzare l'accesso ai servizi sociali;
- offrire sgravi fiscali e agevolazioni varie al fine di combattere la pirateria;
- garantire la net neutrality per legge.
Ma ora proviamo a scendere nel dettaglio per comprendere cosa, nella pratica, propone l'UDC.
Tanto per cominciare, il partito di estremo centro fa una premessa che ci sembra importante: estendere -facendo propri i suggerimenti di Stefano Rodotà- le garanzie di libertà di espressione e di diritto alla diffusione delle proprie idee garantite dall'articolo 21 della Costituzione. In questo senso, l'UDC adotta la proposta di un articolo 21 bis che reciti testualmente: “Tutti hanno eguale diritto di accedere alla Rete Internet, in condizione di parità, con modalità tecnologicamente adeguate e che rimuovano ogni ostacolo di ordine economico e sociale”.
Questa la premessa essenziale: Internet è un diritto umano. Se non si garantisce l'accesso alla rete, si compie una violenza generazionale, impedendo -di fatto- ad un'ampia porzione del popolazione di concorrere (culturalmente ancor prima che economicamente) con il resto del mondo in condizioni di parità. Da questa premessa discende tutto il resto. Qualsivoglia discussione nel merito dei temi dell'Agenda Digitale non può prescindere dall'adozione totale ed incondizionata di questo assunto.
Analizzando nello specifico ciascuna delle proposte dell'UDC troviamo, innanzitutto, una possibile risposta al problema infrastrutturale che sta alla base del digital divide che affligge l'Italia: esiste un folto gruppo di paesi di montagna che è letteralmente impossibile cablare per via della conformazione geografica e, ad aggravare il problema, si aggiunge il fatto che la maggior parte delle realtà non servite da Internet è scarsamente popolata (la connessione tra i due fenomeni è fin troppo evidente).
A questo proposito, il partito di Casini propone un intervento in due fasi: una rispondente all'esigenza a breve termine di una copertura ad almeno 2mbit/sec di tutto il territorio nazionale e l'altra, a lungo termine, riguardante la partenza di un piano per lo sviluppo dell’alta velocità digitale.
Il primo obiettivo può essere raggiunto immaginando un piano d'intervento che preveda l'adozione di soluzioni miste (fibra, rame, hyperlan, ecc.) e, ove possibile, la messa a sistema delle reti WiFi municipali e provinciali che stanno proliferando, lasciando al pubblico la gestione dell’infrastruttura e delegando ai provider "commerciali" la gestione dei servizi.
Il secondo obiettivo si concretizza, invece, nella realizzazione di accordi di ricerca con rappresentanti del pubblico e privato, per lo studio e lo sviluppo di un piano per l’alta velocità digitale, prevedendo anche l'introduzione di meccanismi incentivanti che favoriscano gli investimenti in questo settore. In sostanza, su questo secondo punto l'UDC chiede l'aiuto dei soggetti interessati -sia in ambito istituzionale che privato- al fine di immaginare una strategia in grado di dare senso e continuità agli interventi a breve termine, facendo sì che le soluzioni "d'emergenza" non si trasformino in rattoppi a cui non faranno seguito i necessari interventi strutturali capaci di porre fine al digital divide.
Ciononostante, contestualmente agli interventi di tipo strutturale, anche l'UDC pensa che sia assolutamente necessario operare in senso culturale. È infatti innegabile che su 2,5 milioni di famiglie che hanno la propria abitazione cablata con la fibra ottica, solo 350 mila si sono connesse. Questo vuol dire che esiste un digital divide che vive -anche- nella testa degli italiani i quali, per qualche strana ragione, hanno scelto di focalizzare la loro attenzione più sui pochi aspetti negativi della rete che sui molti (moltissimi) aspetti positivi. Questa bislacco atteggiamento mentale potrebbe essere, in parte, dovuto ai toni allarmistici che i media di informazione concorrenti continuano ad utilizzare ogni qual volta parlano del web ma, quale che sia la ragione, occorre intervenire.
Fatte salve queste premesse, l'UDC propone un'alfabetizzazione su tre livelli:
- Scuola/ Il partito centrista rileva come, negli anni della scolarizzazione, la somministrazione di conoscenze informatiche abbia ancora oggi carattere puramente segretariale, vale a dire esclusivamente mirato all'apprendimento delle modalità di utilizzo del cosiddetto “pacchetto Office”. Ed ecco la proposta che ne consegue: potrebbe essere utile introdurre nei corsi di informatica della scuola dell’obbligo strumenti appositi ( ad esempio "scratch" del MIT), che trasmettano i principi della programmazione dei computer attraverso applicativi semplici e orientati al gioco.
- Anziani/Qui la proposta ruota essenzialmente intorno all'implementazione di corsi internet gratuiti per gli anziani e di una struttura di supporto che esplichi una azione di accompagnamento in favore dei cittadini che per età risultano più sfavoriti nell’accesso sicuro e consapevole alle piattaforme online ed agli strumenti di e-GOV, e-Health, di informazione, ai fornitori di servizi pubblici e privati, ai social media, ed in generale a tutti quei processi legati ad Internet.
- Aziende/ Rispetto alla digitalizzazione delle piccole e medie imprese, l'UDC propone l'introduzione di forti sgravi fiscali per gli investimenti legati a processi di integrazione tra imprese (es. gestione ordini ai fornitori, digitalizzazione dei processi di vendita al pubblico).
Dopo essere intervenuti nel merito delle strutture e della diffusione della "cultura della Rete", l'UDC propone un più stretto collegamento tra i servizi sociali ai cittadini e i processi di digitalizzazione, introducendo il concetto di Voucher Sociali Digitali. I voucher digitali non sono una novità nel nostro paese, ma sono ben lontani dall'essere uno strumento diffuso, conosciuto e utilizzato. Si tratta, in buona sostanza, di titoli digitali che consentono a chi li possiede di accedere ad una rete di punti vendita accreditati dove acquistare prodotti o servizi autorizzati da un Ente.
Altro punto dell'Agenda proposta dall'UDC è lo sviluppo di un Mercato Elettronico che presenti considerevoli vantaggi fiscali rispetto al mercato fisico e che sia in grado di far crescere un mercato online di tipo legale, contrastando così i fenomeni di pirateria informatica.
Infine, l'ultimo passaggio della proposta riguarda uno dei principi fondanti del web la Net Neutrality che -seguendo le indicazioni del partito centrista- andrebbe garantita per legge.
Al termine della nostra analisi, possiamo affermare senza tema di smentita che queste cinque proposte rappresentano un primo passo nella giusta direzione e, per quanto al momento si tratti solo di parole, occorre considerare che è sempre dalle parole che si comincia. A noi resta il compito di vigilare affinché la politica non dimentichi i buoni propositi e, anzi, ne produca di nuovi; perché dare un'Agenda Digitale al paese non è un obiettivo secondario o trascurabile, ma rappresenta il miglior investimento possibile per il futuro dell'Italia.