Tutti vogliono BlackBerry. L'azienda un tempo all'apice del settore mobile è ora alla deriva da diversi anni, con il solo appiglio della clientela business a portare avanti le vendite. In uno scenario del genere non stupisce che diverse aziende siano interessate alla sua acquisizione, eventualità che sicuramente attira anche la stessa BlackBerry, la cui situazione sembra difficilmente recuperabile senza aiuti esterni. Il rinnovato interesse, però, coincide con una ristrutturazione interna che ha riportato un po' di verve all'azienda, elemento che l'ha resa ancora più appetibile agli occhi dei potenziali acquirenti.
Un recente rapporto di DigiTimes ne indica diversi; dal fronte orientale i nomi più importanti sono Xiaomi, Huawei e Lenovo, tre aziende che negli ultimi anni sono cresciute enormemente, arrivando persino a preoccupare i colossi americani del settore. D'altra parte, però, anche Microsoft sembrerebbe essere interessata ad inglobare BlackBerry, così da potenziare ulteriormente la sua divisione mobile dopo l'acquisizione dei Lumia da Nokia in un'operazione conclusa nel 2013. Ed è proprio l'azienda di Redmond a rappresentare l'acquirente più plausibile, anche perché con molta probabilità le tre aziende cinesi avrebbero difficoltà ad affrontare le molte regolamentazioni richieste dal mercato europeo e americano.
In ogni caso, il destino di BlackBerry sembra indicare con sempre più forza un'acquisizione. Solo pochi mesi fa si parlava di un altro grande nome interessato nell'acquisizione: Samsung. L'azienda sudcoreana sarebbe stata talmente interessata ad inglobare Blackberry da aver commissionato, nel 2014, un documento alla banca d'investimenti Evercore Partners nel quale si analizzava la possibile acquisizione e la sua struttura. Il documento suggeriva un'offerta di circa 13,35/15,49 dollari per azione, per una valutazione totale tra i 7 e gli 8 miliardi di dollari. Il rapporto sottolineava anche l'estrema appetibilità, per Samsung, dei servizi dedicati al business di BlackBerry e prevedeva un rialzo delle vendite hardware tra il 2014 e il 2017. La pubblicazione dell'accordo, però, potrebbe aver rovinato l'effetto sorpresa desiderato dall'azienda sudcoreana, attirando l'attenzione di diversi competitor, prima su tutti Microsoft.