Ad una prima occhiata sembra di trovarsi davanti ad una piccola cassa bluetooth, simile a quelle che è possibile posizionare un po' ovunque grazie alla ventosa e che si collegano al cellulare per riprodurre musica. A pensarci bene, in effetti, il concetto alla base di Mogees è lo stesso, solo che funziona al contrario: il dispositivo si "applica" agli oggetti per farli diventare dei veri e propri strumenti musicali in grado di "suonare" attraverso la connessione via cavo con lo smartphone. Come? Grazie alle vibrazioni emesse dal contatto con le nostre mani e interpretate dall'applicazione presente nel telefono.
La start-up con sede a Londra ha peraltro un cuore tutto italiano: Bruno Zamborlin, 32enne di Lonigo, in provincia di Vicenza. È lui la mente dietro a Mogees, un device nato dalla sua passione per la musica e l'informatica. Approdato inizialmente su Kickstarter, dove ha raccolto quasi 100 mila sterline su 50 mila richieste, il progetto ha ora ricevuto 500 mila euro di finanziamenti dall'Italian Angels for Growth, il più grande gruppo di "business angel" italiani. Ad oggi l'azienda di Zamborlin conta 13 dipendenti e 3 collaboratori impiegati all'interno della sede di Londra.
A colpire i finanziatori è stata proprio la tecnologia inventata dal 32enne: in breve, attraverso un microfono il dispositivo è in grado di rilevare le vibrazioni degli oggetti per poi trasformarle in musica, mentre all'applicazione viene affidato il compito di riconoscere i gesti dell'utente e associarli ad un particolare suono. Così una tazza può, per esempio, avere un suono se colpita sul manico e un altro se tamburellata sul bordo, o uno scolapasta può offrire sia un suono percussivo che "pizzicato" come quello delle corde di una chitarra. Il tutto passa attraverso l'applicazione che registra le vibrazioni e, in cuffia o nelle casse, riproduce il suono associato. "Penso che siamo davanti una grande rivoluzione, una ‘rivoluzione copernicana' oserei dire" ha spiegato Zamborlin. "Non è più necessario imparare a suonare uno strumento specifico, con Mogees chiunque può produrre musica da un oggetto apparentemente inerte, come un tavolo, una bottiglia, una macchina, con il solo uso dei piedi e delle mani".
L'idea di Mogees nasce nel 2013 in una discoteca di Londra, dove Zamborlin stava conseguendo un dottorato di ricerca in informatica. La scintilla che ha dato vita al progetto è nata da una domanda che il giovane si è posto osservando il DJ: e se anche i movimenti sulla console avessero prodotto dei suoni? Nasce così la ricerca sul prodotto e la presentazione del primo prototipo, avvenuta sei mesi dopo. Vengono avviate due campagne di crowdfunding – una seconda nel 2015, raccogliendo altre 100 mila sterline – e arrivano i primi finanziatori, anche italiani: tra il 2014 e il 2015 il fondo M31 ha portato nelle casse di Mogees 1,2 milioni di euro.
Non solo, nel tempo arriva anche e soprattutto l'interesse dei musicisti e dei produttori, come Jean Michel Jarre e Rodrigo y Gabriela. Il focus è chiaramente verso l'ambiente musicale professionale, ma la start-up non ha intenzione di trascurare i molti utenti che magari non hanno competenze musicali elevate. Per loro Zamborlin e soci stanno progettando Mogees Play, una versione alla portata di tutti con la quale puntare ad una diffusione ancora più estesa in tutto il mondo e proporre soluzioni votate, per esempio, all'educazione. Un obiettivo importante, ma che i round di finanziamenti aiuteranno sicuramente a raggiungere.