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Perché l’accordo tra TikTok e Oracle non risolverà nessuno dei dubbi sulla sicurezza

Alla fine TikTok ha trovato l’accordo con Oracle. Se confermato dal governo USA, il deal salverà l’app negli Stati Uniti. Ma a differenza dell’acquisizione da parte di Microsoft, la risoluzione che prende in considerazione Oracle non risolve nessuno dei problemi che hanno portato a questa situazione.
A cura di Marco Paretti
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L'accordo con Oracle dopotutto si farà. Alla fine quello di Trump era solo un bluff. Alla fine, di fatto, ha vinto la Cina. Nonostante le voci delle ultime ore dessero per affossato anche il deal con l'azienda americana dopo il rifiuto dell'offerta di Microsoft da parte di ByteDance, le voci più insistenti parlano invece di un effettivo accordo tra l'azienda proprietaria di TikTok e Oracle per la gestione della parte americana del social network. Un patto che di fatto salva TikTok negli Stati Uniti e che sarà presentato al Presidente Trump ufficialmente durante questa settimana, ma che è già stato anticipato e confermato dal Segretario al tesoro Steven Mnuchin nelle ultime ore. Ma rispetto all'acquisizione da parte di Microsoft, la risoluzione che prende in considerazione Oracle non risolve nessuno dei problemi che hanno portato a questa situazione.

TikTok continuerà a operare negli Stati Uniti, così come continueranno a lavorare i 1.400 dipendenti americani impiegati nelle sedi presenti nel paese. Tutto risolto, se non fosse che della situazione effettiva dell'app non è cambiato e non cambierà praticamente nulla. A differenza del futuro proiettato dall'acquisizione da parte di Microsoft, che prevedeva una netta divisione delle operazioni americane da quelle del resto del mondo con un impatto notevole sulle funzionalità dell'app, l'accordo con Oracle di fatto non rappresenta una vendita ma solamente l'avvio di una partnership che prevede l'hosting dei contenuti di TikTok USA su server americani. Insomma, Oracle non prenderà nessuna posizione decisionale in ByteDance né avrà il controllo effettivo dell'app, ma si limiterà, pare, a gestire solamente la gestione fisica dei dati. E ci guadagnerà pure. Un accordo vago, che di fatto non risolve in alcun modo i dubbi in merito alla trasparenza dell'applicazione, anzi.

Se in questo panorama ByteDance volesse effettivamente compiere azioni malevole – mai confermate ma continuamente citate da Trump – potrebbe farlo senza troppi problemi. "Avremmo realizzato importanti cambiamenti per assicurare che il servizio rispettasse gli standard di sicurezza e privacy" ha scritto Microsoft nel suo comunicato in risposta all'annuncio del rifiuto della proposta di acquisto. "Restiamo in attesa di vedere come il servizio si evolverà in queste importanti aree". Insomma, Microsoft voleva cambiare TikTok e ByteDance non sembra aver apprezzato la cosa. "Un accordo dove Oracle si occupa dell'hosting senza il codice sorgente e senza cambiamenti operativi non risolverebbe nessuno dei dubbi su TikTok" ha commentato Alex Stamos, ex responsabile della sicurezza di Facebook. "E l'accettazione di questa cosa da parte della Casa Bianca dimostra che è stata tutta una truffa".

L'accordo tra Oracle e ByteDance va infatti a "risolvere" uno dei pochi problemi che in realtà non erano un problema, cioè l'eventuale possibilità da parte del governo cinese di intercettare i dati americani, un'ipotesi comunque molto difficile vista la posizione occidentale dei server e la presenza di uffici americani. Oracle, però, non avrà nessun potere decisionale sulla scrittura del codice dell'app né potrà modificare l'algoritmo o gestire la moderazione. Questo significa che nell'ipotesi peggiore – cioè quella descritta da Trump – ByteDance sarebbe comunque in grado di inserire malware nell'app e spingere un certo tipo di propaganda all'interno dei contenuti presenti sulla piattaforma. Oracle, insomma, non diventerà una sussidiaria americana di TikTok ma solo un semplice appaltatore. Che probabilmente sarà anche pagato profumatamente dall'azienda cinese per questi servizi di hosting.

Peraltro che sia proprio Oracle a ottenere un accordo di hosting stupisce solo se non si conosce la visione globale. Se infatti da un lato l'azienda americana è stata da tempo surclassata da realtà come Amazon e Microsoft nel campo delle infrastrutture cloud, dall'altro è ormai noto che il suo CEO, Larry Ellison, sia un grande supporter di Trump nella Silicon Valley. E allora non stupisce più di tanto che Trump abbia deciso di concedere l'accordo a un alleato politico piuttosto che proseguire sulla linea delle sanzioni dettate da preoccupazioni sulla sicurezza. Così come non dovrebbe stupire che ByteDance abbia preferito Oracle a Microsoft e Walmart: due aziende che in Cina hanno una forte presenza e potrebbero effettivamente diventare dei competitor nel campo del cloud e dell'e-commerce per la realtà cinese. Oracle, invece, ha un'impronta molto limitata e persino in riduzione nel paese, dove rappresenta ormai un player di secondo o terzo livello. In breve, non è una minaccia per ByteDance. E così alla fine ha vinto la Cina. Dopo le voci secondo le quali ByteDance avrebbe preferito chiudere che cedere le operazioni statunitensi, Trump deve aver preferito lasciar perdere: la Cina ha di fatto definito un bluff quello di Trump e il Presidente USA lo ha confermato. In questo modo è stato creato un pericoloso precedente proprio agli albori della presenza della tecnologia commerciale cinese negli Stati Uniti, rendendo futuri campanelli d'allarme potenzialmente meno efficaci anche se a farli suonare sarà un presidente.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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