Rivoluzione Jobs, tutti i nemici sconfitti da Apple
Ogni volta che comprate un iPhone, un iPad o un qualsiasi altro prodotto della Apple c'è un coreano, giapponese o taiwanese a cui girano di brutto. Perchè il successo planetario ed indiscusso del colosso guidato da Steve Jobs ha portato con se clamorose sconfitte per le aziende concorrenti, compresi giganti di provata solidità commerciale e tecnologica. A partire dal primo iPod a finire al re dei tablet, ogni prodotto della mela morsicata è stata una condanna al fallimento per qualche azienda che incautamente si trovava a produrre un apparecchio dello stesso settore.
Ecco un breve sommario di come si presenta il mondo dell'informatica dopo 25 anni di effetto-Jobs.
Aziende distrutte.
Il caso più noto è quello di HP, storico marchio dell'informatica nonchè al top del settore per moltissimo tempo. Unico errore nel curriculum, quello di aver deciso di produrre tablet, scelta poco felice se nello stesso settore è presente il famigerato iPad, incoronato anche da Goldman Sachs come prodotto leader del settore. Il risultato si è tradotto in centinaia di migliaia di Hp Touchpad invenduti (con sconti arrivati all'80%, altro che saldi di gennaio) e l'azienda di Palo Alto costretta a chiudere i battenti, con lo stop definitivo alla produzione del tablet.
Anche la Dell, storica azienda di personal computer, è stata pesantemente danneggiata dal ciclone Apple. Rimasta negli annali l'emblematica affermazione di Micheal Dell, fondatore della compagnia, a commento dello straordinario successo del colosso di Cupertino: “Cosa dovrei farci? La chiuderei e restituirei i soldi agli investitori!”. Steve Jobs del resto non ha mai avuto grandi simpatie nei confronti di Dell, e in occasione del superamento di Apple sulla concorrente texana nel 2006, spedì a tutti i dipendenti della mela una simpatica mail in cui ironizzava sulle scelte commerciali poco vincenti del suo concorrente. Attualmente i profitti di Apple superano l'intera capitalizzazione di Dell.
Prima dell'arrivo dell'iPhone il mercato delle mail su dispositivo mobile era quasi appannaggio esclusivo di RIM e del suo famoso BlackBerry. Pur continuando ad ottenere buoni risultati, soprattutto con la categoria business, l'azienda canadese ha visto crollare le sue azioni da 144 a 20 dollari, tanto che persino il NYT ha definito l'ultimo prodotto, il BlackBerry Bold 9900, insufficiente ed in ritardo rispetto al mercato attuale.
Se il discorso cade su Nokia poi, non si tratta più di un omicidio da parte di Apple, piuttosto un'eutanasia commerciale con pochi precedenti nella storia. Dominatrice incontrastata del mercato dei cellulari degli ultimi 15 anni, Nokia non ha saputo reggere l'avvento degli smartphone e si è trovata in una posizione di pesante inferiorità rispetto ai suoi concorrenti, sia in ambito software con l'obsoleto Symbian, che in quello hardware, ostinandosi a produrre terminali con processori insufficienti e per nulla performanti. Nel suo vano tentativo di rimanere a galla contro l'onda anomala di Android e Apple, l'azienda finlandese ha deciso di affidarsi per il suo OS all'unico partner commerciale che si è distinto negli ultimi due decenni per aver prodotto i peggiori sistemi operativi su qualsiasi piattaforma, ovvero Microsoft (tanto che Windows Mobile rientra ormai nella categoria “altri” nelle classifiche di vendita degli smartphone). È ancora presto per vedere i risultati di questa partnership kamikaze, ma c'è da scommetterci che nel futuro di Nokia si parlerà sempre meno.
Aziende danneggiate.
Chi ha retto il colpo ma a costo di gravi sofferenze è proprio la Microsoft, guidata dal pittoresco Steve Ballmer sotto al quale l'azienda di Redmond è riuscita a rimanere ancora più indietro rispetto ai già gloriosi risultati passati. Il CEO, forse in un momento un po' alticcio, ha dichiarato di ritenere Linux un concorrente molto più forte di Apple, ma i risultati non sembrano confermare le sue affermazioni. Del resto paragonare Jobs a Ballmer è un po' come mettere accanto una Porsche e una Multipla.
Anche Sony se l'è vista brutta, dopo aver perso il mercato della musica con il suo Walkman a causa dell'arrivo dell'iPod. Stessa sorte per il Vaio, una volta prodotto di punta dei pc ultraleggeri, che ha dovuto cedere il passo ai temuti iPad e a salvare l'azienda ci ha pensato la produzione differenziata e i buoni risultati ottenuti in altri settori come quello delle Tv e del cinema. Brutta aria anche per Intel; nonostante produca chipset per Apple, ha visto entrare in profonda crisi il settore dei pc tradizionali.
Aziende sfidate.
Google rappresenta attualmente l'unica realtà in grado di competere con il colosso di Steve Jobs. La sfida è tutta tra Android e iOS che attualmente si spartiscono in pratica quasi l'intero mercato mobile. Le strategie commerciali delle due aziende sono profondamente diverse anche se entrambe stanno producendo ottimi risultati. Mentre Apple fa passi da gigante nel settore dei brevetti, cercando il più possibile di mantenere l'esclusiva su alcuni tipi di tecnologie, Google ha acquisito recentemente Motorola per disporre finalmente anche di un comparto hardware per la produzione dei googlephone.
AT&T ha addirittura cambiato il suo intero settore mobile per venire incontro ai diktat di Steve Jobs, una scelta che però ha pagato vista la larghissima vendita di iPhone (e di conseguenza di contratti telefonici).
Aziende avvantaggiate.
Ebbene sì, dalla rivoluzione Apple c'è stato anche chi ci ha guadagnato, e non parliamo solo degli investitori. Si tratta di tutte quelle grandi aziende che hanno avuto la fortuna di produrre componenti proprio per i terminali Apple. A partire da Sharp, in cui proprio Cupertino ha investito un miliardo di dollari per assicurarsi la fornitura di display lcd, passando per la Corning, produttrice dei touchscreen Gorilla a finire a ARM, STMicroelectorinics e Qualcomm, che producono rispettivamente processori, giroscopi e chip wireless per melafonini e iPad.