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Rupert Murdoch e i suoi clamorosi fallimenti online: la News Corp non impara dal passato

Internet, si sa, offre a decine di potenziali imprenditori e menti creative la possibilità di dar vita a progetti e iniziative destinati, in alcuni casi,…
A cura di Mario Maaroufi
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Internet, si sa, offre a decine di potenziali imprenditori e menti creative la possibilità di dar vita a progetti e iniziative destinati, in alcuni casi, a fare la storia dei nostri giorni, come il social network Facebook. L'esperienza, tuttavia, insegna che anche alcuni mostri sacri come Google possono andare incontro a rovinose cadute, magari a causa di un prodotto fatto male o poco conforme alle reali necessità degli internauti. Un vero e proprio asso della "caduta libera" è Rupert Murdoch, proprietario della News Corporation, un impero su scala mondiale di mezzi di comunicazione di massa.

Dai primi anni 90 l'australiano ha cercato di lanciare su internet siti e servizi di ogni tipo che, puntualmente, hanno fatto una brutta fine. Mediaweek li ha raggruppati su una linea temporale creando una rassegna di tutti i clamorosi fallimenti di Murdoch sui canali digitali (qui in versione PDF). Si parte dal 1993, con il Delphi Internet Services, uno dei primi internet service provider: dopo aver assunto la forma di un'edicola digitale per i giornali della compagnia, fu venduto. Nel '96 è la volta di iGuide, nato dalla partnership con la MCI Communications Corporation, che decise di rescindere i contratti due settimane prima del debutto. Insuccessi clamorosi anche nei tardi anni '90, con la Fox Interactive e una partnership con la One-Tel australiana, crollata nel 2001 a causa di pesanti debiti.

Nel 2005 tocca a MySpace: dopo il successo iniziale, il social network fa registrare un calo delle visite e di recente è stata stipulata una partnership con Facebook. Murdoch ci riprova nel 2006 con la IGN, costata 650 milioni di dollari, e con ROO nel 2007 (chiuso l'anno dopo), ai quali seguono la chiusura di Pagesix.com nel 2008 e la disfatta di Photobucket, acquisito nel 2008 e soppiantato da Facebook l'anno sucessivo. Ma la lista è ancora lunga: sempre nel 2008 Fox Audience Network finisce per essere inglobata a MySpace; FoxNews è ancora lontana dall'avere una posizione leader nei siti di news del web e BSkyB si rivela l'ennesima acquisizione-fallimento.

Sembra che Murdoch non voglia imparare dal passato e che commetta sempre l'errore di concentrarsi poco sulle community e molto sulla vendita dei propri prodotti: Project Alesia, nel 2010, viene penalizzato dalla mancanza di supporto verso editori esterni alla News Corp. Il destino di Skiff,  compagnia dedicata alla stampa di contenuti digitali, è ancora da scrivere ma non è difficile da immaginare, come per le versioni online del Times e del Sunday Times, che hanno attirato solo 105.000 abbonamenti. Per il 2011 la nuova sfida è il The Daily, un quotidiano dedicato all'iPad costato alla News Corp circa 30 milioni di dollari.

Pronti a sentire il tonfo?!

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