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Opinioni

Samsung, le politiche sulla privacy delle Smart TV sono un incubo orwelliano

TechCrunch ha scoperto un passaggio delle politiche sulla privacy legate alle Smart TV Samsung degno del peggiore dei romanzi dispotici. Le televisioni dell’azienda sudcoreana sono infatti in grado di registrare ciò che diciamo per poi inviare queste informazioni ad un’azienda terza. In teoria serve a migliorare il riconoscimento vocale, ma cosa succede quando vengono registrati dati personali?
A cura di Marco Paretti
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Smart tv orwell

Il Grande Fratello, si sa, non è solo una trasmissione televisiva. Sono passati 70 anni dalla pubblicazione di 1984, il romanzo di George Orwell che raffigura un futuro dispotico nel quale chiunque è controllato in ogni momento. Un futuro che ora, nel 2015, non sembra essere poi così lontano. Non per le telecamere di sorveglianza sparse un po' ovunque, nemmeno per il possibile controllo di internet e delle telefonate. L'elemento pericolosamente simile al romanzo di Orwell riguarda le nostre televisioni.

TechCrunch ha scoperto un passaggio delle politiche sulla privacy legate alle Smart TV Samsung degno del peggiore dei romanzi dispotici: "Samsung potrebbe raccogliere i comandi vocali registrati dalla vostra televisione in modo da poter migliorare il riconoscimento vocale. Fate attenzione, perché se le vostre parole includono informazioni personali o altri dati sensibili, questi saranno registrati e trasmessi ad una terza parte attraverso l'utilizzo del sistema di riconoscimento vocale". Insomma, qualsiasi cosa dite davanti alla vostra TV potrebbe essere registrata e trasmessa all'azienda che si occupa dei comandi vocali.
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Smart tv orwell

Se questo scenario è preoccupante di per sé, diviene quasi terrificante se rapportato a quanto scritto in 1984. In un passaggio del libro si legge: "Il teleschermo riceveva e trasmetteva contemporaneamente. Se Winston avesse emesso un suono anche appena appena più forte di un bisbiglio, il teleschermo lo avrebbe captato; inoltre, finche’ fosse rimasto nel campo visivo controllato dalla placca metallica, avrebbe potuto essere sia visto che sentito. Naturalmente, non era possibile sapere se e quando si era sotto osservazione. Con quale frequenza, o con quali sistemi, la Psicopolizia si inserisse sui cavi dei singoli apparecchi era oggetto di congettura. Si poteva persino presumere che osservasse tutti continuamente".

Quella scoperta nelle politiche di Samsung non è una novità. Come sottolinea anche TechCrunch, tutti i dispositivi in grado di rispondere a comandi vocali sono potenzialmente soggetti a questo tipo di funzionamento. Ciò che stupisce in questo caso è il linguaggio estremamente simile a quello contenuto nel libro di Orwell. Con l'internet delle cose sempre più presente nelle nostre vite, però, non ci sarà da stupirsi se in futuro assisteremo ad altre "violazioni" della nostra privacy come questa.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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