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Su Facebook arrivano le Reazioni: come cambieranno il marketing online

Su Facebook sono arrivate le Reactions, sei emoticon che hanno sostituito il classico “Mi piace” permettendo all’utente di specificare la propria reazione emotiva ai post. Una mossa che punta (anche) a cambiare il marketing online.
A cura di Daniele Gambetta
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Se avete raggiunto questo articolo tramite il celebre motore di ricerca, probabilmente ve ne siete già accorti da soli: Facebook ha introdotto anche in Italia le cosiddette Reactions, sei simboli in stile emoji per permettere all'utente di esprimere la propria sensazione sotto ogni post, aggiungendo cinque possibilità alternative al classico e ormai distintivo pollicione blu. L'opzione, già introdotta in altri paesi come Spagna e Irlanda dall'ultimo autunno, è approdata ora anche in Italia. Per usufruirne è sufficiente fermarsi con il cursore sopra il pulsante del “Mi piace” per consentire al menù di aprirsi, dal quale è possibile scegliere la nostra reazione emotiva al post tra sei possibili reazioni/emoticon, ribattezzate ironicamente Mi Piace, Love, Haha, Wow, Sigh e Grr. Sotto ogni post comparirà quindi il riepilogo delle varie reazioni selezionate dagli utenti.

È lo stesso Mark Zuckerberg, in un post sul social, a dare la notizia:

Non tutti i momenti che vuoi condividere sono felici. A volte vuoi condividere qualcosa di triste o di frustrante. La nostra comunità ha chiesto per anni un bottone "Non mi piace", ma non perchè vogliono dire agli amici che non apprezzano un loro post. Le persone vogliono esprimere empatia e confortare condividendo una vasta gamma di emozioni.
Ho speso molto tempo pensando al giusto modo di realizzare tutto ciò con il nostro team. Uno dei miei obiettivi era renderlo semplice quanto premere il "Mi piace".
Il risutato sono le Reactions, che permettono ad ognuno di esprimere amore, riso, sorpresa, tristezza o rabbia.
L'amore è la reazione più popolare ad ora, il che mi rende felice!

"Siamo consapevoli che si tratti di un grande cambiamento", spiegano da Menlo Park, "e siamo quindi stati particolarmente attenti a questo lancio. Per più di un anno abbiamo condotto a livello internazionale focus group e interviste per capire quali tipi di reazioni le persone vorrebbero esprimere maggiormente. Abbiamo anche approfondito le modalità con cui le persone già oggi stanno esprimendo le proprie reazioni alle storie condivise su Facebook attraverso commenti, adesivi ed emoticon. Abbiamo inoltre testato Reactions in alcuni mercati, nel corso dell’ultimo anno, e ricevuto feedback positivi. Continueremo ad approfondire e ad ascoltare i feedback delle persone per assicurare un’esperienza utile e piacevole in tutto il mondo". Per individuare quali emoticon includere il gruppo di ricerca di Menlo Park è partito da 15 possibilità, delle quali ne sono rimaste solo 6, selezionate in accordo con i pareri degli utenti che hanno provato la novità in anteprima.

Oltre a cambiare le modalità di utilizzo del social network da parte degli utenti, questa modifica consente agli inserzionisti possibilità di segmentazione dell'utenza prima inimmaginabili. Facebook deve infatti la maggior parte del suo guadagno alle informazioni che vende alle aziende di marketing a proposito dei nostri gusti, delle nostre passioni. Ogni volta che mettiamo un “Mi piace”, o commentiamo una notizia, facciamo sì che i nostri pareri vengano analizzati per fornire una stima il più accurata possibile degli interessi dell'utenza del social.
Proviamo ora ad immaginare che possibilità si aprirebbero a questo mercato dal momento in cui l'utente avrà capacità di specificare la sua reazione emotiva ad un determinato prodotto, una notizia o un fatto di cronaca.

"Fino ad oggi esisteva un solo modo per esprimere i sentimenti sui contenuti di Facebook", dice Jason Klein, CEO di ListenFirst, compagnia di analisi dei dati. "Le Reactions hanno il potenziale di farlo molto meglio".
Listenfirst ha fornito per anni a Facebook servizi di sentiment-analysis, capace di analizzare anche le parole nei commenti per capire lo stato emotivo degli utenti. Questi sistemi di lettura non sono ovviamente perfetti, in quanto è complicato comprendere il linguaggio umano tramite i computer, mentre è molto più semplice basare le analisi sulla scelta di un bottone su cui l'utente può cliccare.

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