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Tutte le ragazze con una certa cultura, la grande epica hipster in webserie

Arrivata quasi alla fine della sua prima, breve, la webserie scritta da Roberto Venturini è una delle migliori viste in Italia, un progetto che viene da un racconto pubblicato sempre online. I vecchi media non li ha mai visti.
A cura di Gabriele Niola
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Viene da un racconto e, soprattutto, viene da internet.
Tutte le ragazze con una certa cultura è una delle webserie più interessanti tra quelle approdate in rete durante l’estate. Non imita i TheJackaL o Esami, non vuole far ridere a tutti i costi ma anzi riuscire in qualcosa di più ambizioso: raccontare una storia universale in un mondo molto particolare.
Il primo episodio uscito a Giugno ha segnato circa 36.000 visualizzazioni (le cifre dei Pills all’epoca dei primi successi) e ora, arrivati al settimo, è quasi finita la prima stagione: “Io però per non saper nè leggere nè scrivere e un po’ anche per scaramanzia sto già scrivendo il primo episodio della seconda” dice Roberto Venturini, l’autore del racconto Tutte le ragazze con una certa cultura hanno almeno un poster di un quadro di Schiele appeso in cameratitolo un po’ lunghetto….” dice “l’abbiamo ridotto per la webserie”. In realtà il passaggio è stato prima un corto, diretto Felice Valerio Bagnato, e poi la webserie (sempre diretta da Bagnato).

Adattamento sui generis, perchè il racconto è molto breve e lo si ritrova tutto quanto nel primo episodio, il resto espande quei personaggi e soprattutto quel modo di narrare in una serie dalla scrittura formidabile, che non cerca per forza l’umorismo (nonostante spesso lo trovi) ma riesce a narrare in maniera orizzontale (cioè di episodio in episodio come le serie tv e come raramente in Italia fanno le webserie) una storia d’amore tra personaggi poco convenzionali che vivono un mondo in cui la cultura è una merce, non una serie di passioni ma una serie di oggetti e nozioni con cui definire se stessi in contrapposizione agli altri. A sottolinearlo le continue sovrimpressioni che come cartellini di un negozio d’abbigliamento identificano i libri letti, i quadri appesi, i riferimenti fatti e anche gli oggetti lanciati. “Un po’ era il mio mondo, anche io come il protagonista ho fatto l’assistente di Lettere” dice sempre Venturini, anche se ora fa un lavoro normale che non centra nulla con la produzione audiovisiva.

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Tutte le ragazze con una certa cultura ha quindi un’idea vera alla base, ma non tanto un’idea di trama (siamo dalle parti dell’eterno “boy meets girl”) quanto una di “universo” e con un budget non esiguo di circa 20.000€ (più o meno 1.600 ad episodio) Venturini assieme a Bagnato e la sua troupe lo hanno messo in scena. Il risultato è una tra le webserie narrative meglio scritte che siano mai uscite in Italia anche se l’autore non ne sapeva nulla di serie per la rete: “Il progetto risale a 3 anni fa, all’epoca nemmeno c’erano, conoscevo solo Freaks e Stuck, che mi piaceva. Ma in generale io vengo proprio dalla scrittura e non conoscevo la grammatica della sceneggiatura, l’ho imparata un po’ facendole”. Non si vede, Tutte le ragazze con una certa cultura, sfrutta bene il meccanismo seriale, ogni episodio è contemporaneamente fruibile da solo o seguendo la trama più grande, ha un tema che viene introdotto all’inizio da un cartello e spesso prevede un codino dopo i titoli di coda.

Da un romanzo pubblicato in rete, un corto e poi una serie sempre per la rete distribuita da MegaTube (il principale MCN italiano, praticamente un distributore attivo su YouTube), la webserie di Venturini e Bagnato i media tradizionali non li ha mai visti sebbene abbia fatto il percorso canonico degli adattamenti. La prima stagione si chiuderà tra poco e per la seconda “Felice sta cercando assieme a MegaTube di capire se ci sono finanziamenti” spiega sempre Venturini e sarebbe davvero curioso poter vedere una versione prodotta con più tempo e metodo di quest’idea. Perchè Tutte le ragazze con una certa cultura ha una scrittura fenomenale (molto minimale e invisibile ma per questo perfetta, scorrevole e in un modo tutto suo “seria”) che sorregge tutto, mentre la messa in scena un po’ wesandersoniana (“Eh si è una fissa di Felice!”) cerca di adeguarsi arrancando sempre un po’. Lo si vede soprattutto nella maniera in cui sono gestiti attori che abbiamo già visto lavorare online, come Federica Brenda Marcaccini già presente in alcuni episodi di ThePills, e che qui non sono recitano sempre al loro livello.
Una seconda stagione da realizzarsi con un finanziamento alle spalle, una maggiore sicurezza e anche un pelo più di tempo potrebbe portare sorprese fantastiche.

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