Twitter sotto inchiesta dall’Antitrust
Continua il periodo nero per Twitter, e questa volta è la legge a metterci lo zampino. Sembra che ad essere poco gradita alle autorità federali sia la scelta della piattaforma di microblogging di limitare pesantemente le applicazioni e i client di aziende terze, creando un danno di non poco conto a tutte le software house che gravitano attorno al social network.
La scelta di Twitter rientra all'interno del cambio di rotta che l'azienda ha deciso di fare con lo scopo di monetizzare finalmente lo straordinario successo ottenuto il tutto il mondo, ma che al colosso sta creando non pochi problemi. È cominciato tutto con l'introduzione della pubblicità all'interno del programma che ha fatto andare su tutte le furie i tweeters di mezzo mondo, ben poco felici di trovarsi messaggi promozionali tra un cinguettio e l'altro.
Ora Twitter sta cercando di tagliare le gambe a tutte le aziende che in qualche maniera cavalcano il successo del social network, macinando guadagni su guadagni. Il caso UberMedia è emblematico al riguardo; dopo che Bill Gross aveva acquistato Tweetdeck, il client più famoso di Twitter, il social network aveva compreso che lasciare la gestione delle applicazioni ad aziende esterne avrebbe ridotto i suoi margini di profitto in maniera consistente, al tempo stesso arricchendo altre aziende. Dopo soli tre mesi e ad un prezzo molto più alto di quello pagato da UberMedia, Twitter ha deciso di acquistare il client, sottraendolo così dalle mani della concorrenza.
Questa volta però la legge vuole vederci chiaro in merito alle limitazioni imposte dal social network agli altri programmi anche se è assai probabile che il tutto si concluda con un semplice richiamo all'azienda ad essere più collaborativa. Un problema in più per Twitter, che in questi giorni si trova a dover affrontare un altro danno di grande entità, l'interruzione del contratto con Google che garantiva la presenza dei tweet all'interno dei risultati di ricerca del motore di Mountain View, mossa portata avanti da BigG con il chiaro scopo di non collaborare più al successo del social network cinguettante, ora che il suo Google+ ha visto finalmente la luce.