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Yahoo! minacciata dalla NSA per fornire informazioni sui propri utenti

Il colosso della tecnologia nel 2008 è stato costretto a cedere all’NSA milioni di dati personali dei suoi utenti: se non lo avesse fatto avrebbe dovuto pagare una multa di 250 mila dollari al giorno.
A cura di Dario Caliendo
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"Siamo stati costretti a combattere tantissimo per contrastare le richieste di sorveglianza portate avanti dal governo degli Stati Uniti". E' questo quanto si legge in un articolo pubblicato da Yahoo! nel blog ufficiale dell'azienda, nel quale il colosso della tecnologia ha rivelato un ulteriore (importantissimo) tassello del puzzle relativo allo scandalo Datagate: la National Security Agency degli Stati Uniti d'America, ha minacciato l'azienda capitanata da Marissa Mayer di una multada 250 mila dollari al giorno, qualora il provider non avesse accettato di fornire informazioni personali sui suoi utenti.

E' questo quanto è emerso dai documenti della battaglia legale in corso tra il colosso del web e il Governo della federazione USA, una serie di documenti fino ad ora segretissimi, che mettono ancora di più in chiaro le modalità con le quali l'NSA ha operato nel corso degli anni.

"La pubblicazione dei documenti è un importante vittoria per la trasparenza", ha affermato l'azienda. Le minacce ricevute da parte del Governo statunitense risalgono al 2008, quando il colosso della tecnologia inizialmente rifiutò di partecipare al programma di intercettazione e spionaggio Prism, ma fu poi costretto a cedere a seguito della decisione presa da un tribunale speciale: una sentenza storica, che rese molto semplice per l'NSA coinvolgere aziende come Facebook, Google e Apple, ma che non fu necessaria con Microsoft, che aveva da tempo deciso di collaborare.

"La documentazione sottolinea quanto fummo costretti a combattere per contrastare le richieste di sorveglianza portate avanti dal governo degli Stati Uniti", si legge nel post pubblicato dall'azienda, ma nonostante la pubblicazione di questi importanti documenti, tantissime associazioni che da anni lottano per la tutela della privacy in rete, sottolineano che la faccenda non è ancora chiara, e che ci sarebbero moltissimi dubbi da chiarire, soprattutto sul ruolo che le aziende informatiche e tecnologiche hanno avuto nello scandalo Datagate.

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