Ancora problemi per i risultati di ricerca di Google, già al centro di numerose polemiche – negli Stati Uniti e in Europa – a causa di politiche non troppo chiare in relazione alla priorità data ai link appartenenti ai propri servizi nei confronti di quelli di terze parti. La testata americana Recode segnala che, all'interno della versione mobile, anche scrivendo il nome di portali come Yelp o TripAdvisor non appaiono i link appartenenti ai servizi ma quelli legati all'azienda di Mountain View, che di fatto oscurano completamente gli altri. Lo hanno sottolineato anche i CEO delle due aziende, con messaggi (sarcastici) pubblicati su Twitter.
Le critiche sono arrivate puntuali e hanno obbligato l'azienda a scusarsi attraverso una nota inviata direttamente a Recode. "Si tratta di un bug che ha portato ad un monopolio non voluto" ha spiegato Big G nel comunicato. Scuse che alle realtà colpite non sono piaciute: "Google si comporta sempre così" spiega Jerey Stoppelman, CEO di Yelp. Non sempre, però, le scuse bastano. Nel 2013, negli USA, Google è stata costretta a modificare le politiche di AdWords, il servizio pubblicitario di Big G, perché accusate di essere faziose e di sfavorire le aziende di terze parti.
Anche in Europa la Commissione Antitrust UE, guidata dalla danese Margrethe Vestager, ha accusato in maniera formale il colosso di Mountain View per abuso di posizione dominante all'interno del mercato del search, un settore in cui Google copre una quota superiore all'80%. L'accusa formale riguarda la violazione delle regole comunitarie sull'antitrust per il fatto che Google ha deviato il traffico web dei suoi rivali verso i suoi servizi. In merito a questa accusa, Google lo scorso anno aveva tentato una soluzione, ma la forte obiezione dei ministri della Comunicazione di Francia e Germania aveva fatto franare la trattativa.
La politica di Google in merito ai suoi risultati di ricerca ha creato discussioni anche in India, dove secondo la Competition Commission indiana – l’organo che regola la concorrenza nel paese – l’azienda di Mountain View favorirebbe i propri prodotti all’interno dei risultati, promuovendo inoltre i link di aziende di terze parti che pagano per ottenere una posizione di rilievo. In questi casi, però, l'azienda non si scusa e, invece, si difende definendo la concorrenza "viva e in buona salute".