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Agenzia Digitale, riapre il teatrino delle nomine

Dopo la pausa estiva riprende il tormentone per la nomina del direttore dell’agenzia che gestirà i piani dell’Agenda Digitale. Si torna a parlare di curricula e grazie ai veti incrociati la poltrona è ancora vuota.
A cura di Angelo Marra
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Renato Brunetta ha definito "un fiume di parole" i risultati ottenuti dal Governo Monti in tema di Agenda Digitale. Una posizione alquanto curiosa, visti i risultati ancora peggiori portati a casa dal precedente esecutivo, e che avrei bollato come squisitamente di parte fin0 a qualche mese fa, quando il fermento politico intorno alle questioni come banda larga, open data e così via lasciava presagire interventi rapidi, efficaci e adeguati ad affrontare le sfide del nostro paese. Sarà che neanche la squadra di governo guidata dal professore è stata in grado di sconfiggere il mostro burocratico-partitico che ha congelato il nostro paese facendoci arrancare in coda ad ogni classifica, anche se molto più probabilmente anche per questo esecutivo si tratta di un approccio vecchio e troppo italiano ad un tema moderno e di più ampio respiro. Fatto sta che anche se alla guida del Paese ora c'è un governo tecnico, la prassi si è dimostrata purtroppo sempre la stessa: proclami, promesse, convergenze, commissioni, cabine, pool, squadre, esperti, ma interventi concreti quasi nessuno. E soprattutto la longa mano della politica a gestire tutto, a partire dalle nomine.

È ancora fresco nella memoria lo scandalo AgCom di qualche mese fa, che ha ricordato, ove ce ne fosse ancora bisogno, quanto il momento della "svolta" per l'Italia sia ancora lontano. Lunghe settimane a discutere di curricula, una partecipazione inedita e straordinaria della società civile, la parola "trasparenza" abusata in ogni discorso e proclama, il tutto per concludersi poi, con il consueto ritardo (in barba all'"efficienza"), nelle solite proclamazioni divine e nelle spartizioni partitiche. Ora la partita si ripropone con le stesse identiche regole per la nomina del direttore dell'Agenzia Digitale, l'ente che accorpa la galassia di agenzie che in teoria dovrebbero rendere l'Agenda Digitale realtà (mentre un silenzio preoccupante è calato sulla misteriosa Cabina di Regia istituita da Passera, la cui utilità non è ancora chiara).

Sembra un film già visto: si parla anche qui di "curricula al vaglio del Governo", di un esperto che rappresenterà il punto di riferimento in Europa della strategia digitale italiana (vista la mancanza di un ministro o sottosegretario ad hoc) ma che, inutile dire, dovrà essere soprattutto un manager (leggere burocrate) per poter dialogare con le forze del governo e del parlamento. Un eufemismo per spezzare le gambe a qualsiasi possibilità che sia un tecnico, magari anche competente e super partes, a sedere al vertice dell'Agenzia, invece del solito politico (o amico di) frutto della concertazione non dei partiti (in questo caso la nomina è appannaggio dell'esecutivo) ma dei diversi ministeri coinvolti .

Coerentemente con quanto visto in passato con AgCom, anche in questo caso sono circolati nomi al di fuori della scena politica, per dare l'idea di una scelta accurata: tra i papabili sono spuntati nomi di Salvo Mizzi, responsabile internet di Telecom Italia, Paolo Barberis, fondatore di Dada e membro della task force sulle startup istituita da Passera, Alessandro Fusacchia coordinatore della stessa task force, Alfonso Fuggetta, professore del Politecnico di Milano e Stefano Parisi, già presidente di Confindustria Digitale. Si tratta di nomi che circolano nell'ambiente già da qualche settimana, la cui competenza è accertata e pertanto sarà molto difficile che possano essere scelti. A conferma di ciò gli ultimi rumors di palazzo parlano di un accordo già raggiunto tra Passera e Profumo per una nomina che verrà resa nota entro il prossimo Cdm, previsto per il 7 settembre.

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