video suggerito
video suggerito
Stati Uniti contro Huawei

Crisi Huawei, perché Samsung non avrà problemi con Google né con gli USA

L’interruzione dei rapporti tra Googe e Huawei sta preoccupando anche i clienti di un altro colosso orientale della telefonia: la coreana Samsung, che con il gigante cinese divide numerose analogie ma anche alcune differenze chiave che la tengono al riparo da vicende come quella che si sta svolgendo in queste ore.
A cura di Lorenzo Longhitano
26 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

Questa mattina i proprietari di smartphone Huawei si sono svegliati con una pessima notizia: il produttore, dopo essere caduto momentaneamente in disgrazia con gli Stati Uniti, si è visto chiudere le porte in faccia dalla partner Google, che le fornisce componenti chiave per il sistema operativo Android che ne muove i telefoni. La società si è affrettata a comunicare che chi ha già in mano un telefono Huawei non dovrà preoccuparsi per il prodotto acquistato, ma dubbi simili stanno facendosi strada anche tra i proprietari di telefoni che fanno capo a un altro colosso orientale: la coreana Samsung.

Huawei e Samsung: due casi distinti

Fortunatamente però non c'è motivo di credere che la stessa sorte che sta toccando a Huawei possa capitare anche all'azienda di Seul, per almeno due motivi. Intanto la società non risiede in Cina, Paese col quale il governo statunitense è in tensione da anni e col quale nell'ultimo periodo ha intrapreso una vera e propria guerra commerciale: se Huawei fosse semplicemente una merce di scambio per la soluzione di questo conflitto come ipotizzato da alcuni osservatori, non c'è motivo di credere che la stessa cosa possa accadere a Samsung – che ha sede in un Paese con il quale gli USA non hanno conflitti. Inoltre il gruppo coreano non produce componentistica per le telecomunicazioni diffusa in tutto il mondo, non opera nel campo della costruzione di reti 5G e non utilizza esclusivamente chip propri (ma si affida anche a quelli della statunitense Qualcomm): sono questi tre gli aspetti per i quali gli Stati Uniti si sono mostrati particolarmente celeri nel mettere alla gogna Huawei, accusata di essere potenzialmente al servizio del governo cinese in un ambito cruciale come quello delle telecomunicazioni.

L'esperimento di Bada

Nonostante questo, va detto che in passato Samsung ha già provato a seguire la strada che ora Huawei potrebbe essere obbligata a percorrere. Lato hardware produce ormai da tempo i suoi chip, mentre per quel che riguarda i sistemi operativi nel lontano 2010 lanciò sul mercato lo smartphone Samsung Wave, animato dal software Bada che nei piani dell'azienda si sarebbe dovuto sviluppare parallelamente a un Android praticamente ancora in fasce. A guidare la scelta ci fu la volontà di conquistare il mercato con un sistema operativo e un ecosistema fatti in casa (come stava facendo Apple con iOS e App Store) ma soprattutto quella di farsi trovare preparata a un eventuale colpo di coda di Google, che agli albori dell'avventura Android non era ancora chiaro che tipo di gioco volesse condurre con i produttori suoi partner.

Si tratta però di motivazioni di carattere commerciale, che nove anni dopo valgono solo in parte. Intanto nessuna società potrebbe più pensare seriamente di poter competere con Google e Apple in fatto di sistemi operativi per smartphone – a meno di non esservi costretta. Viceversa non c'è neppure motivo per cui la casa di Mountain View dovrebbe tirarsi indietro così in fretta da accordi commerciali tanto fruttuosi: i milioni di smartphone venduti ogni anno da Samsung garantiscono a Google altrettante persone che osservano la sua pubblicità e le forniscono dati personali – un discorso che vale anche per gli accordi con Huawei che infatti Google ha probabilmente disatteso con riluttanza. Il governo degli Stati Uniti infine non ha al momento alcun motivo per voler interferire negli affari dei due gruppi.

Samsung ha probabilmente un piano B ancora in serbo in fatto di sistemi operativi per smartphone: Bada è diventato Tizen, che a sua volta si è trasformato in un sistema adottato su telefoni di fascia bassa, smartwatch e smart TV, ma non è detto che la società non pensi di dargli una seconda chance in futuro sui suoi telefoni di fascia alta. L'unico motivo che potrebbe farle spingere l'acceleratore al momento però è la volontà di Google stessa di affrancarsi da Android per un sistema operativo smartphone e PC unificato, qualcosa che eventualmente non avverrà comunque presto; non si tratterà insomma di una decisione da prendere in modo così repentino come quelle che stanno affrontando ai piani alti di Huawei in queste ore.

26 CONDIVISIONI
64 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views