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Dimissioni Monti: e l’Agenda Digitale?

La crisi politica rischia di rendere più difficoltoso l’iter dell’Agenda Digitale nel nostro Paese. Se il decreto Crescita 2.0 superasse anche l’esame della Camera infatti, rimarrebbe il problema dei decreti attuativi, nelle mani del prossimo esecutivo.
A cura di Angelo Marra
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L'Agenda Digitale Italiana assomiglia sempre di più alla Tela di Penelope; per ogni passo in avanti infatti, per un motivo o per un altro se ne compie uno indietro. Quanti stavano già sfregandosi le mani per la svolta epocale del nostro Paese hanno accolto con ben poco entusiasmo le dimissioni anticipate di Monti, troppo presto perchè l'intero pacchetto di norme per la digitalizzazione del sistema Italia possa aver terminato il suo iter.

Il tempo come sempre è tiranno e se appare ormai certo il via libera della Camera entro il 18 dicembre, prima cioè che il decreto scada, è altresì improbabile che l'esecutivo possa far approvare i decreti attuativi prima del cambio della guardia a Palazzo Chigi, come era stato garantito in precedenza dal Ministro Passera. Al prossimo governo toccherà quindi stabilirne la priorità, il che nella migliore delle ipotesi si tradurrà in un ulteriore ritardo nell'approvazione, una pausa a pochi metri dal traguardo che davvero non ci voleva.

Il coordinatore della task force dedicata alle startup, Alessandro Fusacchia, ha commentato: "Quattro giorni fa mi sarei detto sicuro al 100% dell'approvazione, oggi posso dirmi solo fiducioso. Noi abbiamo fatto del nostro meglio, cercando di sviluppare l'Agenda in modo collaborativo e partecipato, coinvolgendo tutti gli attori e ascoltando tanti pareri diversi. La traduzione legislativa è stata abbastanza rapida; abbiamo insistito perché fosse un decreto legge in modo da avere tempi certi per il passaggio parlamentare. Un'eventuale ‘non approvazione' del decreto a questo punto sarebbe un grave errore, un'occasione sprecata per il Paese”.

Ai decreti attuativi è legato poi il destino della neonata Agenzia Digitale, che subirebbe la stessa "sospensione" prima ancora di poter cominciare ad operare. E' assai improbabile che un governo appena insediato ponga i decreti attuativi in cima alle sue priorità, il pericolo piuttosto è che l'intero processo normativo venga rimesso in discussione, praticamente ripartendo da zero e bruciando in un sol colpo quanto realizzato finora.

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