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Opinioni

Facebook compie 10 anni e si prepara al suo più importante cambiamento

Facebook compie dieci anni. Il social network creato da Mark Zuckerberg nasceva il 4 Febbraio 2004.
A cura di Dario Caliendo
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Una cosa è certa, Mark Zuckerberg non è di certo il tipo di persona che da importanza agli anniversari, quest'anno però avrà a che fare con ben tre ricorrenze importanti: oggi Facebook compie ben 10 anni, il 30 maggio il giovane fenomeno compierà 30 anni ed inoltre sono passati quasi 10 anni da quando il padre del social network più diffuso al mondo ha incontrato – non sul social network – Priscilla Won, diventata poi sua moglie, in fila ad un party universitario ad Harvard.

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Ispirato all'annuario con le foto universitarie, Facebook è uno dei casi più interessanti per studiare la potenza di Internet nel "diffondere le innovazioni molto velocemente" . Proprio come per il Web, Facebook è essenzialmente la creazione di un singolo talentuoso individuo, di un visionario, che è riuscito a lanciare il suo prodotto grazie alla possibilità che ha la rete nel facilitare ciò che tecnicamente si chiama "permissionless innovation", ossia la possibilità di sviluppare e diffondere alcune nuove tecnologie che si basano su altre tecniche già esistenti.

NON ERA IL PRIMO – Facebook non è stato il primo social network, il particolare più interessante risiede proprio nel capire il motivo per il quale la piattaforma di Zuck si è riuscita ad introdurre di forza in un mercato già saturo di servizi analoghi. L'idea di un network sociale basato su una rete di computer è nata in realtà nella subcultura californiana degli anni settanta, e la storia dei social network è piena di casi particolari nei quali una piattaforma si diffonde velocemente per poi rimanere nel dimenticatoio altrettanto velocemente: uno su tutti è MySpace che fondato nel 2003 ha raggiunto il suo picco nel 2007, con trecento milioni di utenti registrati, per poi andare praticamente in disuso nel 2011. Acquistato dalla News Corp di Rupert Murdoch per 580 milioni di dollari, MySpace ha firmato un accordo con Google nel 2006 del valore di 900 milioni di dollari, per vendere i suoi spazi pubblicitari, che erano al tempo valutati 12 miliardi di dollari. Alla fine dei giochi, terminato il successo della piattaforma, è stata rivenduta da News Corp per soli 35 milioni di dollari.

Il profilo Facebook di Zuckerberg
Il profilo Facebook di Zuckerberg

Quando Facebook ha iniziato a diffondersi, gli esperti di tutto il mondo lo quindi hanno subito paragonato MySpace, nonostante le piattaforme fossero in realtà molto diverse e non in competizione diretta. MySpace è sempre stato un network confusionario, grazie soprattutto alla possibilità che dava agli utenti di personalizzare a fondo l'interfaccia grafica delle proprie pagine tramite l'aggiunta di HTML personalizzati. Facebook, al contrario, inizialmente sembrava statico, quasi noioso, ed era aperto solo per gli studenti dell'università di Harvard: era come se la stratificazione sociale del mondo reale fosse stata applicata anche nella vita virtuale del web, ed è stata proprio questa la scintilla iniziale che ha fatto esplodere il successo del progetto di Zuckerberg. 

I motivi per cui ha trionfato Facebook sono diversi. Uno su tutti le capacità ed il virtuosismo del suo fondatore e del suo team (tra cui spicca Peter Thiel, il creatore di PayPal che ha inizialmente finanziato il progetto con cinquecentomila dollari, e che per molti rappresenta la mente che si nasconde dietro l'impero di Zuck), che sono riusciti ad alimentare l'interesse e la diffusione del social network con una tecnica di commercializzazione molto astuta: l'esclusività. Una vera e propria esca, sulla quale si basano parte dei modelli sociali delle più importanti Università statunitensi, che ha aiutato Zuckerberg ad aumentarne il successo iniziale e l'interesse degli studenti americani, grazie alla graduale disponibilità del network prima ad una sola Università, per poi aprirsi agli altri atenei importanti degli Stati Uniti, e diventare in fine accessibile agli utenti di tutto il mondo. A fare il resto ci ha pensato la legge di Mercalfe, che recita che "L'utilità e il valore di una rete sono pari ad n^2 – n dove n è il numero degli utenti", in soldoni: più utenti ha un social network, più altre persone sono spinte ad iscriversi, ed a distanza di 10 anni e nonostante tutte le forti critiche che ha subito la creatura di Zuck, Facebook ha ormai superato gli 1,2 miliardi di visitatori mensili attivi ed è diventato una vera e propria macchina da soldi in grado di produrre oltre 5 miliardi di dollari di fatturato annuale.

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IL SUCCESSO E LE SPECULAZIONI – Da quando la sua crescita esponenziale è iniziata, il social network più diffuso al mondo è stato oggetto di una forte speculazione finanziaria e mediatica. Nella fase pre-IPO, prima cioè dell'offerta pubblica iniziale che ha de-facto introdotto la piattaforma a Wall Street, sono stati tantissimi gli esperti che hanno discusso e pubblicato su quella che sarebbe stata la valutazione dell'azienda: i pronostici parlavano di balzi di oltre il 50% e di potenziali incrementi del 10-20 per cento, tutti pensavano che all’apertura della giornata finanziaria il titolo sarebbe schizzato verso i 45/50 dollari facendo aumentare a dismisura la valutazione iniziale di 104 miliardi dell’azienda, invece dopo alcuni avvenimenti apparentemente sfortunati il titolo si è assestato sugli stessi 38 dollari di inizio quotazione. A rovinare la giornata arrivò poi la batosta finale, la notizia della class action contro il social network, da parte di un gruppo di utenti californiani che accusarono Facebook di aver violato la propria privacy, continuando a tracciare le loro attività anche quando erano usciti dal loro account.

Ma in effetti c'era da aspettarselo: la forza di Facebook era stato anche il freno dell'entrata in borsa del network di Zuck. Fino a qualche anno fa, l'dea che i media e gli analisti di tutto il mondo si erano fatti del social network, era che tutto il suo successo fosse stato alimentato dagli "adolescenti", una categoria ben precisa i cui interessi e le cui attenzioni sono sempre risultati generalmente molto volubili e temporanei: c'è chi sostiene infatti, che lo share delle azioni sia proprio influenzato dal fenomeno che sempre più teenager abbandonano il social network a favore di piattaforme per la messaggistica istantanea, spinti anche dal fatto che ormai anche genitori – ed addirittura i nonni – sono iscritti a Facebook.

Facebook è stata fino ad ora un’esperienza incredibile e sono davvero grato di esserne parte – ha dichiarato Mark Zuckerberg –  È sorprendente vedere come le persone utilizzino Facebook per costruire una vera comunità, supportandosi a vicenda nei modi più diversi. Nei prossimi dieci anni, avremo l'opportunità e la responsabilità di connettere un numero sempre maggiore di persone, continuando a fornire il nostro servizio nel miglior modo possibile.

Un esempio lampante che rappresenta a pieno il livello raggiunto dalle speculazioni su Facebook, proviene da uno studio pubblicato da alcuni ricercatori dell'Università di Pirnceton, secondo il quale Facebook avrebbe perso più dell’80% dei propri utenti entro il 2017. Una conclusione scioccante, alla quale sono giunti applicando un modello utilizzato per lo studio dello sviluppo delle epidemie, analizzando i trend di Google relativi alle ricerche nel motore di ricerca della chiave “Facebook”, la cui netta discesa ha avuto inizio lo scorso dicembre 2012.

Sovente è arrivata la risposta del social network, che in una nota pubblicata da Mike Develin (Facebook Data Sientist) “punzecchia” i ricercatori di Princeton e smentisce il loro studio, applicando lo stesso modello che hanno utilizzato Cannarella e Spechler proprio alla chiave di ricerca relativa alla loro università.

“Come molti di voi, siamo stati colpiti da una recente pubblicazione da parte di due ricercatori di Princeton” – spiega Develin nella nota – “In linea con il principio scientifico utilizzato nella pubblicazione, una nostra ricerca ha dimostrato inequivocabilmente che Princeton rischia di scomparire del tutto. Analizzando l’interesse che gli utenti su Facebook rivolgono alle Università statunitensi, abbiamo notato un andamento allarmante.”

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La questione più importante da analizzare non è se parte degli adolescenti abbandonerà Facebook, ma se la sua adozione da parte di un un grande numero di adulti comporterà il compimento della missione di Zuckerberg: quella di arrivare ad ottenere un "grafico sociale" planetario, animato da un sistema di intelligenza artificiale in grado di comprendere ed anticipare le necessità di ognuno di noi. No, non è la trama di un film di fantascienza, ma la pura realtà.

LA POTENZA DEL LIKE  – Ma Facebook non è solo questo. La potenza del social newtork di Zuck  è riuscita ad influenzare profondamente anche gli informatici e gli esperti di marketing in tutto il mondo, che hanno dovuto modificare radicalmente le proprie strategie ed i propri prodotti, spingendo le diverse piattaforme sociali (come Twitter, Google+ e tutte quelle nate dopo il successo di Facebook) ad utilizzare ed integrare alcune funzionalità semplici ed astute come i Like, i tag ed i followers delle pagine: elementi chiave che mettono in risalto la personalità individuale di ognuno degli utenti iscritti, grazie ai quali l'azienda è in grado di aumentare l'engagement ed ottimizzare ciò che in effetti rappresenta il suo core business, la pubblicità.

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TANTI AUGURI FACEBOOK – Insomma, tanti auguri caro Facebook: a dieci anni dalla tua nascita sei nel momento più importante del tuo cambiamento. Il target di utenza è ormai cambiato e l'azienda si sta sempre più diversificando puntando sul mobile (a partire dall'acquisizione di Instagram, fino ad arrivare a tutta una serie di applicazioni dedicate che l'azienda rilascerà nel corso del 2014), ma il reale cambiamento del social network sarà quello di trasformarsi – lentamente – da una piattaforma di condivisione ad una piattaforma di discussione, nella quale – moderati da un algoritmo del tutto automatico in grado di comprendere e suggerire i Trend più importanti – milioni di persone continueranno, giorno dopo giorno ed in modalità diverse, a seminare spontaneamente un'enorme mole di dati personali che rappresentano il cuore della corsa all'oro digitale che caratterizza il ventunesimo secolo.

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