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Facebook ha chiuso le pagine satiriche su Di Maio e Di Battista, l’autore: “Non ci fermeranno mai”

Nel corso dell’ultima settimana diverse pagine satiriche sugli esponenti del Movimento 5 Stelle sono improvvisamente sparite da Facebook. Una “censura” che ha colpito alcune tra le più popolari pagine aventi come protagonisti Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista. L’autore Simone Gungui: “Non ci fermeranno mai. Non possono fermare la satira”.
A cura di Marco Paretti
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Nel corso dell'ultima settimana diverse pagine satiriche sugli esponenti del Movimento 5 Stelle sono improvvisamente sparite da Facebook. Una "censura" che ha colpito alcune tra le più popolari pagine aventi come protagonisti Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista e che ha portato alla loro completa eliminazione nel giro di pochi giorni, tra martedì e giovedì di questa settimana. Tempistiche che fanno sorgere molti dubbi, soprattutto visto che ad essere state chiuse sono pagine appartenenti a persone diverse e che prendevano di mira determinate figure del Movimento. "Non Ufficiale: Luigi di Majo" e "Alessandro di Batista Unofficial" (una "J" di troppo nel primo caso, una "T" in meno nel secondo) sono sparite questa settimana, così come è stata eliminata da Facebook anche "Luigi Di Maio che facesse cose".

"La pagina su Di Battista è sparita martedì, quella su Di Maio giovedì" spiega a Fanpage.it Simone Gungui, autore delle prime due pagine. "Sono state eliminate senza alcuna comunicazione da parte di Facebook, non abbiamo potuto neanche appellarci. Eppure quella di Luigi di Majo aveva già il suffisso ‘non ufficiale', applicato da Facebook qualche mese fa". Già, perché a novembre il social network aveva messo Simone davanti ad una scelta: eliminare la pagina satirica o accettare la decisione arbitraria di modificare il nome aggiungendo la dicitura "Non ufficiale". Quest'ultima possibilità, scelta dall'autore, aveva consentito alla pagina di continuare a pubblicare i post satirici. Almeno fino a questa settimana.

"Adesso non c'è modo di comunicare con loro" continua Simone. "Anni fa esisteva un form che permetteva di gestire queste dinamiche, ma adesso non è più attivo. In casi del genere non puoi fare nulla, decidono loro e non ti dicono perché l'hanno fatto". Una situazione del tutto simile a quella che ha colpito "Luigi Di Maio che facesse cose" di Andrea Federico Cecchin, che sul Corriere spiega come anche nel suo caso l'eliminazione sia stata totalmente arbitraria e priva di comunicazione: "A questo punto però mi chiedo quali siano i criteri che noi autori dobbiamo rispettare per non essere eliminati arbitrariamente da un giorno all’altro".

Una delle possibili cause potrebbe essere una segnalazione di massa di queste pagine da parte dei sostenitori del Movimento, un elemento che potrebbe aver fatto scattare in Facebook il meccanismo di eliminazione. Eppure, anche in questo caso, i dubbi sono molti. "Abbiamo ricevuto decine di migliaia segnalazioni, ma rispettavamo gli standard e Facebook non ha mai fatto nulla" spiega Simone a Fanpage.it. "Anche perché non abbiamo mai esagerato, abbiamo fatto satira in modo molto tranquillo. Ci sono elementi che ci tutelano dal punto di vista legale, perché Facebook dovrebbe cancellare una pagina che fa satira? Ci sono tante altre pagine che non sono state toccate e fanno satira, mostrando peraltro il nome del politico o del personaggio famoso".

È il caso, per esempio, della pagina satirica "Chiara Appendino proibisce cose", amministrata sempre da Andrea Federico Cecchin. Perché questa pagina non è finita nel mirino di Facebook pur riportando, peraltro, il nome completo della sindaca di Torino? Eppure il social network qualche mese fa aveva bloccato proprio questa pagina per un periodo di tempo limitato, rendendola nuovamente disponibile dopo qualche giorno e risparmiandola dalla censura di questa settimana.

Il problema potrebbero essere proprio gli standard del portale. "Quando apri una pagina devi accettare gli standard di Facebook. Nessuno li legge, ma qualche mese fa prima dell'apertura della pagina ‘Di Majo' le regole non erano le stesse che ci sono adesso" continua Simone. "Ora non puoi aprire una pagina satirica se usi il nome di un personaggio famoso o di un politico, anche se storpiato. Questa cosa prima non c'era, altrimenti non avrei potuto aprire Di Majo con la J". Anche in questo caso, però, non si spiegherebbe perché la pagina sull'Appendino (e molte altre come quella) siano ancora aperte.

Eliminati i suoi lavori, Simone ha deciso di proseguire su altre due pagine, tra cui una intitolata "Satira decorosa e morigerata Unofficial". "Era la pagina satirica su Giuseppe Conte a cui ho cambiato il nome per paura che potessero chiuderla" spiega. "La sto usando per riproporre le cose che facevo sulle altre pagine cercando di aggirare l'ostacolo della censura, se vogliamo chiamarla così". Sul motivo della mossa di Facebook, però, i suoi dubbi sono ancora molti: "È anche controproducente dal punto di vista politico. Non credo di spostare voti, nella maniera più assoluta. Chi sceglie di stare da una parte piuttosto che dall'altra ha già le idee ben chiare, non sarà di certo una pagina Facebook a fargli cambiare idea. Tantomeno con un post satirico". Di certo l'autore non si è lasciato intimorire: "Noi stiamo reagendo, non ci fermeranno mai. Non possono fermare la satira".

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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