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SPECIALE FACEBOOK A WALL STREET. Tutto sullo sbarco in Borsa del re dei social network

Il social network di Palo Alto dovrebbe sbarcare a Wall Street tra tre mesi. Intanto ha depositato presso la commissione di controllo della Borsa americana tutte le documentazioni per la futura quotazione.
A cura di Angelo Marra
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Facebook in Borsa? Questione di settimane, al massimo tre mesi, dopodiché il simbolo $FB potrebbe apparire sui tabelloni luminosi attorno ai quali si affannano i brokers americani.

Il primo passaggio cruciale è stato compiuto, con la consegna alla SEC della documentazione necessaria per poter accedere all'olimpo dell'alta finanza. Tra il via libera della commissione e le altre pratiche burocratiche l'arrivo ufficiale di Facebook a Wall Street dovrebbe avvenire più o meno a maggio.

I documenti presentati alla SEC

Secondo le carte presentate dagli avvocati di Palo Alto, Facebook gode di 845 milioni di utenti, anche se per maggio, mese stimato per l'avvio delle quotazioni, potrebbe raggiungere la quota record di un miliardo. Gli utenti attivi ogni giorno sono poco meno della metà, 483 milioni, il 48% in più rispetto allo scorso anno, mentre una cifra simile sono gli iscritti che accedono al servizio tramite connessione mobile (425 milioni).

Le connessioni totali tra contatti sono oltre un miliardo, quasi tre volte tanto invece i “Likes” assegnati e i commenti postati sulla piattaforma ogni giorno, oltre alle 250 milioni di foto caricate sul sistema quotidianamente. Il sistema di guadagno della piattaforma si basa quasi esclusivamente sugli introiti pubblicitari, 3,7 miliardi sui 4,6 totali incassati nel 2011, pertanto la strategia economica del social network sarà indirizzata ad ampliare servizi di questo tipo. Al tempo stesso però Facebook vigilerà attivamente per prevenire quelle condizioni critiche che possono mettere in difficoltà la fiducia di inserzionisti ed investitori verso l'azienda.

IPO da 10 miliardi

Questa in poche parole la “dote” offerta da Facebook al mondo dell'alta finanza per poter accedere finalmente alle quotazioni borsistiche. La IPO iniziale dovrebbe essere stimata intorno ai 5 miliardi di dollari, una cifra astronomica con nessun precedente nel settore tecnologico, anche se in realtà la valutazione totale della piattaforma è stimata intorno ad un valore di 100 miliardi di dollari.

Tanto per dare un'idea, basti pensare che il valore di Facebook è superiore a quello della Disney, pari a quello di un impero del calibro di McDonald e circa la metà di Google, una delle poche aziende del medesimo settore (anche se di gran lunga più ramificato) a potersi avvicinare a standard di questo genere. Zuckerberg & Co. sembrano intenzionati a valutare l'impatto iniziale sul mercato delle azioni della piattaforma per decidere se ampliare l'offerta iniziale fino a 10 miliardi, più di 5 volte quella portata avanti da Google al suo arrivo a Wall Street.

La lettera di Zuckerberg

Insieme alla documentazione economica e fiscale dell'azienda, Facebook ha consegnato alla SEC anche una lettera di intenti scritta da Mark Zuckerberg. La missiva non contiene dati tecnici o informazioni particolari ma traccia le linee guida della “filosofia Facebook”, sapientemente edulcorata da qualsiasi accezione economica al fine di svelare il lato umano dell'azienda (impossibile non ricordare il noto “Don't be Evil” di Google, mai come in questo periodo però messo pesantemente in imbarazzo).

Facebook non è stato originariamente creato per essere un’azienda. È stato costruito per portare a termine una missione sociale: per rendere il mondo più aperto e connesso.

Pensiamo che sia importante che tutti coloro che investono in Facebook capiscano che cosa questa missione significhi per noi, come prendiamo le decisioni e perché facciamo le cose che facciamo. Cercherò di delineare il nostro approccio in questa lettera.

A Facebook noi siamo ispirati da tecnologie che hanno rivoluzionato il modo con cui le persone diffondono e consumano informazioni. Facciamo spesso riferimento a invenzioni come la stampa e la televisione: per aver semplicemente reso più efficiente la comunicazione, hanno trasformato completamente molte e importanti parti della società. Hanno dato voce a più persone. Hanno promosso il progresso. Hanno cambiato il modo in cui è stata organizzata la società. Ci hanno reso sempre più vicini.

Oggi la nostra società ha raggiunto un altro punto di svolta. Viviamo un momento in cui la maggior parte delle persone nel mondo ha accesso a Internet o telefoni cellulari: gli strumenti di base necessari per iniziare a condividere con chi si desidera quello che stai pensando, provando e facendo. Facebook aspira a costruire servizi che danno alle persone il potere di condividere e che li aiutano a trasformare ancora una volta molte delle nostre istituzioni e aziende.

C’è un enorme bisogno e una grande opportunità nel connettere ogni persona nel mondo, nel dare a tutti una voce e nell’aiutare a trasformare la società del futuro. La scala di tecnologie e infrastrutture che deve essere costruita è senza precedenti, e crediamo che questo sia il problema più importante sul quale possiamo concentrarci.

Speriamo di rafforzare il modo con cui le persone si legano le une alle altre.

Anche se la nostra missione sembra grande, inizia dalle piccole cose: dal rapporto tra due persone.

I rapporti personali sono le unità fondamentali della nostra società. Le relazioni sono il modo con il quale scopriamo nuove idee, comprendiamo il mondo che ci circonda e, in ultima analisi, da esse deriva la felicità.

A Facebook costruiamo strumenti per aiutare le persone a connettersi con chi vogliono e a condividere ciò che vogliono, e facendo questo ampliamo la capacità delle persone di costruire e mantenere relazioni.

Le persone che condividono più – anche se solo con le loro famiglie o con gli amici stretti – creano una cultura più aperta e hanno una migliore comprensione della vita e delle prospettive degli altri. Noi crediamo che ciò crei un maggior numero di relazioni forti tra le persone, e che aiuti la gente a esporsi a un maggior numero di prospettive diverse.

Nell’aiutare le persone a formare queste connessioni, speriamo di riscrivere il modo con cui la gente diffonde e consuma informazioni. Pensiamo che il sistema dell’informazione globale dovrebbe assomigliare a un grafo sociale – una rete costruita dal basso o da pari a pari – piuttosto che alla struttura monolitica, dall’alto verso il basso, che è esistita fino a oggi. Riteniamo inoltre che dare alle persone il controllo su ciò che essi condividono sia un principio fondamentale di questa riscrittura.

Finora abbiamo già aiutato più di 800 milioni di persone a definire più di 100 miliardi di connessioni, e il nostro obiettivo è quello far sì che questa riscrittura acceleri.

Speriamo di migliorare come le persone si collegano alle imprese e all’economia.

Pensiamo che un mondo più aperto e interconnesso aiuti a creare un’economia più forte con imprese più autentiche che progettano prodotti e servizi migliori.

Quanto più le persone condividono, tanto più hanno accesso alle opinioni di coloro di cui si fidano su prodotti e servizi che utilizzano. Questo rende più facile la scoperta dei prodotti migliori e migliora la qualità e l’efficienza delle loro vite.

Per costruire un’azienda solida, lavoriamo sodo per rendere Facebook il posto migliore in cui persone di valore possano avere un grande impatto sul mondo e imparare da altre persone di valore. Noi abbiamo coltivato un approccio di gestione e cultura unico che noi chiamiamo “alla Hacker”.

Il termine “hacker” ha, ingiustamente, una connotazione negativa poiché è raffigurato dai mezzi di comunicazione come una persona che si intrufola nei computer. In realtà hacking significa solamente costruire qualcosa rapidamente o testare i limiti di ciò che può essere fatto. Come la maggior parte delle cose, può essere utilizzato per fini giusti o sbagliati, ma la stragrande maggioranza degli hacker che ho incontrato sono idealisti che desiderano avere un impatto positivo sul mondo.

Il modo alla Hacker è un approccio costruttivo che comporta iterazioni e miglioramenti continui. Gli hacker credono che qualsiasi cosa possa sempre essere migliorata, e che niente è mai finito. Devono solo risolvere il problema – spesso di fronte a persone che dicono che è impossibile e che si accontentano dello status quo.

Gli hacker tentano di progettare i migliori servizi a lungo termine rilasciando versioni rapidamente e imparando da piccoli iterazioni piuttosto che cercando di fare tutto al meglio in una sola volta. Per supportare questo metodo, abbiamo costruito un framework di test che in un determinato momento può testare migliaia di versioni di Facebook. Abbiamo la frase “Fatto è meglio di Perfetto” dipinta su nostri muri per ricordare a noi stessi di non smettere mai di rilasciare nuove versioni.

Hacking è una disciplina intrinsecamente attiva e pragmatica. Invece di discutere per giorni se una nuova idea sia praticabile o su quale sia il modo migliore per costruire qualcosa, gli hacker pensano solo a costruire il prototipo e vedere ciò che funziona. C’è un mantra hacker che sentirete ripetere negli uffici di Facebook: “Il codice vince sulle argomentazioni”.

La cultura hacker è anche estremamente aperta e meritocratica. Gli hacker credono che la migliore idea e la migliore implementazione debba sempre vincere – non la persona che è più brava nell’esercitare pressioni a favore della propria idea o colui che ha più persone sotto di lui.

Per incoraggiare questo approccio, periodicamente teniamo un hackathon, durante il quale ogni partecipante costruisce prototipi delle proprie idee. Alla fine, tutto il team si riunisce e guarda ciò che è stato costruito. Molti dei nostri prodotti di maggior successo sono usciti dagli hackathon, tra cui la Timeline, la chat, i video, il framework di sviluppo mobile e alcune delle nostre infrastrutture più importanti come il compilatore HipHop.

Siate veloci

Muoversi velocemente ci consente di costruire più cose e imparare più velocemente. Tuttavia, come molte compagnie crescono, così poi rallentano troppo per paura di commettere errori, perdendo opportunità a causa della loro lentezza. Noi abbiamo un motto “Move fast and break things”. Se non si rompe nulla, probabilmente non si procede abbastanza velocemente.

Siate grandi

Costruire grandi cose significa assumersi dei rischi. Questo può essere spaventoso ed evita che molte aziende facciano le cose in grande come dovrebbero. Tuttavia, in un mondo che sta cambiando così velocemente, chi non rischia ha la garanzia di fallire. Abbiamo un altro detto: "La cosa più rischiosa è quella di non correre rischi." Incoraggiamo tutti a prendere decisioni audaci, anche se questo significa sbagliare qualche volta.

Siate aperti

Crediamo che un mondo più aperto è un mondo migliore perché le persone con più informazioni possono prendere decisioni migliori e avere un maggiore impatto. Questo vale anche la gestione della nostra azienda. Lavoriamo duramente per assicurarci che tutti su Facebook abbiano accesso a quante più informazioni possibili su ogni settore della società in modo che possano prendere le decisioni migliori e avere un ruolo maggiore.

Facebook? Meglio degli U2

Chi sarà a guadagnarci davvero dall'arrivo di Facebook in Borsa? Il primo tra tutti è naturalmente il giovane informatico di Harvard, proprietario del 36,1% di azioni di classe A e 57% di classe B, anche se non è ancora nota la quota che intenderà vendere. Mark Zuckerberg è forte anche di una delega di Sean Parker e Dustin Moskovitz, due dei maggiori azionisti, che gli garantisce comunque il controllo quasi totale della società.

Anche per Peter Thiel, fondatore di PayPal, il social network bianco e blu si è rivelato una gallina dalle uova d'oro, con un valore azionario di 2,5 miliardi di dollari a fronte di un investimento iniziale di 500 mila dollari nel 2004. Stesso discorso per Bono Vox; con un investimento di 90 milioni di dollari il cantante degli U2 si è accaparrato l'1% delle azioni di Facebook.

Se la valutazione di 100 miliardi di dollari dovesse essere confermata, con le sue azioni incasserebbe quasi un miliardo di dollari, molto più di quanto guadagnato nella sua lunghissima carriera con la storica band irlandese.

Tra gli azionisti “minori” spuntano i nomi di Jim Breyer (11,7 milioni di azioni), Accel Partners (190 milioni), Digital Sky Technology (36.7 milioni di azioni classe A e 5.4% classe B) e Goldman Sachs (66 milioni).

Primi dubbi e polemiche

Gli introiti di Facebook infatti sono interamente legati solo agli incassi pubblicitari, stimati per il 2011 in 3,7 miliardi di dollari (il doppio del 2010 e quasi 5 volte quello del 2009) ma è proprio la mancanza di differenziazione sulle fonti di guadagno della compagnia a creare qualche perplessità; un qualsiasi evento interno od esterno che dovesse mettere in qualche maniera in cattiva luce la piattaforma agli occhi dei pubblicitari o degli utenti potrebbe causare un crollo vertiginoso dei guadagni, con le ovvie conseguenze catastrofiche che ne deriverebbero, vista la portata degli investimenti in ballo.

Anche la rete si interroga sull'affair Facebook. Sono molti a notare infatti che il social network non offra altro che una piattaforma e che il traffico, i contenuti, il flusso di dati e soprattutto i click sui banner pubblicitari siano tutto fornito gratuitamente dagli utenti.

In poche parole ogni volta che postiamo, commentiamo o svogliamo qualsiasi attività su Facebook contribuiamo a far arricchire un gruppo ristretto di persone, contribuendo a mantenere in piedi la baracca e soddisfando gli appetiti dei pubblicitari, senza vedere neanche un centesimo.

Cosa cambia per gli utenti

Apparentemente il passaggio di Facebook in Borsa non dovrebbe comportare alcuna novità per gli iscritti. Quasi certamente però, il tentativo sarà quello di monetizzare quanto più possibile il successo della piattaforma, soprattutto ora che famelici investitori intendono cominciare a guadagnarci su.

Vista la pubblicità come fonte principale di guadagno, è assai probabile che gli utenti verranno bombardati ancora più massicciamente da messaggi promozionali e iniziative affini, nonostante il malcontento crescente degli utenti proprio a causa delle strategie eccessivamente pervasive che l'azienda sta applicando già da tempo.

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