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50 anni dallo sbarco sulla Luna

Hasselblad e Luna: la storia della fotocamera usata per fotografare lo sbarco

Le fotografie scattate sulla superficie lunare hanno documentato lo sbarco sulla luna che il 20 luglio 2019 celebra i suoi 50 anni. Forse però non tutti sanno quali sono state le macchine fotografiche utilizzate dagli astronauti della missione Apollo 11 per fotografare lo storico allunaggio: sono frutto di una collaborazione tra NASA e Hasselblad.
A cura di Marco Paretti
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Sono alcune delle immagini più iconiche della storia, arrivate a noi direttamente dallo spazio. Le fotografie scattate sulla superficie lunare hanno documentato, insieme ai video girati dagli astronauti, lo sbarco sulla luna che il 20 luglio 2019 celebra i suoi 50 anni. Forse però non tutti sanno quali sono state le macchine fotografiche utilizzate dagli astronauti della missione Apollo 11 per fotografare lo storico allunaggio, delle speciali fotocamere progettate appositamente per la missione fin da 7 anni prima del lancio avvenuto nel 1969. Un lavoro di cooperazione portato avanti da NASA e Hasselblad, un brand leggendario della fotografia che ha consentito di documentare lo sbarco in condizioni decisamente complesse.

L'idea di stringere una collaborazione con Hasselblad è nata dall'astronauta statunitense Walter "Wally" Schirra, l'unico a partecipare attivamente a tutti i programmi statunitensi di volo nello spazio: Mercury, Gemini e Apollo. Da lui, già possessore di una fotocamera 500c della casa svedese, è nata la proposta di prendere in considerazione le macchine fotografiche Hasselblad partendo proprio da una versione "ridotta" della 500c, al quale sono state inizialmente rimosse tutte le parti considerate inutili e pesanti, come il rivestimento in pelle, l'otturatore ausiliario, gli specchi e il mirino.

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Da qui la NASA e Hasselblad hanno lavorato per rendere la macchina il più efficiente possibile, soprattutto dal punto di vista delle fotografie che sarebbe stato possibile scattare in successione, dato che cambiare pellicola sarebbe stata un'operazione particolarmente complessa sulla Luna, in condizione di microgravità e con le tute. Per questo Hasselblad ha realizzato uno speciale caricatore da 70 pose – quello classico ne consentiva solamente 12 – e una scocca esterna totalmente scura per evitare riflessi involontari. Il primo collaudo della soluzione è avvenuto con la missione Mercury 8 nel 1962 proprio per mano di Schirra, durante una serie di sei orbite attorno alla Terra. La prova fu un successo.

L'Hasselblad 500EL

Quando la NASA ha avviato il progetto Apollo, la partnership con la casa svedese si è consolidata con la realizzazione del modello 500EL specificatamente pensato per lo sbarco sulla Luna. Si tratta di una rivisitazione della versione precedentemente adattata allo spazio e dotata di un obiettivo Zeiss Biogon da 60mm con apertura f/5.6 e basata su pellicole da 70mm di Kodak. Era in grado di scattare 200 pose e aveva una colorazione argento, in modo da ridurre lo sbalzo termico tra i -65°C e i 120°C. All'interno del modulo Eagle, invece, è stato utilizzato un obiettivo Zeiss Planar da 80mm con apertura f/2.8.

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Ma se pensate che scattare una fotografia sulla Luna sia semplice come farlo sulla Terra, vi sbagliate di grosso. Neil Armstrong non vedeva infatti ciò che stava scattando: la fotocamera era posizionata sul petto dell'astronauta, posizione che non gli consentiva di visualizzare il mirino (che infatti era assente). Per questo le inquadrature della Luna possono essere considerate imprecise dal punto di vista della composizione. Per finire, una curiosità: tutte le Hasselblad utilizzate durante lo sbarco sono state lasciate sul suolo lunare, insieme ai loro accessori. Questo per risparmiare peso durante il ritorno. Ad oggi sono presenti 12 fotocamere Hasselblad sulla Luna.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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