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Opinioni

I bot di Facebook Messenger come le applicazioni: saranno la prossima rivoluzione tecnologica

Introdotti al pubblico da Telegram, i bot diventeranno parte integrante delle nostre vite grazie a Facebook Messenger. Così il probabile annuncio di uno store digitale dedicato ai software gestiti dalle intelligenze artificiali spalancherebbe le porte ad una rivoluzione paragonabile a quella delle applicazioni.
A cura di Marco Paretti
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È davvero possibile riprodurre un fenomeno globale e immenso come quello delle applicazioni? Dal 2008 ad oggi gli store digitali di Apple e Google hanno dato vita ad un ecosistema impensabile prima dell'avvento degli smartphone, generando un mercato che nel tempo è diventato parte integrante delle fondamenta della nuova economia tecnologica. Per questo, a quasi 10 anni di distanza dal loro arrivo nel mondo, ci si chiede: è davvero possibile andare oltre? La risposta è strettamente collegata al veicolo che ha portato al successo delle applicazioni: la piattaforma.

Nel 2008, quando l'App Store di Apple ha aperto i battenti, l'azienda di Cupertino poteva contare su circa 6 milioni di dispositivi sparsi per il mondo, un dato destinato a raddoppiare entro la fine dell'anno e per tutti gli anni successivi. Ad oggi sono presenti circa 1,5 milioni di applicazioni su iOS, senza parlare di quelle che caratterizzano gli store concorrenti Play Store e Windows Store. Il punto chiave per far sì che un nuovo fenomeno simile ma fondamentalmente diverso da quello delle app possa ripetersi è innanzitutto comprendere quale piattaforma sia in grado di ospitarlo. Senza un forte ecosistema di base, un fenomeno del genere non può fiorire e, soprattutto, rimanere rilevante a lungo.

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Inevitabilmente, quindi, quando si parla di nuove rivoluzioni in questo senso è impossibile non volgere immediatamente lo sguardo alla piattaforma che, oltre a smartphone e tablet, conta su milioni di utenti ogni mese: le applicazioni per la messaggistica. WhatsApp, Messenger, Telegram, etc fanno ormai parte delle nostre vite quotidiane tanto quanto i dispositivi che le supportano, ci permettono di comunicare, di inviare immagini e documenti e di effettuare chiamate. Oggi non può esistere smartphone senza app per la messaggistica. Parallelamente a questo successo, nel corso del 2015 si è fatto avanti un altro (più contenuto) fenomeno, quello dei servizi che possono compiere azioni al posto nostro semplicemente scrivendogli i compiti da svolgere.

Come Magic, la start-up che consente di ordinare qualsiasi cosa semplicemente inviando un SMS. 24 ore su 24, 7 giorni su 7 è attivo il numero di telefono al quale è possibile inoltrare qualsiasi tipo di richiesta: il pranzo, la prenotazione di un volo, la spesa e persino una macchina o un elicottero. In un anno l'azienda ha raccolto decine di milioni di dollari in finanziamenti. Poi è arrivato Telegram con i suoi bot, prendendo l'idea dei servizi come Magic e ampliandola con nuove funzioni e possibilità. Notifiche sulle serie TV di Netflix, ultime notizie, proverbi, etc, i bot possono fare un po' di tutto e si basano su un rapporto ancora più intimo tra utente e software, perché il tutto avviene all'interno di una chat. Basta scrivere la richiesta come se stessimo parlando ad un amico o semplicemente attendere la notifica del messaggio, l'utilizzo varia anche a seconda del programma utilizzato.

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Telegram, quindi, ha fatto conoscere al mondo i bot, li ha resi uno strumento utilizzato quotidianamente soprattutto dai più smanettoni. Sulla piattaforma giusta, però, dalla nicchia il fenomeno potrebbe diventare di massa. E oggi questa piattaforma è per forza di cose Messenger, forte dei suoi 800 milioni di utenti attivi che rappresentano una base d'utenza più di 100 volte superiore a quella sulla quale si basa il successo delle applicazioni. Perché per molti il nuovo ecosistema che può avere un successo paragonabile alle app è solo quello dei bot.

Solo l'applicazione di Facebook può sperare di replicare – e forse persino migliorare – il successo delle applicazioni e degli store digitali, sia per la piattaforma di partenza nettamente più estesa che per le possibilità offerte da questa nuova concezione di rapporto con il software. Una piccola rivoluzione resa possibile solo dagli avanzamenti nella comprensione, da parte delle macchine, di linguaggi più discorsivi, che accettano anche frasi come "Ho voglia di pizza" oltre all'asettico "Trovami una pizzeria aperta entro 2 chilometri dalla mia posizione". È lo stesso concetto (espanso) legato a Siri, ma applicato ad un sistema utilizzato quotidianamente da tutti: le chat.

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Proprio parlando di assistenti virtuali, in realtà, il discorso dei bot è apparso per la prima volta in relazione a Messenger. Facebook M, annunciato ufficialmente dall'azienda di Menlo Park, avrà esattamente questa funzione: "M è un assistente digitale personale all'interno di Messenger che completa operazioni e trova informazioni per voi" spiegava Facebook. "È gestito da un'intelligenza artificiale che è istruita e supervisionata da persone". In breve, una sorta di Magic potenziato. Ma su Messenger i bot non saranno rappresentati solo da M. Ciò che il settore si aspetta dalla prossima conferenza F8 è l'annuncio di un vero e proprio store dedicato ai bot che consenta a chiunque di sviluppare e pubblicare le proprie proposte all'interno dell'app del social network. Anche proprietarie, come il bot che consentirà agli editori di inviare notizie in tempo reale sulla nuova piattaforma.

Questa (ormai probabile) eventualità spalancherebbe le porte ad una rivoluzione in grado di bissare, se non superare, il successo dell'App Store e persino mettere in disparte le stesse applicazioni, che nel tempo potrebbero a tratti risultare inutili se confrontate con i bot anche in altri campi oltre a quello del commercio, che comunque potrebbe trarre grandi vantaggi da questo approccio "discorsivo". Come sottolinea giustamente TechCrunch, la situazione attuale è simile a quella del web nel 1995 o delle app nel 2008: il sentore di trovarsi davanti ad un evento rivoluzionario c'è, ma non si comprende ancora bene che forma prenderà nel corso degli anni. Anche solo dal punto di vista delle funzioni, che potrebbero non essere necessariamente legate ad elementi di testo. Lo dimostrano iniziative come quella dei minigiochi "segreti", dove attraverso una stringa di testo o un tap è possibile accedere a piccoli svaghi apparentemente slegati tra loro ma che, nell'ottica di una sorta di test per l'arrivo dei bot, risultano essere l'esempio più efficace di ciò che ci aspetta. Insomma, per capire come andrà a configurarsi questo nuovo fenomeno dovremo aspettare fino alla conferenza F8 del 12 aprile. Ma non solo, perché bisognerà anche capire come si muoveranno i concorrenti, Apple compresa, che secondo indiscrezioni sarebbero da tempo interessati ad annunciare un novità simile.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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