I casi di censura effettuati da Facebook
Qual è la policy di Facebook riguardo alle pagine cancellate? Quale il controllo sui contenuti e perché alcuni vengono ritenuti pericolosi e dunque oscurati dal social network? Le regole non sono ancora chiare, i diversi casi dimostrano che la policy dell’azienda varia a seconda degli argomenti, del clamore internazionale e dai toni utilizzati dagli users nella conversazione. Le vicende degli ultimi tempi fanno salire il livello d’attenzione sulla censura di Facebook, cosa la provoca, perché alcune pagine rimosse dopo qualche tempo, o subitaneamente, ricompaiono.
Nella scorsa settimana la pagina del critico britannico Roger Ebert è scomparsa e un gruppo di protestanti in Inghilterra ha visto il proprio contenuto bloccato. La vicenda si riferisce ad un post del critico in risposta alla morte dell’attore Ryan Dunn, deceduto in un incidente stradale. La polizia aveva detto che la causa del sinistro era stata la velocità e ci si era suggestionati che l’attore TV avesse bevuto prima dell’incidente. Ebert – che ha aperto l’account Twitter dopo un’operazione contro il cancro, ed è seguito da 475.000 followers – ha postato il commento “Amici, non lasciate che i jackasses (riprendendo la famosa serie tv americana dove l’attore recitava : “Jackass”) guidino ubriachi"; commento che è stato attaccato, oltre che da molti utenti, anche da colleghi di Dunn e dalla celebrità blogger Perez Hilton, che hanno ritenuto il post come un affronto ingiustificato alla tragica morte del loro beniamino. Ebert ha subito pensato che ci fosse un malinteso e che, in realtà, non voleva offendere nessuno nel post e che la censura del suo contenuto fosse illegittima, così ha commentato (nella foto sottostante) "Facebook ha rimosso la mia pagina, in risposta, a quanto pare, ai reclami maligni di uno o due stupidi":
Il critico poi ha twittato che la pagina era stata censurata e poi resa di nuovo visibile e operativa per commenti, dopo un messaggio di errore perché erano stati violati i termini dell’uso di Facebook, che banna qualsiasi contenuto ritenuto pericoloso, che suscita odio, minaccioso, osceno o che attacca persone e gruppi. In risposta, Ebert ha postato su Twitter che la sua pagina (immagine sotto) era innocua ed ha domandato “Perché avete cancellato la pagina in risposta ad anonimi insolenti? Questo è ingiusto”.
Facebook ha poi dichiarato che la pagina era stata rimossa per errore e poi subito reintegrata, allora, si chiedono alcuni blogger e ed esperti, quali sono i criteri che fanno sì che una pagina venga censurata? Basta che sia “flaggata” per essere considerata abusiva? Jillian C. York, autrice e direttrice dell’International Freedom of Expression at the Electronic Frontier Foundation, che ha scritto nel passato a proposito della rimozione di pagine scritte dai dissidenti nel Medio Oriente e anche in altre parti del mondo, si chiede se le pagine non vengano rimosse automaticamente allora c’è un errore umano, e come si può prevenire questo errore nel futuro?
Se i critici dei commenti su Twitter hanno attaccato la pagina di Ebert “flaggandola” ripetutamente, hanno avuto lo stesso approccio che qualche governo ha usato contro i dissidenti: l’editorialista di politica estera Evgeny Morozov ha recentemente dichiarato di conoscere almeno un governo che ha censurato le pagine dei gruppi di alcuni dissidenti, con la motivazione di pornografia per far sì che venissero rimosse. Facebook nel passato ha bloccato pagine che erano viste come anti-Islam o anti-Israele – in alcuni casi reintegrandole poco dopo – e ha censurato anche contenuti innocui e leciti, come le pagine a proposito dei benefici dell’allattamento al seno. Non sono chiari i criteri di queste pratiche che, dato lo sviluppo e la diffusione del network, quasi 750 milioni di utenti, iniziano a riguardare anche gli aspetti sociali, culturali, politici ed economici della società. In questo caso una regolamentazione dell’uso di Facebook e delle pratiche scorrette, anche nell’ambito dell’incitazione all’odio e alla violenza, è del tutto auspicabile e necessario, compresa la normativa sui minori, visto che non sono ancora chiari i criteri, o gli indirizzi di pensiero, rispetto a cui si prendono le decisioni.
Qual è il reale impatto sulle persone e quali sono le risposte date da Facebook?
Come emerge dal post di un blogger inglese dopo una protesta anti-governativa in Gran Bretagna, censurata anche nei link in uscita da Facebook e dai gruppi di protesta verso il sito dedicato alle rivendicazioni del gruppo, il social network sta aumentando lo spazio di ricezione delle informazioni da parte delle persone, che sono al centro del concept essenziale del social media fondato da Zuckerberg, incluse le notizie di carattere civile e sociale, scrive:
Stiamo vivendo sempre più la vita pubblica e mettendo sempre più nostre informazioni personali nei network come Facebook, e mentre tutto questo diventa davvero una potente risorsa – come dimostrano i recenti eventi delle proteste popolari Araba, derivate in vere e proprie rivolte, come in Tunisia ed Egitto – diventa anche una mole di informazioni filtrato da un’entità aziendale, con le proprie ambizioni e regole, non tutte naturalmemente ovvie. Le implicazioni possono essere profonde.
Un portavoce di Facebook, Barry Schnitt, ha risposto alle questioni sollevate commentando ogni specifico fatto menzionato. Per quanto riguarda il caso Ebert la vicenda viene considerata come un malinteso con i critici o come un personale attacco verso una persona, in questo caso il critico cinematografico; comunque “abbiamo risposto al piccolo errore in fretta” dichiara. Per quanto riguarda la Terza Intifada, a seguito della guerra di Gaza avvenuta tra la fine del 2008 e l’inizio del 2009, la pagina ottenne numerose critiche e segnalazioni negative ma, siccome si riferiva a una protesta pacifica, rimaneva attiva; anche se, spiega il portavoce, alla parola “intifada” è associato il concetto di violenza, come nel passato. In ogni modo, la pagina si riempì di incitamenti alla violenza e fu rimossa.
Il portavoce conclude riferendosi agli abusi della proprietà intellettuale sul web, dicendo che Facebook prende molto seriamente il problema per rendere Internet un servizio più efficace. “Stiamo investendo significative risorse in questo e abbiamo creato un team dedicato che può usare speciali strumenti, sistemi e tecnologie per recensire e gestire correttamente le comunicazioni sulla proprietà intellettuale; questo sistema valuta un numero di fattori prima di decidere se rispondere o censurare e, in molti casi, chiediamo al segnalatore di dare altre informazioni prima di compiere alcuna azione. Se l’utente rilascia informazioni su se stesso, abbiamo qualcosa in più da guardare”.
Come scrive Jillian C. York riferendosi ad un certo numero di segnalazioni, il sistema di Facebook a volte inclina verso la segnalazione e censura di una pagina o un profilo. Mentre l’azienda nega ciò, non è possibile, dice l’autrice, dare un’altra spiegazione per la rimozione della fanpage di Ebert o altre. “Facebook ha detto che la pagina è stata rimossa “per errore”, ma cosa ha innescato questo errore, una incompetenza umana o un sistema automatico?
La trasparenza della policy e delle regole in Internet oggi coinvolge settori che toccano anche l’economia, come dimostra la policy nella gestione dei marchi e delle fanpage, la comunicazione politica, come dimostra in America il caso di Sarah Palin, la cultura e la società in genere.