Il Governo Monti in pieno delirio digitale
Ebbene sì, non mi accontento mai. In molti articoli in passato ho criticato aspramente l'operato del vecchio esecutivo, così allergico a temi come la banda larga, l'Agenda Digitale, e tutti quei processi di sviluppo che, venendo a mancare, hanno piazzato il nostro paese nella fascia terzomondista di ogni classifica internazionale. Poi è arrivata l'era dei tecnici e parole come internet, infrastrutture, alfabetizzazione digitale sono diventate onnipresenti in ogni proclama. Un buon auspicio, si dirà, per un cambiamento radicale del rapporto tra l'Italia (e la sua classe politica) e le nuove tecnologie, ma ci è voluto poco perchè la mission 2.0 venisse fagocitata dalla retorica di palazzo, trasformandosi in interventi di facciata utili solo a scopo celebrativo.
Qualche avvisaglia si è avuta già negli scorsi mesi, quando per elaborare gli interventi necessari al nostro paese per rimettersi in carreggiata con i partner europei sono state istituite un numero imprecisato di commissioni, task force, cabine di regia, una montagna enorme che ha partorito un minuscolo topolino, generando proposte inutili e improduttive ed ignorando pedissequamente tutti i suggerimenti provenienti dalla società civile. Quanto all'auspicata trasparenza, l'affaire AgCom ci ha ricordato, laddove ve ne fosse bisogno, quanto l'iter sia rimasto lo stesso di sempre, con il manuale Cencelli sempre a portata di mano (in attesa di una replica per la nomina del direttore dell'Agenzia Digitale).
Ai proclami ed alle facili promesse però, ad onor del vero, sono seguiti anche interventi più concreti e la faccenda, se possibile, è ulteriormente peggiorata. Sarà la calura estiva ancora incipiente ma con la ripresa dei lavori del Governo e la necessità di mettere nero su bianco le tante chiacchiere spese negli scorsi mesi, l'esecutivo "tecnico" ha dimostrato una totale incapacità di gestire il processo di informatizzazione del nostro paese. E' sufficiente osservare gli interventi deliranti proposti dai vari ministri, a partire dai 1000 euro promessi da Passera a chi internazionalizzerà la propria impresa tramite il commercio elettronico, un obolo del tutto inutile che non risolve affatto i veri problemi delle startup italiane e che dimostra quanto il Governo sia anni luce distante dal comprendere quali siano gli interventi davvero necessari.
Se la "mancia" proposta da Passera sembrava insufficiente, a rincarare la dose ci ha pensato il suo collega Profumo, annunciando in pompa magna "un computer in ogni classe" e "un tablet per ogni insegnante". Beh, i problemi della scuola sono risolti! Aule fatiscenti e sovraffollate, riscaldamenti non funzionanti, attrezzature di base inesistenti, migliaia di studenti stipati in strutture che crollano anche con scosse di lieve entità sono problemi che passano in secondo piano rispetto alla mission 2.0, "informatizzare". Male che vada, in caso di terremoto, si potrà chiedere aiuto inviando una e-mail, vuoi mettere la comodità?
Certo, sarebbe interessante chiedere al Ministro Profumo cosa dovrebbero farci gli studenti con un pc in aula, quali sono i progetti di formazione previsti per i professori a cui spetterà, armati di tablet of course, il compito di insegnare ai giovani l'utilizzo delle nuove tecnologi. Non mi oppongo certo ad un processo di informatizzazione della scuola e sono convinto che le nuove generazioni debbano entrarci in contatto fin dalla loro formazione scolastica, ma assegnare un computer ad una classe ed un tablet ad un insegnante, senza realizzare prima un progetto valido di alfabetizzazione e di formazione, assomiglia moltissimo all'ennesimo intervento di facciata, privo di qualsiasi utilità tranne quella celebrativa. Ad ogni intervento il Governo Monti dimostra così di essere legato più alle vecchie logiche politiche e sempre più lontano dalle necessità della società, l'ennesima occasione mancata in cui l'Italia continua ad arrancare mentre la sua classe dirigente genera solo specchietti per le allodole. Categoricamente 2.0, è chiaro.