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In Cina i videogiochi vengono paragonati alla droga, il settore perde il 10% in borsa

La pubblicazione di un articolo contro i videogiochi ha causato la perdita immediata in borsa delle azioni di Tencent e NetEase, due colossi dell’industria tecnologica cinese. Un calo pari al 10% del loro valore azionario. Tuttavia, con la successiva rimozione dell’articolo da WeChat – che è il social network più utilizzato in Cina – le azioni in borsa delle compagnie sono tornate in pari.
A cura di Lorena Rao
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La Cina è preoccupata per la dipendenza giovanile dai videogiochi. Lo dimostra un articolo pubblicato dall'Economic Information Daily, giornale dell'apparato statale, in cui i videogiochi online vengono definiti come droghe, o meglio, come "oppio spirituale" per gli adolescenti. Nell'articolo viene fatto riferimento a un gioco specifico, Honor of Kings, un MOBA (Multiplayer Online Battle Arena) molto diffuso tra il pubblico cinese, con studenti che vi giocano fino a otto ore al giorno. L'articolo richiede quindi l'intervento del governo, per avere ulteriori restrizioni per l'uso dei videogiochi e salvaguardare la salute dei giovani.

La pubblicazione di tale articolo ha causato la perdita immediata in borsa delle azioni di Tencent e NetEase, due colossi dell'industria tecnologica cinese. Un calo pari al 10 percento del loro valore azionario. Un brutto colpo che si è riversato sull'intero settore: Tencent è un gigante del panorama videoludico, che non solo fa da publisher a Honor of Kings, ma possiede quote nelle principali aziende videoludiche internazionali (e non solo), come Ubisoft (5%), Activision Blizzard (5%), Epic Games (40%) e Riot Games (100%), per fare solo alcuni nomi. Tuttavia, con la successiva rimozione dell'articolo da WeChat – il social network più utilizzato in Cina – le azioni in borsa delle compagnie sono tornate in pari.

Questa storia prova nuovamente la grande influenza del mercato cinese sull'intero panorama videoludico. Al momento il governo di Xi Jinping è impegnato a invertire l'attuale tasso di natalità, che è il più basso degli ultimi sette anni. Una situazione emersa nell'ultimo censimento. Tutto ciò spiega le diverse politiche attuate dallo stato per limitare l'uso di videogiochi e tecnologie tra i figli minorenni delle famiglie. Iniziative nate per attenuare soprattutto la pressione fiscale ed educativa che vivono i genitori. Tra le restrizioni adottate dalla Cina, il limite di 90 minuti al giorno da poter passare con i videogiochi, nella fascia oraria 8-22.

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