Le azioni Apple scendono e lo stipendio di Tim Cook sale (ma è solo una coincidenza sfortunata)
Che gli ultimi mesi per Apple non siano stati facili non è una novità: il titolo a Wall Street ha perso una quota significativa del suo valore in pochi mesi e numerose previsioni e voci di corridoio non sono ottimiste sull'andamento degli ultimi iPhone. Per questo motivo stanno facendo notizia in queste ore i dati diffusi dalla stessa Apple sulla paga dell'amministratore delegato Tim Cook, che al termine del 2018 si è visto aumentare la propria remunerazione a 15,7 milioni di dollari, un aumento del 22% rispetto a quella dell'anno precedente.
Dell'aumento non ha beneficiato solo Cook, ma anche altri componenti del consiglio di amministrazione; le motivazioni, si legge nella documentazione rilasciata da Apple e riportata tra gli altri dal Wall Street Journal, sono da ricondursi al superamento degli obbiettivi di vendita e profitti annuali fissati dalla compagnia per il 2018 che da solo è valso al manager 12 milioni. Apparentemente le tempistiche sembrano non quadrare, soprattutto considerato che appena pochi giorni fa lo stesso Cook ha dovuto dire agli investitori che il gruppo prevede risultati inferiori alle aspettative per il prossimo trimestre.
Eppure tutto torna: il compenso si riferisce infatti all'anno fiscale 2018, che per Apple è terminato a fine settembre ed è stato in sostanza l'anno di iPhone 8 e iPhone X. In quei mesi Apple ha potuto contare sull'uscita dell'iPhone più atteso di sempre e dunque — anche a fronte di un mercato in rallentamento — è riuscita a prosperare come sempre, centrando i propri obbiettivi. Non stupisce troppo dunque che la paga di Cook riferita a quel periodo abbia raggiunto quota 43mila dollari al giorno.
I problemi — dalla perdita di valore in borsa alle ultime indiscrezioni su un taglio della produzione di iPhone del 10% per i prossimi mesi — sono tutti arrivati dopo. Cook e il consiglio da quest'anno sono chiamati a raccogliere una sfida ancora più grande: senza iPhone del decennale a spingere le vendite, adattarsi a un mercato nel quale la concorrenza cinese è spietata (e minaccia anche il colosso Samsung) e la vendita dei dispositivi non è più un motore scontato per la crescita.