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Le pagine neo naziste possono stare su Facebook: “Non violano le regole”

Stando a un’indagine raccontata dal The Independent sembra che numerosi tentativi di far sospendere le pagine di gruppi neo nazisti e suprematisti continuino a cadere nel vuoto. La risposta precompilata che il social ha inviato negli ultimi giorni a un team che si è occupato delle segnalazioni è che i contenuti ospitati non violano le norme.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Dopo il terribile attentato di Christchurch, in Nuova Zelanda, l'attenzione di parte dell'opinione pubblica rimane diretta alle responsabilità di Facebook nella diffusione di messaggi d'odio sulle proprie pagine, e di conseguenza in tutto il mondo. Il social network ha già speso parecchie parole nel cercare di spiegare come stia tentando di porre un argine al fenomeno; per molti però le azioni intraprese dal gruppo di Mark Zuckerberg non sono abbastanza incisive, soprattutto considerando che — come denuncia il The Independent — sembra che sulle pagine di Facebook ci sia ancora ampio spazio per associazioni di suprematisti e gruppi neo nazisti.

Il quotidiano ha riportato in questi giorni i risultati di un'indagine condotta da Counter Extremism Project, secondo la quale ancora oggi numerose e reiterate segnalazioni non sarebbero sufficienti a far chiudere o sospendere le pagine di gruppi estremisti nei quali l'incitamento all'odio è all'ordine del giorno. Al contrario — racconta la pubblicazione — secondo Facebook la maggioranza delle pagine in questione (29 su 36 segnalate) non violerebbero alcuna norma prevista dal social network al riguardo. Stando alle informazioni in possesso del quotidiano, tra i contenuti segnalati ci sarebbero state numerose pagine locali gestite da gruppi suprematisti diffusi in tutto il mondo come il gruppo neo nazista Combat 18 e la Misanthropic Division. Pagine che Facebook si sarebbe rifiutata di sospendere consigliando piuttosto ai segnalatori di smettere di seguirle nel caso in cui le trovassero davvero "offensive".

Eppure, stando alle testimonianze raccolte dal The Independent, i toni usati all'interno dei gruppi sarebbero inequivocabili: in alcuni casi — racconta l'indagine  — si utilizza abitualmente il termine "parassiti" per descrivere stranieri e minoranze etniche e il termine "degenerati" per descrivere gli omosessuali; altrove si vendono gadget a tema che finanziano ulteriori attività di diffusione delle stesse ideologie alla base dell'attentato neozelandese; la pagina greca di Combat 18 era ancora attiva fino a poco tempo fa nonostante la foto in copertina raffigurasse un uomo nell'atto del saluto fascista di fronte a una svastica.

Dalla modalità descritta dal The Independent sembra che i ricercatori del Counter Extremism Project si siano trovati di fronte alla risposta precompilata che Facebook restitiuisce in automatico in caso di segnalazioni rivelatesi prive di fondamento, segno che all'interno del socialc'è ancora poca chiarezza tra ciò che dev'essere trattato come libera espressione e quel che invece va considerato incitamento all'odio. La speranza insomma è che la società aggiorni al più presto le linee guida somministrate ai dipendenti che si trovano davanti all'ingrato compito di gestire le segnalazioni. Dal canto suo il gruppo, fa sapere un portavoce, “sta creando un organismo indipendente dedicato a rivedere le decisioni già prese in merito alle segnalazioni", e "lavorando con i governi su normative specifiche in aree nelle quali non ha senso per una società privata darsi da sola delle regole".

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