Sono ormai settimane che le indiscrezioni su un possibile interessamento alla politica del fondatore e CEO di Facebook si rincorrono senza sosta. I progetti per il 2017 e gli annunci fatti nell'anno precedente sembrano voler indicare la possibilità, seppur remota, di una discesa in campo politico per Mark Zuckerberg, forse persino per le presidenziali del 2020. In un'intervista con BuzzFeed, però, il giovane imprenditore ha calmato le acque spiegando di non avere piani per la corsa alla presidenza degli Stati Uniti tra quattro anni. "No" ha semplicemente risposto Zuckerberg.
"Sono concentrato sulla creazione di una community all'interno di Facebook e sulla Chan Zuckerberg Initiative" ha spiegato, riferendosi all'organizzazione di beneficenza fondata insieme alla moglie Priscilla e con la quale donerà il 99 percento delle proprie azioni. L'intervista, condotta per email, si è però interrotta nel momento in cui il giornalista ha chiesto se Zuckerberg avesse completamente escluso la possibilità di candidarsi alla presidenza degli Usa. Le speculazioni su questo elemento sono nate con un rapporto di Bloomberg che sottolineava come la recente organizzazione interna avrebbe consentito a Zuckerberg di allontanarsi da Facebook per entrate in politica senza perdere il controllo della sua azienda.
Dalla donazione del 99 percento delle azioni alla promessa di visitare ogni stato degli Usa nel 2017, fino alla recente dichiarazione in merito al suo non essere ateo. "La religione è importante" aveva scritto a Natale sul suo profilo, che in realtà ha sempre indicato "ateo" alla voce religione. Sono tutti piccoli pezzi che presi singolarmente non significano molto, ma che nell'ottica globale – e accostati ai progetti per il 2017 – tradiscono una volontà politica difficile da decifrare. Inoltre, come sottolinea BuzzFeed, Zuckerberg ha assunto un fotografo della Casa Bianca e due strateghi politici per la sua Chan Zuckerberg Initiative. È anche possibile che il CEO di Facebook non sia interessato alla presidenza, ma ad un altro ruolo politico che gli consenta di portare avanti i cambiamenti che nella sua attuale posizione ha sempre fallito ad attuare, come la politica sull'immigrazione.