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Microsoft fa causa al governo Usa: “Le richieste di accesso ai dati sono incostituzionali”

Microsoft ha fatto causa al Dipartimento di Giustizia degli Usa definendo incostituzionali le richieste mosse dalle autorità in merito alle indagini sui file degli utenti.
A cura di Marco Paretti
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Dopo lo scontro tra Apple e FBI, risoltosi senza un vero e proprio vincitore, negli Stati Uniti un'altra grande azienda sta nuovamente sfidando il governo americano sulla tematica della privacy. Questa volta è Microsoft, che però ha dato volontariamente inizio alla battaglia legale: l'azienda di Redmond ha infatti fatto causa al Dipartimento di Giustizia degli Usa definendo incostituzionali le richieste mosse dalle autorità in merito alle indagini sui file degli utenti. I clienti, spiegano i numerosi documenti depositati da Microsoft, hanno il diritto di essere informati su eventuali indagini in corso se queste portano il Dipartimento ad ispezionare i loro dati.

"Microsoft ha compiuto questa scelta perché i nostri consumatori hanno il diritto di conoscere quando il governo ottiene un mandato per leggere le loro email e perché Microsoft ha il diritto di dirglielo" si legge nei documenti che accompagnano la causa. "I nostri clienti conservano le loro informazioni più intime nel cloud e, nonostante questo, il governo cerca e ottiene continuamente ordini di segretezza". Nel testo l'azienda di Redmond afferma che l'Electronic Communications Privacy Act tratta in maniera troppo ampia l'argomento e fornisce al governo il potere di mettere un bavaglio alle aziende con eccessiva leggerezza.

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"Nel corso degli ultimi 18 mesi, le autorità federali hanno imposto circa 2.600 ordini di segretezza, impedendo a Microsoft di avvisare gli utenti del mandato e del processo legale in corso" continuano i documenti, specificando che il numero totale delle richieste di accesso ai dati è stato pari a circa 5.600. Molte delle richieste di segretezza, peraltro, non erano accompagnate da un termine massimo per le indagini, elemento che le ha di fatto rese permanenti e ha impedito a Microsoft di sapere quando sarebbe stato possibile avvertire i clienti.

L'azienda ammette che in alcune "circostanze eccezionali" è giustificata la richiesta di non notificare gli utenti, ma solo a patto che questa sia temporanea. Microsoft chiede quindi che la sezione 2705(b) dell'Electronic Communications Privacy Act venga dichiarata incostituzionale, una decisione che potrebbe portare ad un cambiamento netto nell'equilibrio del potere posseduto dalle aziende e dal governo sui dati degli utenti, una tematica sempre più al centro dei dibattiti sulla privacy.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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