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OnePlus ha conquistato l’India con i suoi smartphone: ora vuole fare lo stesso con l’Italia

Fanpage.it ha incontrato Pete Lau, fondatore e CEO di OnePlus, per parlare del suo successo in un mercato attualmente fondamentale come l’India. “Abbiamo un approccio unico, funzionerà anche in Europa” ha spiegato.
A cura di Marco Paretti
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A prima vista Pete Lau rispecchia perfettamente l'immagine dell'azienda che ha fondato e che guida da ormai 6 anni. Giovane, informale e sorridente, più vicina alla community che alle sale riunioni ingessate delle grandi multinazionali. D'altronde la ricetta del successo di OnePlus ha come ingrediente fondamentale proprio questo rapporto con i suoi utenti, che attraverso consigli e feedback hanno dato all'azienda cinese una chiara idea di quelli che sono gli elementi su cui puntare nei suoi smartphone. Una strategia precisa e poco dispersiva, che si basa su un singolo prodotto alla volta: un solo smartphone con il quale aggredire il mercato e mettersi in competizione con i big che lo affollano con innumerevoli proposte. E che in molti mercati faticano a stare davanti a OnePlus. Anzi, in India sono stati superati.

Il mercato indiano in crescita

Non è solamente un successo legato al costo – di certo inferiore a quello delle ammiraglie dei concorrenti – ma anche e soprattutto ad una strategia che ha saputo cavalcare gli interessi e le caratteristiche di un paese e di una popolazione che negli ultimi anni si è rivelata essere una delle più ambite delle aziende tecnologiche. Ma se da un lato i concorrenti si sono approcciati con un modo di fare più "standard", dall'altro OnePlus ha continuato a puntare sulla community adattando la sua impostazione ad un mercato in forte espansione. Se infatti è facile fermarsi all'apparenza povera del paese – innegabile anche solo girando per le strade di Delhi – è un errore pensare che un brand non possa avere margine di manovra. Basta fare due calcoli: l'India ha più di 1,3 miliardi di abitanti, di cui l'1 percento è miliardario. Questo significa che 13 milioni di indiani hanno un patrimonio superiore al miliardo. Praticamente un sesto dell'Italia. E anche chi non è miliardario spesso ha a disposizione del contante che non sa come spendere, elemento che ha portato l'India ad essere uno dei paesi in cui il tasso di ricambio di autovetture e smartphone continua a crescere: in media un indiano cambia il telefono ogni 27 mesi.

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Ma l'appetibilità del paese dal punto di vista dei brand non si ferma qui. nel corso degli ultimi anni l'India è diventata una vera e propria forza sul web, dove in pochissimo tempo gli utenti indiani si sono moltiplicati. Il motivo è semplice e riguarda proprio gli smartphone: fino a pochi anni fa un abbonamento telefonico basilare comprendeva chiamate, messaggi e pochi dati al mese, circa 1 GB ogni 30 giorni. Troppo poco per navigare davvero e guardare video su internet. Poi è arrivato un nuovo operatore, Reliance Jio, che ha completamente rivoluzionato il mercato, offrendo per la stessa cifra 1GB di traffico dati 4G al giorno. È stato l'inizio della rivoluzione che ha portato una enorme fetta della popolazione online creando anche dei cortocircuiti notevoli, come l'avanzata del canale YouTube indiano T-Series che proprio pochi giorni fa ha superato il fino ad oggi irraggiungibile PewDiePie. La situazione attuale è che anche in villaggi che non hanno corrente elettrica c'è un grande numero di persone online.

Un prodotto per conquistare il mercato

Di questa rinascita mobile del paese hanno di certo beneficiato in molti oltre a T-Series, prima su tutti OnePlus che, attraverso il suo focus community-centrico, ha saputo prendere a braccetto i consumatori indiani e agganciarli al brand. "Il nostro approccio iniziale è stato quello di puntare su un singolo prodotto, un'idea che ci differenzia da qualsiasi altro concorrente sul mercato" ha spiegato a Fanpage.it Pete Lau. "Questo ci ha consentito di concentrarci sul fornire agli utenti le tecnologie migliori e uno smartphone premium ad un prezzo contenuto". Un approccio che ha inizialmente coinvolto un solo canale di vendita online e che solo successivamente si è aperto alla presenza di negozi fisici sul territorio. "Avere un e-commerce e non innumerevoli catene fisiche che distraggono e costano di più ci ha consentito di focalizzarci sull'esperienza offerta dal prodotto" ha continuato.

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D'altronde il contesto in cui OnePlus si è inserita è quello di un mercato caratterizzato da consumatori molto particolari proprio per la loro appartenenza ad un mercato emergente. Gli utenti indiani sono tendenzialmente giovani e dinamici, con un potere di acquisto in crescita ma che valutano fortemente ogni rupia spesa, interessati agli sconti e legati a stretto giro ai consigli di amici e parenti. Una comunità forte in cui OnePlus ha saputo integrarsi perfettamente rubando alla concorrenza il 13 percento del mercato tra i 400 e i 600 dollari in un solo anno: ad oggi OnePlus domina il 43 percento del settore indiano, seguita da Samsung (25%), Oppo (10%) e altri (24%). Senza contare che l'India è anche uno dei mercati in cui la comunità di sviluppatori sta diventando sempre più grande e rilevante a livello globale, affollandosi di tecnici, informatici o anche solo entusiasti. "Il rapporto con gli utenti fa parte del nostro DNA" continua Lau. "L'engagement che abbiamo con loro è divertente e unico".

La collaborazione con Oppo

In questo contesto la strategia di OnePlus basata sull'utilizzo di un singolo prodotto gli ha consentito di focalizzarsi sulla produzione di un dispositivo vicino ai desideri degli utenti ma caratterizzato da un prezzo contenuto, elemento impensabile quando si parla di una gamma di tre o più smartphone. Peraltro OnePlus è in grado di mantenere bassi i costi per gli utenti perché di fatto tiene bassi quelli per la produzione: il fondatore e CEO Pete Lau è l'ex vicepresidente di Oppo, altra realtà cinese con la quale ha continuato a collaborare proprio per la fase di produzione. In breve, le due aziende condividono materiali e fabbriche per ridurre al minimo i costi, lasciando indipendenti solo le ricerche sul software, il settore dove i telefoni OnePlus risplendono.

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La strategia per l'Italia

Il risultato è una macchina da guerra in grado non solo di sfornare prodotti funzionali e affidabili, ma anche di creare con gli utenti un rapporto di fiducia che in un mercato fortemente basato sul passaparola e sui consigli di amici e parenti risulta vincente su ogni fronte. Ora per OnePlus resta da capire se questo successo sarà replicabile anche in occidente e, in particolare, in Italia, dove la community OnePlus è sì grande, ma di certo non paragonabile a quella indiana. "Per l'Europa e gli Stati Uniti la situazione è differente, perché il mercato è più maturo. Non tutte le aziende partono dallo stesso punto come in India e i grandi brand hanno già una grossa fetta di mercato e di legame con gli utenti" ha spiegato a Fanpage.it Lau. "In queste zone l'approccio deve essere ancora più intenso e basarsi sulla realizzazione di prodotti che possano convincere tutti gli utenti. Siamo già riusciti ad ottenere dei risultati, come la partnership con T-Mobile negli USA, un risultato reso possibile dal legame che anche in America abbiamo con i clienti. In Europa abbiamo ottenuto grandi risultati in Finlandia e credo che in futuro potremo incrementare il nostro successo in diversi mercati europei, ma ci vorrà tempo. In questo panorama la nascita del 5G si sta rivelando una grande opportunità per noi, perché pone tute le aziende nella stessa posizione di partenza".

Un approccio di certo non semplice in Europa e in Italia, dove il settore è già dominato da realtà che hanno preso piede non solamente nella fascia di prezzo più alta ma anche in quella dove opera OnePlus, cioè tra i 400 e i 600 euro. OnePlus resta però molto positiva."Decisamente pensiamo di farcela" ha spiegato a Fanpage.it Vikas Agarwal, General Manager di OnePlus India". OnePlus è una piccola azienda – in India il team è composto da meno di 100 persone – e ogni sezione locale è collegata alle altre per condividere informazioni e consigli. Sperimentiamo in differenti regioni e in differenti direzioni per poi applicare i risultati in altre zone per migliorarci. Ci sono cose che abbiamo fatto in India che riproporremo in Europa e in Italia, ricercando sicuramente l'engagement che abbiamo ottenuto con la comunità indiana. Ci vorrà tempo, ma lo faremo". Per esempio in India è stato recentemente introdotto un programma che prevede di inviare diversi volontari della community in differenti città per effettuare alcuni workshop fotografici, lavorando su uno degli elementi principali dello smartphone, cioè la fotocamera. "Un programma riproducibile facilmente anche in Europa" conclude Agarwal.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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