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PIL e banda larga, Italia ultima nella Top10 mondiale

Secondo l’ultima analisi che combina Prodotto Interno Lordo e penetrazione della banda larga, il nostro Paese segna i tassi di crescita minori rispetto ai suoi principali partner europei e mondiali. Al di là della crisi in atto, il web in Italia stenta a decollare e con esso tutto il business a lui connesso.
A cura di Angelo Marra
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Italia ultima in classifica. Questa definizione, quando si parla di crescita soprattutto connessa alle nuove tecnologie, è ormai un leitmotiv ricorrente e dal quale sembra impossibile smarcarsi. Già l'ultimo rapporto Mckinsey era stato impietoso, sottolineando il solco profondo che ci separa con altre nazioni come Inghilterra o Svezia (volendo limitarsi all'ambito europeo), dove una maggiore penetrazione della banda larga ha portato con sé un contributo reale e consistente della rete alla produzione del PIL.

L'Italia poi fa parte di quei paesi che la stessa Europa ha più volte invitato, anche sotto minaccia di pensanti sanzioni, a munirsi di un'Agenda Digitale e di un piano concreto di rinnovamento ed ampliamento delle reti, nonostante il totale disinteresse del Governo Berlusconi e quello, almeno per il momento, del suo successore Monti.

Ora un nuovo report sullo stato della rete nel mondo e sul suo rapporto con la produzione nazionale colloca l'Italia al decimo posto nella Top10 dei paesi virtuosi. Questa volta ad essere misurato è il T-index, ovvero l'indice statistico che calcola la quota di mercato online di oltre 200 paesi relazionando il numero degli internauti con il PIL pro capite. Questo tipo di informazione risulta molto preziosa per gli investitori internazionali perchè consente di stabilire l'affidabilità di un determinato paese e la “risposta” che questo può avere di fronte ad investimenti che riguardino il settore del web e l'Italia in tal senso non sembra dare le risposte chieste dal mercato.

Il nostro T-index infatti è il 2,3% e le previsioni nono sono certo rosee, visto che per il 2015 il valore dovrebbe scendere fino a 1,3%. Tanto per rendere l'idea, gli USA dominano la classifica con un T-index di 24,4%, calcolato considerando i 245 milioni di utenti della rete con i 57.627 dollari di PIL pro capite, seguiti dalla Cina con l'11,5% (485 milioni di utenti e 13,665 dollari di PIL) e dal Giappone con il 6,6%.

Con una popolazione di internauti di 30 milioni di individui e un PIL medio di 44,432 euro l'Italia si piazza così in decima posizione, scivolando alle spalle di altri stati in cui la penetrazione della rete è stata maggiore e di conseguenza è aumentato anche il peso del web nella produzione nazionale interna; gli scenari futuri vedono infatti l'affermarsi sul mercato delle cosiddette “nuove economie”, cioè paesi in forte crescita come Brasile, Russia, India e Cina.

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