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Rapporto Trasparenza Google: aumentano le richieste governative del 15%

Google ha reso noti i dati relativi al secondo semestre del 2015 per quanto riguarda il Rapporto sulla Trasparenza e, rispetto al precedente semestre, le richieste governative sono aumentate del 15 percento. In totale le richieste sono state 40.677, erano state 35.365 nel primo semestre del 2015.
A cura di Francesco Russo
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Google ha reso noti i dati relativi al secondo semestre del 2015 per quanto riguarda il Rapporto sulla Trasparenza e, rispetto al precedente semestre, le richieste governative sono aumentate del 15 percento. In totale le richieste sono state 40.677, erano state 35.365 nel primo semestre del 2015. La percentuale dei dati rilasciati dal colosso di Mountain View è stata del 64 percento. In Italia le richieste sono state 897, in calo rispetto al primo semestre 2015 quando erano state 958. La percentuale dei dati rilasciati è stata del 41 percento.

Nel secondo semestre, dunque, aumentano le richieste di dati da parte dei governi verso Google: +15 percento nel secondo semestre del 2015 per un totale di 40.677. La maggior parte delle richieste, circa 12.500, sono state presentate dagli Usa, seguiti da Germania (7.500), Francia (4.000), Regno Unito (3.500) e India (3.250). L'Italia ha avanzato 897 istanze legali, in calo rispetto alle 956 del primo semestre.

Il Rapporto sulla Trasparenza di Google rende noti anche i dati relativi al "diritto all'oblio" il principio introdotto dalla Corte di Giustizia Europea con la sentenza del 13 maggio del 2014, garantendo a tutti i cittadini europei il diritto a veder cancellati sui motori di ricerca i link a notizie personali "inadeguate o non più pertinenti". Ad oggi i link rimossi sono 580.000. Anche in questo caso si registra un aumento, erano state infatti 440.000 i link rimossi nel primo semestre del 2015.

Nel comunicato pubblicato sul blog di Google dedicato alla Public Policy, la casa di Mountain View esprime soddisfazione per la recente approvazione del Privacy Shield, lo scudo sulla privacy nato dall'accordo tra UE e Usa in sostituzione del Safe Harbour, reso inapplicabile da una sentenza sempre della Corte di Giustizia Europea. Google si dice soddisfatta degli sforzi fatti dal Congresso Usa per garantire la privacy dei cittadini Usa e anche dei cittadini non americani, contribuendo a creare le condizioni per migliorare le leggi attualmente vigenti.

"Google" – si legge ancora nel post – "non vede l'ora di lavorare con le nuove regole sulla privacy, nel rispetto degli utenti, ovunque essi si trovino".

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