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Un medico su due “visita” i pazienti su WhatsApp

Con un paio di tap si seleziona l’immagine e la si invia al proprio medico. Su WhatsApp. È una pratica sempre più diffusa in Italia, dove il 56 percento dei medici utilizza regolarmente i servizi di messaggistica istantanea per comunicare con i propri pazienti.
A cura di Marco Paretti
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"Ho un fastidio alla gola con un forte prurito. Aspetti, le mando la foto". Con un paio di tap si seleziona l'immagine e la si invia al proprio medico. Su WhatsApp. È una pratica sempre più diffusa in Italia, dove il 56 percento dei medici utilizza regolarmente i servizi di messaggistica istantanea per comunicare con i propri pazienti. Un dato in crescita rispetto agli anni scorsi: nel 2015 era pari al 50 percento, mentre nel 2014 si assestava sul 33 percento. Lo rivela l'ultimo rapporto sulla Sanità digitale presentato dal Politecnico di Milano.

Un trend la cui forte crescita è dovuta principalmente alla velocità con cui è possibile contattare il medico, anche mostrando elementi visivi come i risultati di un esame o eventuali sintomi presenti sul corpo. Un approccio digitale che, secondo il documento del Politecnico, è stato subito abbracciato dai medici, che sempre su WhatsApp o Facebook rispondono prontamente alle richieste dei propri pazienti. Il problema semmai è che questo rapporto avviene quasi esclusivamente attraverso servizi privati e non, come vorrebbe l'Agenda digitale italiana, all'interno delle piattaforme della Pubblica Amministrazione.

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In particolare, il rapporto medico/paziente dovrebbe poter avvenire online attraverso il Fascicolo sanitario elettronico che, nonostante il suo lancio previsto per il 2015, attualmente è attivo solo in sei regioni: Emilia-Romagna, Lombardia, Sardegna, Valle d'Aosta, Toscana e Provincia Autonoma di Trento. La soluzione della PA, peraltro, potrebbe persino rivelarsi un flop: se da un lato è vero che i cittadini hanno dimostrato di essere interessati a soluzioni digitali in grado di agevolare la comunicazione con il medico, dall'altro l'arrivo di una piattaforma gestita dal governo potrebbe non spostare l'attenzione dalle applicazioni ad oggi più utilizzate.

Un rischio, quindi, che però sembra attutito dall'esperienza maturata nelle regioni più digitali. Dove è possibile prenotare esami e visite online o accedere ai referti, per esempio, il numero di chi lo fa è cresciuto dell'85 percento tra il 2014 e il 2015. Il prossimo passo è quello di migliorare tutti gli aspetti del rapporto digitale tra pazienti e strutture ospedaliere, primo su tutti il pagamento online, anch'esso cresciuto del 14 percento nel corso degli anni. L'obiettivo è quello di arrivare a spostare definitivamente la comunicazione da WhatsApp e Messenger alle piattaforme della PA.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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