Una rete capillare per rendere possibile il futuro

Uno scarto tecnologico da colmare: su 20 milioni di connessioni a internet attive in tutta Italia, solo 3 milioni viaggiano infatti su reti ad altissima velocità. Ora però arrivano progetti che prevedono l’uso “massivo” per i prossimi 10 anni delle infrastrutture telematiche ad altissime velocità e capacità: tra quantum computing e fiber sensing, la fibra ottica sta già portando una rivoluzione in molti campi, da quello meteorologico a quello sanitario e della tecnologia a tutto tondo.
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A cura di Ciaopeople Studios

Se la digitalizzazione in questi ultimi 3 anni ha subito una forte accelerazione dovuta a cause impreviste come la pandemia, è alla fibra ottica che dobbiamo la rivoluzione del mondo delle telecomunicazioni: grazie a essa sono state connesse zone difficili da raggiungere – come quelle montuose della dorsale appenninica e i piccoli borghi che le puntellano, oltre a tante isole italiane. L’obiettivo è quello di digitalizzare ogni zona, metropoli o piccola frazione arroccata che sia ma anche di sviluppare una sorta di sistema nervoso digitale del Paese. Tutto questo è avvenuto, e ancora sta avvenendo, grazie al piano di investimento nazionale di 15 miliardi di euro targato Open Fiber: l’operatore di telecomunicazioni primo in Italia – e leader in Europa – nelle infrastrutture in fibra ottica fino a casa (FTTH) ha già coperto in fibra oltre 13 milioni di unità immobiliari, mentre in oltre 4mila comuni i servizi sono in vendibilità. Oggi, circa il 70% dei clienti attivati in Italia su rete FTTH (ossia la fibra ottica che arriva fino al modem dell’utente) naviga su infrastruttura Open Fiber. Una rete velocissima, ma poco sfruttata: su circa 20 milioni di linee attive, solo 3 milioni (15%) sono quelle su infrastrutture VHCN (ossia quelle che hanno una connessione velocissima, da almeno 1000 Mbit/s in download). Il tema non è quindi solo tecnologico, ma anche culturale.

RESTART: innovazione tecnologica ed educazione al digitale

Su questo punto è necessaria la sinergia di più enti e soggetti che possano fare da stimolo nella diffusione di applicazioni e servizi di telecomunicazioni: pubbliche amministrazioni, PMI, enti di ricerca, istituzioni e altri fornitori rappresentano una platea vasta per incentivare a utilizzare le infrastrutture già realizzate. Per questo, Open Fiber ha deciso di partecipare a RESTART (Fondazione di partecipazione RESearch and innovation on future Telecommunications systems and networks, to make Italy more smART – FONDAZIONE RESTART), un programma ambizioso che coinvolge le aziende del settore delle telecomunicazioni, i centri di ricerca e le Università italiane sul tema dell’innovazione tecnologica del prossimo decennio.

Progetti che puntano al futuro 

I progetti in campo sono già tanti e vanno dal settore education a quello della creazione di start up, dalla risoluzione del divario Nord-Sud allo sviluppo di nuove tecnologie. Qualche esempio? È possibile attraverso le telecomunicazioni e la rete in fibra ottica rendere più efficienti e sostenibili le società di distribuzione di energia? Sembra che una maggior efficienza consentirebbe un risparmio energetico del 10-15% (con riduzione anche della CO2): l’obiettivo di Open Fiber in questo specifico progetto (Telesmeg) è quello di migliorare il monitoraggio e il controllo dei consumi attraverso l’attività (ancora da valutare e sperimentare) di una cabina di regia intelligente in grado di prevedere gli stoccaggi e ottimizzare la distribuzione. E cosa dire dell’applicazione della fibra ottica nel quantum computing? La fibra è un partner essenziale in questo settore in forte crescita, capace di trovare applicazioni nella diagnostica e nella ricerca scientifica sanitaria, nella finanza, nella logistica, nel marketing e nella meteorologia: tutto questo è Rigoletto, il progetto coordinato dal Prof. Castoldi della Scuola Superiore Sant’Anna. Ma le collaborazioni di Open Fiber sono anche con il CNR (Prof. Passarella), con focus sull’User-centric Pervasive Internet; sulle architetture di Edge Computing (Pesco); con l’Università Federico II di Napoli, per sviluppare uno switch attivo completamente ottico (Graphics), programmabile da remoto, e con l’Università di Palermo (Net4Future, progetto coordinato dalla Prof.ssa Ilenia Tinnirello) per incentivare l’innovazione.

Contro un sisma, una “semplice” fibra ottica

Ma può la fibra ottica aiutare a prevenire i danni causati da eventi catastrofici come i terremoti? Ebbene sì: può fare anche da sensore di rilevamento! Il progetto sperimentale MEGLIO – Measuring Earthquakes signals Gathered with Laser Interferometry on Optic Fibers – in collaborazione con Open Fiber, BAIN, l’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia), l’INRIM (Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica) e Metallurgica Bresciana S.p.A., ne è un esempio. Nel caso di un sisma, infatti, la fibra ottica si allunga in modo quasi impercettibile (dell’ordine del millesimo di millimetro), a causa del movimento del terreno. Questa azione meccanica provoca un cambiamento di fase nel segnale luminoso misurabile con estrema precisione. Questo dato può essere rilevato a migliaia di chilometri di distanza e anche elaborato per indicare il luogo preciso e l’intensità del terremoto – tutto è possibile grazie alla capillarità della rete in fibra ottica. Una testimonianza la si trova nel tratto tra Ascoli Piceno e Teramo dove scorre una rete di 30 km, che è la prima fibra percettiva del mondo: un fiber sensing che non solo connette ma anche monitora i sismi.  Se non è futuro questo!

Contenuto pubblicitario a cura di Ciaopeople Studios.
 
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