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Verso Crash Bandicoot 4: la storia del celebre marsupiale videoludico

Manca poco all’arrivo di Crash Bandicoot 4: It’s About Time, seguito ufficiale della storica trilogia degli anni Novanta creata da Naughty Dog per la prima PlayStation. Ripercorriamo la storia della celebre icona videoludica, in vista del suo atteso ritorno per l’attuale generazione di console.
A cura di Lorena Rao
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Domani 2 ottobre 2020 arriverà su PlayStation 4 e Xbox One l’atteso Crash Bandicoot 4: It's About Time, sviluppato da Toys for Bob per Activision. Si tratta del ritorno ufficiale di una delle mascotte videoludiche più iconiche della storia del medium. L’eccentrico marsupiale è infatti stato simbolo della prima generazione PlayStation. Ripercorriamo brevemente la sua storia in vista del suo acclamato ritorno.

Prima di Crash Bandicoot

L’ideazione di Crash Bandicoot è merito di Jason Rubin e Andy Gavin, due ambiziosi californiani. La loro storia, riportata simpaticamente in All Your Base Are Belong to Us di Harold Gordlberg, comincia negli anni Ottanta. Al tempo i due sono giovani studenti di un campo estivo organizzato dall’Hebrew School. In quell’occasione legano fortemente, grazie a una grande passione in comune: i videogiochi. Ecco quindi che, durante quei giorni estivi, Rubin e Gavin decidono di istituire un team di sviluppo di loro proprietà per potere creare i propri videogiochi. Nasce così a Santa Monica (California) la JAM Software, con la quale Rubin e Gavin realizzano il titolo sciistico Ski Crazed, il didattico Math Jam e l'adventure game chiamato Dream Zone.

Nel 1989 la software house californiana cambia nome in Naughty Dog e si dedica allo sviluppo di Rings of Power, un gioco di ruolo con visuale isometrica ispirato a Ultima II dell’astronauta Richard Garriots, pubblicato nel 1991. Il titolo vende 60 mila copie ma non sono sufficienti per potere mandare avanti l’azienda. La soluzione viene offerta da Universal Studios, che acquisisce Naughty Dog per lo sviluppo di un platform per la nuova PlayStation.

La nascita di Crash Bandicoot

In quel momento il panorama videoludico è molto dinamico. Forte del successo degli anni Ottanta, Nintendo accresce il proprio monopolio con l’uscita di Super Entertainmente Nintendo (SNES), che consolida Mario tra i personaggi più popolari dell’epoca. Accanto al colosso di Kyoto c’è SEGA, che nel 1991 guadagna terreno con l’uscita di Sonic: The Hedgehog. Sony ha quindi bisogno di una mascotte PlayStation che riesca ad insinuarsi tra le potenti concorrenti.

Per la sua estetica, Rubin e Gavin prendono d’ispirazione l’Australia. Il primo animale proposto è un marsupiale, il wombat, di nome Willy, ma l’idea sembra non convincere. La svolta arriva quando Rubin, sfogliando una guida turistica del Pacifico del Sud, si imbatte nel bandicoot, un altro marsupiale. È amore a prima vista. “Quando la gente pensa a quella parola, vogliamo che la prima cosa che salti in mente sia il nostro personaggio, non il vero animale”, afferma Rubin durante una riunione, come riporta Goldberg nel già citato libro. Inizia così l’ideazione di quello che sarà Crash Bandicoot. Gavin lo descrive come un essere dotato di gran cuore, coraggioso, ma anche testardo e irriverente. In lui si ritrovano le principali caratteristiche dei suoi competitor. In effetti, a pensarci bene, Crash, con le sue scarpe di tela e i suoi pantaloni blu, rimanda al look sportivo di Sonic, mentre il suo gran cuore ricorda Mario. Il tutto però viene reinterpretato nello stile Naughty Dog.

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Il 31 agosto del 1996 Crash Bandicoot debutta negli Stati Uniti, mentre a novembre in Europa, ottenendo un successo strabiliante, soprattutto tra i giovani. I meriti sono diversi. Al di là del gameplay avvincente, sono i dettagli a rendere memorabile il gioco: nel corso dei livelli, la flora rigogliosa trasporta i giocatrici e giocatori in Australia, dove vivono personaggi eccentrici in grado di strappare più di una risata, come Papu Papu, Ripper Roo, e l’antagonista principale, il Dr. Neo Cortex. Anche lato sonoro il lavoro di Naughty Dog è pregevole, dato che ha richiesto la supervisione di Mark Mothersbaugh, membro dei DEVO, band new wave statunitense diventata particolarmente nota tra gli anni Settanta e Novanta.

Il ritorno di Crash Bandicoot con N. Sane Trilogy

Rubin e Gavin riescono nel loro intento, creando una vera e propria icona. Il loro gioco fattura bene e il riscontro positivo di giocatrici e giocatori è evidente. Per queste ragioni vengono realizzati altri due capitoli di Crash , fino ad arrivare al racing game Crash Team Racing (CTR) del 1999. Il risultato della serie sono 40 milioni di copie vendute in tutto il mondo. Un vero e proprio fenomeno.

Tuttavia, dopo CTR, Jason e Rubin abbandonano Naughty per motivi personali, per lo più di salute. Nonostante le soddisfazioni e le ambizioni coronate, lo stile di vita frenetico che richiede la game industry non è sostenibile per i due, specie per Gavin. Il brand Crash Bandicoot passa quindi nelle mani di Traveller's Tales, che porta all’uscita nel 2001 di Crash Bandicoot: L'ira di Cortex. È il primo titolo della serie a fuoriuscire dall’ecosistema di esclusive PlayStation. Non verrà mai replicato il successo della trilogia originaria, nemmeno quando la serie passerà a Vicarious Visions, team che si è occupato dei titoli della serie rivolti alle console portatili come il Game Boy Advanced. Successivamente Crash passa nelle mani di Radical Entertainment, il cui titolo più noto è Crash of the Titans. Infine il celebre marsupiale passa sotto l’ala di Acitvision, con Crash: Il dominio sui mutanti.

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Nessuno di questi è un titolo particolarmente negativo, tuttavia i risultati non sono paragonabili a quelli della giovane Naughty Dog. Crash Bandicoot rischia di finire nel dimenticatoio. La svolta arriva nel 2017, quando Activision e Vicarious Visions danno origine al remake N. Sane Trilogy, versione ammodernata della storica trilogia ideata da Rubin e Gavin. Il ritorno alle origini dimostra che Crash è ancora un’icona adorata e apprezzata, basta rimetterlo nel suo ambiente originario. Nel 2019 arriva anche il remake di CTR, intitolato Crash Team Racing Nitro-Fueled. Lo sviluppo questa volta è affidato a Toys for Bob, che dimostra l’abilità di rispettare il titolo originario, ma anche di saperlo rendere appetibile al pubblico videoludico odierno, grazie ad un’ottima struttura multplayer.

Verso il futuro con Crash Bandicoot 4: It's About Time

Così si arriva al 2 ottobre 2020, giorno in cui arriverà il seguito ufficiale della vecchia trilogia, Crash Bandicoot 4: It's About Time. Il quarto capitolo si presenta come una fusione tra passato e futuro: le meccaniche e l’impatto visivo ripropongono le atmosfere conosciute in Crash Bandicoot 2: Cortex Strikes Back e ancor di più in Crash Bandicoot 3: Warped. Livelli naturalistici si alternano ad altri di tipo futuristico, enfatizzando il mix stilistico caratteristico della serie. Tale mix riguarda anche la dimensionalità: vi sono fasi in 2D mischiate ad altre basate sulla profondità.

Ciò che però incuriosisce sono le novità inserite all’interno di Crash Bandicoot 4: It's About Time. Innanzitutto il protagonista ufficiale non è più il solo Crash, ma anche la sorellina Coco e il già citato cattivo, Dr. Neo Cortex. Giocare nei suoi panni, con livelli strutturati ad hoc, permette di conoscere nuovi retroscena della trama. Ciò implica anche una giocabilità diversa, dato che il malvagio dottore si affida alle armi anziché agli attacchi fisici sfruttati da Crash. La novità centrale di Crash Bandicoot 4: It's About Time è però rappresentata dalla maschere. Nel corso dell’avventura sia Crash che Coco possono usare dei particolari travestimenti che cambiano la fruizione dei livelli. Rallentamento del tempo, materializzazione e smaterializzazione di scatole, e molto altro ancora. Una novità che arricchisce e varia la sfida ludica contenuta nei diversi livelli.

Questo breve tuffo nel futuro in vista dell’uscita ufficiale di domani, si conclude con una breve riflessione sulla difficoltà. Per chi gioca da tanto tempo riconoscerà che il livello di sfida si sia attenuato nei giochi contemporanei, salvo eccezioni come Dark Souls. Crash Bandicoot 4: It's About Time riprende la difficoltà classica dei vecchi platform dedicati al marsupiale, che sì, farà arrabbiare, ma allo stesso tempo accende la scintilla della sfida. Soprattutto se si gioca nella modalità retro, che prevede sole tre vite. Un modo di gioco rivolto a giocatrici e giocatori veterani. Per i più giovani invece è disponibile la modalità moderna, in cui si ha a disposizione un numero infinito di vite. È inoltre presente una modalità multiplayer per giocare offline con altri amici, per un massimo di 4 utenti.

Quanto riportato sinora rende evidente che Crash Bandicoot 4: It's About Time unisce passato e futuro, fan di vecchia e nuova data, aggiungendo contenuti che entrano perfettamente nello stile e nelle struttura consolidata della serie. Un nuovo esordio ufficiale per Crash Bandicoot e i suoi amici (e nemici), dunque, pronti a tornare alla ribalta come prima, più di prima.

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