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Xiaomi Mi Band, videorecensione: la fitband più economica è anche quella con la migliore autonomia

Seppur non perfetta e con una serie di grosse limitazioni, prima fitband di Xiaomi è senza ombra di dubbio l’indossabile con il miglior rapporto qualità prezzo: leggera, piccola, del tutto automatica e con un’autonomia praticamente infinita, la Mi Band ha tutte le carte in regola per rivoluzionare il mercato dei wearable.
A cura di Dario Caliendo
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Nonostante gli smartwatch stiano (finalmente) iniziando a prendere piede e a interessare anche agli utenti medi, il mondo delle fitband non ne ha assolutamente risentito. Sempre più persone sono attratte da questa tipologia di dispositivi, progettati e venduti con un solo scopo: analizzare lo stile di vita di chi li indossa. E se prodotti come l'UP24 di Jawbone o il Fitbit hanno invaso le catene di grande distribuzione, c'è un'azienda cinese che molto presto rivoluzionerà (anche) questo mercato: Xiaomi.

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L'azienda ormai capitanata dall'ex Google Ugo Barra, è famosa nel mondo della tecnologia per aver prodotto il Mi3 e – successivamente – il Mi4, due smartphone potentissimi, realizzati con materiali e tecniche costruttive di alto livello, ma venduti a un prezzo molto più competitivo dei soliti Galaxy S5, HTC One M8 e LG G3. Un business model molto aggressivo, orientato perlopiù ai mercati emergenti, che ha influenzato anche la distribuzione della Mi Band, il primo dispositivo indossabile dell'azienda, che verrà ricordato dagli appassionati per due caratteristiche fondamentali: il prezzo contenutissimo, e l'autonomia praticamente infinita.

E così, mentre le altre aziende continuano a vendere i propri prodotti a prezzi non inferiori ai 100 euro, Xiaomi fa tremare – di nuovo – il mercato e si prepara a vendere (presto anche in Italia) la fitband più economica, ma con la maggiore autonomia di sempre.

Caratterizzata da un design molto discreto e da un peso molto ridotto, la Mi Band è una fitband comodissima da utilizzare che non appesantirà assolutamente il polso, neanche durante la notte. Il cinturino è realizzato in gomma semi rigida, con una chiusura funzionale e poco ingombrante e, proprio come accade con il FitBit, non è altro che una vera e propria cover, che può anche non essere utilizzata e da la possibilità all'utente di indossare il dispositivo semplicemente inserendolo in tasca, e non necessariamente al polso.

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Come tutte le altre fitband, la Mi Band è essenzialmente un contapassi dotato di accelerometro, giroscopio e bluetooth, in grado di rilevare l'attività fisica quotidiana di chi lo indossa e la qualità del sonno durante la notte. Ma a differenza di tutte le altri bracciali per il fitness, risolve uno dei freni maggiori degli indossabili: essere schiavi del caricabatteria. Da quando abbiamo in test la Mi Band infatti, non siamo ancora riusciti a scaricarla totalmente, e dopo circa dieci giorni di utilizzo la carica rimanente è ancora di circa il l'80 percento. Incredibile.

La precisione delle rilevazioni relative al movimento è buona e paragonando i risultati ottenuti nello stesso periodo con il FitBit (indossato contemporaneamente e allo stesso polso della Mi Band), la differenza di passi rilevati tra i due dispositivi è minima. Il discorso è sensibilmente diverso quando si tratta di analisi del sonno, ma molto probabilmente perché l'indossabile di Xiaomi è progettato in modo da rilevare automaticamente la tipologia di attività in corso (sonno incluso), il che tende a rendere meno preciso il rilevamento soprattuto nel momento di transizione tra le diverse modalità.

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Cuore pulsante della Mi Band è l'applicazione che gestisce il dispositivo, ma ne è anche la più grande limitazione. L'app Mi Band attualmente è compatibile esclusivamente con i dispositivi Android e – per ora –  è disponibile solo nel Play Store cinese, senza alcuna localizzazione. Nei nostri test abbiamo scaricato la versione italiana dell'app, egregiamente tradotta dai ragazzi di Miui.it, che non sono retribuiti in alcun modo dall’azienda e che svolgono un lavoro fantastico, ma esclusivamente per pura passione.

Localizzazione e disponibilità a parte, come l'apprezzatissima MiUI, anche l'interfaccia grafica dell'app Mi Band è curata in ogni minimo particolare, funzionale e ben fatta. Nella schermata principale verranno visualizzati i passi compiuti nell'arco della giornata, ai quali saranno affiancate una serie di informazioni relative alle calorie bruciate, ai minuti trascorsi facendo attività intense e una sorta di classifica temporale nella quale sarà possibile vedere le varie fasi della propria giornata.

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Molto interessante anche la possibilità di attivare la notifica delle chiamate in entrata, con la quale il bracciale vibrerà ogni volta che si riceverà una telefonata. Purtroppo però, si tratta di una funzione non associabile a nessun'altra tipologia di applicazione o di notifica.

Da migliorare la sveglia intelligente, una caratteristica ormai vista in tutte le fitband attualmente disponibili nel mercato: nonostante la vibrazione sia molto forte, quando si attiva la sveglia, il braccialetto vibra per poco tempo, con ovvie conseguenze.

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Insomma, tirando le somme, anche la Mi Band è promossa a pieni voti. Partendo dal presupposto che non è un indossabile dedicato alle notifiche e considerandone anche le limitazioni – derivanti perlopiù dal modello di business intrapreso da Xiaomi – l'incredibile rapporto qualità/prezzo, l'impermeabilità (il braccialetto è infatti certificato IP67), la batteria e l'ottima applicazione (purtroppo solo per Android), la fitband dell'azienda capitanata da Hugo Barra è senza dubbio uno degli indossabili più interessanti.

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