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Google, il diritto all’oblio diventa globale (o quasi)

Nel corso delle ultime ore l’azienda di Mountain View ha chiarito definitivamente quello che sarà il suo approccio nei confronti del diritto all’oblio “globale”, che sarà accolto solo in parte e sottostando a criteri territoriali.
A cura di Marco Paretti
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Fin dall'introduzione del Diritto all'Oblio, ossia la possibilità data all'utente di chiedere la rimozione di informazioni e link divenuti col tempo non più corrispondenti alla realtà, non sono mancate le problematiche tra Google e governi, molti dei quali vorrebbero censurare i link in tutto il mondo e non solo nel paese che ne ha richiesto l'eliminazione. Nel corso delle ultime ore l'azienda di Mountain View ha chiarito definitivamente quello che sarà il suo approccio nei confronti di queste richieste, che saranno accolte solo in parte e sottostando a criteri territoriali.

Innanzitutto la censura dei link non sarà globale ma caratterizzerà solo i risultati di ricerca nei paesi in cui è stata richiesta la rimozione. Ciò che cambia è però il fatto che la censura sarà attiva su tutti i domini europei di Google e non solo su quelli locali. In breve, ciò che decreterà se un link sarà visibile o meno sarà la provenienza della ricerca e, quindi, la residenza di chi la effettua. In questo modo i link che hanno ottenuto la rimozione saranno oscurati solamente per i cittadini del paese in oggetto e non in tutto il mondo, sebbene la censura caratterizzi effettivamente tutti i domini europei di Google.

"Crediamo che questo livello aggiuntivo di eliminazione ci permetta di fornire la protezione che gli enti europei hanno richiesto" ha spiegato l'azienda di Mountain View in una nota. "Mantenendo al tempo stesso il diritto delle persone negli altri paesi di continuare ad accedere alle informazioni legalmente pubbliche". Insomma, si tratta di un avvicinamento alla richiesta dei governi di "globalizzare" l'oblio, pur mantenendo la funzione di geolocalizzazione che consente a chi non è colpito dal blocco di usufruire normalmente delle informazioni.

Il diritto all'oblio deriva da una sentenza della Corte di Giustizia europea del 13 maggio 2014, la quale ha definito Google e tutti i motori di ricerca responsabili dei contenuti pubblicati su pagine web da terzi, proprio per il fatto di essere essi stessi responsabili della conservazione e della gestione di quegli stessi dati. Per essere rimosso, un contenuto deve essere ritenuto "inadeguato, irrilevante, non più rilevante o eccessivo e non di pubblico interesse".

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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