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Opinioni

40 anni di Apple, storia di un colosso tecnologico che continua a “pensare differente”

L’1 aprile 1976 nasceva Apple. Sono passati 40 anni da quando Jobs diede vita ad una realtà oggi più rilevante che mai, una delle poche in grado di rivoluzionare davvero il mondo grazie a dei prodotti tanto audaci quanto entusiasmanti. Come la Apple di quattro decenni fa.
A cura di Marco Paretti
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Pensare, organizzare, comunicare, imparare e giocare. Sono i cinque pilastri sui quali Apple ha costruito la sua storia, i suoi prodotti e il suo impero. Che, nonostante dispositivi, forme, obiettivi e nomi differenti, alla fine può essere ricondotto ad un'unica cosa: personal computer. Dai primi, storici pensati all'interno del leggendario garage della famiglia Jobs fino agli ultimi, piccoli, compatti e che ci portiamo dietro quotidianamente. Da 40 anni Apple cambia radicalmente il mondo – non solo della tecnologia – a piccoli e grandi passi, sbagliando, fallendo e riprovando ancora. Spesso ha peccato di audacia, arrivando ad anticipare troppo i tempi con prodotti per i quali il mercato non era ancora pronto, ma quasi sempre è tornata a proporli nelle maniere e con i tempi corretti. Così il mercato si è evoluto, ma le nostre necessità, alla fine, sono rimaste le stesse.

Pensare, organizzare, comunicare, imparare e giocare. Sui Mac, gli iPod, gli iPhone, a casa e in mobilità. L'azienda di Cupertino non è stata di certo la prima realtà tecnologica, anzi. Commodore, Altair, Ohio, Victor e altre sono venute ben prima di lei. Ma solo dal 1976 la tecnologia è diventata davvero personale. Non solo nelle funzioni ma anche e soprattutto nel design, reso sempre funzionale e mai scontato, sia nelle interfacce grafiche che nell'aspetto dei prodotti. Un cambiamento nel concetto di tecnologia iniziato esattamente 40 anni fa, l'1 aprile 1976, dalle menti di Steve Jobs e Steve Wozniak. Forse nemmeno in un garage, che, secondo una recente intervista rilasciata da Wozniak, sarebbe solo un mito, un luogo che nel settore è diventato una sorta di tempio sacro.

steve jobs tim cook

In realtà i primi anni sono stati piuttosto turbolenti: i primi Macintosh si sono scontrati con la concorrenza di IBM e Microsoft, riuscendo a scalfire il mercato ma non raggiungendo un vero e proprio equilibrio aziendale. Tanto che, qualche anno dopo, Jobs è stato costretto a lasciare le redini della sua realtà in favore di CEO meno "spirituali", sotto i quali sono nati prodotti che non hanno mai realmente raggiunto l'apice del successo. La dipartita di Jobs da Apple resta però uno dei momenti più significativi della sua vita e della sua carriera: se non avesse lavorato in Pixar e NeXT, probabilmente non sarebbe stato in grado di tornare nell'azienda da lui fondata per farla davvero ripartire dalle basi.

È il 1996, 20 anni dopo la sua fondazione. La prima azione di Jobs fu quella di stringere un patto con il suo acerrimo nemico: Bill Gates. Un accordo da 150 milioni di dollari con il quale si assicurava il supporto di Office su Mac per cinque anni, lasciando però cadere l'accusa rivolta a Windows di aver copiato il design di Mac OS. Questo diede tempo e risorse al team della sua NeXT per ricostruire da zero Mac OS e per dare una rinfrescata al design dei computer della mela. Come? Grazie alla fiducia riposta in Jony Ive, la mente dietro ai colorati iMac e al sempre riuscito design dei dispositivi Apple.

steve jobs ibm

Da quel punto in poi è iniziata la Apple come la conosciamo ora: computer realizzati solo internamente, iPhone, iPad, iTunes, l'App Store, l'Apple TV, etc. Nei suoi primi 40 anni Apple ha venduto qualcosa come 1,5 miliardi di computer in tutto il mondo e ogni anno guadagna 250 miliardi di dollari solo dalle vendite degli iPhone: ad oggi è una delle aziende con il valore più alto al mondo. Una crescita enorme, che però non ha mai allontanato l'azienda dall'idea di base: vendere personal computer. Dal più piccolo, l'Apple Watch, al più grande, l'iMac. Tutto il resto – iTunes, App Store e iCloud, per esempio – ha la funzione di amplificare le funzioni offerte da questi PC. Anche dopo la morte di Jobs, avvenuta nel 2011, l'azienda ha proseguito su questa strada. Ma, soprattutto, ha continuato a seguire il leitmotiv di Jobs: Think Different.

Pensa diversamente, anche se vuol dire farlo da chi quella frase l'ha pronunciata. Tim Cook, l'attuale CEO di Apple, ha fatto entrare l'azienda in una nuova era, la terza della sua storia. Una fase per certi aspetti strana, non esente da compromessi e caratterizzata da uno sguardo che va oltre il semplice settore tecnologico. Allo stesso tempo, però, questo cambiamento era inevitabile; sia perché ora i guadagni dell'azienda dipendono in larga parte dagli iPhone, il dispositivo che ha letteralmente spalancato le porte di un mercato ora diventato un fenomeno con il quale dobbiamo per forza di cose fare i conti quotidianamente, sia perché l'attenzione deve essere rivolta anche ai paesi emergenti e, soprattutto, ad oriente, dove c'è un enorme bacino di utenza pronto ad essere conquistato.

apple store

Poi c'è il futuro, incerto sia dal punto di vista dei prodotti attualmente esistenti che da quello dei progetti non ancora annunciati. Il segmento dei tablet, per esempio, potrebbe cannibalizzare quello degli stessi computer portatili, andando a rosicchiare sempre più la fetta dei MacBook, che nel frattempo stanno cercando di ritrovare una propria identità. C'è poi la grande incognita dell'Apple Car: si farà o non si farà? Il mercato sembra essere convinto che, prima o poi, la macchina della mela arriverà sul mercato. Quando, però, resta un mistero. Sicuramente non nel breve termine: c'è chi dice che una soluzione del genere, soprattutto se autonoma, potrebbe impiegare anche 30 anni prima di approdare sul mercato. Insomma, per ora ci teniamo la nostra Apple. Anziana, ma ancora entusiasmante e, a volte, inaspettata. Come la Apple del 1976.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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