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Opinioni

Addio web tricolore, ti hanno ucciso

Pochi giorni e poche righe di testo, sono bastati ad uccidere le ultime speranze di diffusione del Web e delle nuove tecnologie in Italia.
A cura di Dario Caliendo
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Chi se lo aspettava, e pure l'hanno fatto. Un paese già indietro in Europa per diffusione di internet e per qualità delle infrastrutture per la banda larga, è riuscito in pochi giorni a rendere ancora più distanti dai cittadini e dalle piccole e medie imprese lo sviluppo del web e delle nuove tecnologie.

Ministri, Parlamento, Governo ed Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni sono riusciti in un'impresa che ha dell'eccezionale.

In una manciata di giorni Ministri, Parlamento, Governo ed Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni sono riusciti a varare una serie di provvedimenti che rimarranno nella storia del web tricolore, nella storia degli analfabeti digitali. Dei provvedimenti controversi, dannosi, inutili, fuori dal tempo, che prendono la diffusione delle nuove tecnologie in Italia e la buttano in un groviglio di leggi, tasse e burocrazie che difficilmente aiuteranno l'Italia a diventare una meta ambita per tutte le grandi aziende tecnologiche.

Ma procediamo con ordine e vediamo cosa è successo.

Il 12 dicembre, l'AGCOM (l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) ha varato le sue norme per la tutela del diritto d'autore online, scavalcando la centralità delle prerogative parlamentali e giurisdizionali ed auto-attribuendosi un potere legislativo, esecutivo e giudiziario su qualsiasi  genere di contenuto pubblicato in rete. E' la prima volta che un organismo dello Stato (Magistratura a parte), pretende di regolamentare in maniera diretta ed in via amministrativa, dei reati e degli illeciti già previsti dal codice penale e dal codice civile.

L'AGCOM potrà inoltre imporre ai nostri ISP (Internet service provider) di dirottare il traffico verso determinate piattaforme: un potere che, a braccetto con la Web Tax, contribuirà con forza all'inevitabile isolamento telematico del Bel Paese.

Marcello Cardani, Presidente dell'AGCOM
Marcello Cardani, Presidente dell'AGCOM

Il tutto con una stesura che invece di intervenire con efficacia sugli "intermediari di pagamento", si concentra sulle "opere digitali", utilizzando più volte un termine che per la sua onnicomprensività rende più complicata l'interpretazione della norma e che praticamente finisce con l'interessare più o meno tutto ciò che è fruibile sul web.

Insomma, un'Autorità per domarli tutti.

Ma non finisce qui. Dolce creatura dell'Onorevole Francesco Boccia (PD), lo scorso venerdì 13 dicembre (una data che sembra calzare a pennello) è passata come emendamento in Commissione Bilancio la Web Tax. Un'iniziativa del tutto contraria al diritto europeo, duramente criticata dallo stesso Ministero dell'Economia, che va a colpire il cuore stesso del web ed il concetto di piattaforma globale, senza limiti di spazio o di valuta.

Ora, le imprese italiane che vorranno acquistare beni e servizi online potranno farlo solo da soggetti dotati di partita IVA italiana. Ora, tra le internet company di tutto il mondo ed il nostro Paese, c'è un precipizio colmo di leggi fiscali, burocrazia e provvedimenti.

Una proposta inutile, perchè ignora che avere partita IVA non significa dover versare un'imposta sul reddito: come stabilito dal regolamento 282/2011 dell’Unione europea, la partita IVA stessa non vale come presunzione di stabile organizzazione. In soldoni, le aziende straniere operanti in Italia sarebbero obbligate a versare l’IVA e non ad essere tassati sui redditi.

Una proposta inutile, perchè ignora che (in un certo senso) ci aveva già pensato l'Unione Europea: è già stato stabilito in sede UE, che dal 1 gennaio 2015 agli acquisti di servizi online verrà applicata l'imposta sul valore aggiunto in vigore nel paese compratore.

Ma non finisce qui. Non ancora! Sempre venerdì, il Consiglio dei ministri ha approvato il Decreto "Destinazione Italia": anche se il testo integrale del provvedimento non è ancora disponibile, tramite una nota (che porta la firma Presidente del Consiglio, Enrico Letta, del Vicepresidente, Angelino Alfano, e dei ministri dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, delle Infrastrutture e trasporti, Maurizio Lupi, e degli Affari esteri, Emma Bonino.) è possibile farsi un'idea su due disposizioni che lasciano basiti, soprattutto considerando che "Destinazione Italia" è nato per attrarre le aziende estere verso il nostro Paese.

“ Aver perso il treno della globalizzazione è stato un errore, perseverare in questo errore creando forme di autarchia antistoriche è un danno che non possiamo permetterci. ”
F. Piccinini

La prima disposizione evidenzia che la lettura dei libri verrà incentivata grazie ad un programma di benefici fiscali che, tutta via, non riguardano i libri elettronici. Una disposizione illuminata. Una disposizione del tutto fuori luogo. Una disposizione protezionistica. In un momento storico nel quale ci siamo ormai (quasi) tutti abituati a leggere ed a fruire contenuti digitali tramite tablet e smartphone. Una disposizione che va a braccetto con la rimozione dell'obbligo di adozione dei libri digitali per la scuola entro il 2015.

Insomma, potrebbe essere stata sancita la fine della già lenta diffusione dell'editoria digitale in Italia.

L'altra disposizione contenuta nel piano "Destinazione Italia" prevede la "tutela del diritto d’autore quale strumento per la soluzione delle controversie derivanti dall’utilizzo dei contenuti giornalistici da parte dei motori di ricerca o di aggregatori di notizie al fine di contemperare l’esigenza della circolare dell’informazione anche sulle piattaforme digitali con la garanzia del rispetto dei principi in materia di tutela del diritto d’autore". In soldoni, stabilisce che l’utilizzo dei contenuti propri di una testata giornalistica da parte del motore di ricerca, è consentito solo dopo un accordo con il titolare del diritto ed in mancanza di questo accordo, le condizioni economiche sono stabilite dall’AGCOM.

Una disposizione che trasforma radicalmente il senso di internet in Italia. Una disposizione che espianta il cuore stesso del web e che trasforma la rete, rischiando di eliminare l'ultimo vero spiraglio di informazione libera, a favore di una realtà nella quale pochi potranno decidere cosa si potrà leggere.

Una pioggia di misure che si andranno ad unire ad un nuovo decreto, al quale il Ministero dei Beni e delle Attività culturali sta lavorando da tempo, con lo scopo di aggiornare – aumentandoli – i compensi da copia privata, ovvero quell'indennizzo previsto dalla legge sul diritto d'autore, che riconosce ai titolari dei diritti, a fronte del mancato guadagno che soffrono ogni qualvolta un utente effettua una copia per uso personale di una loro opera (legalmente acquistata) senza pagare un apposito prezzo, che farà aumentare il costo di computer, smartphone, tablet e lettori mp3 di circa cento milioni di euro complessivamente.

Addio web tricolore, l'Italia ti ha ucciso.

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