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Anonymous e la verità sull’attacco a Il Giornale

Qualche giorno fa, sulle colonne de Il Giornale, è apparso un articolo a firma di Clarissa Gigante in cui il quotidiano annunciava di aver subito un attacco hacker ad opera di Anonymous, il collettivo salito agli onori della cronaca per la famosa Operation: Payback!
A cura di Angelo Marra
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Anonymous, la verità sull'attacco a Il Giornale

Qualche giorno fa, sulle colonne de Il Giornale, è apparso un articolo a firma di Clarissa Gigante in cui il quotidiano annunciava di aver subito un attacco hacker ad opera di Anonymous, il collettivo salito agli onori della cronaca per la famosa Operation: Payback!, ossia la rappresaglia nei confronti di società o governi rei di aver messo i bastoni tra le ruote a WikiLeaks e a Julian Assange. Grazie al provvido intervento della Polizia Postale, il danno è stato ridotto al minimo e il sito del quotidiano è rimasto inattivo solo per poco tempo. Abbastanza però per accusare il collettivo di aver attaccato la libertà di stampa e per gridare al bavaglio.

Nella redazione di Via Negri dovrebbero avere maggiore memoria di ciò che era solito affermare Indro Montanelli, il grande giornalista fondatore del quotidiano, a proposito di chi grida: il sapere e la ragione parlano, l'ignoranza e il torto urlano. La reazione del quotidiano appare quantomeno surreale; la testata infatti è stato bersaglio di un attacco in quanto appartenente al gruppo di proprietà dell'inquilino di Palazzo Chigi (del fratello in realtà, ma la sostanza resta), il quale non ha mai fatto mistero della sua propensione alla censura ed alla limitazione della stampa, perlomeno quella non gradita.

Anonymous ha voluto manifestare il suo disaccordo con questi principi e lo ha fatto alla sua maniera, oscurando per brevi lassi di tempo il sito de Il Giornale, ma da qui a parlare di censura, di bavaglio, ce ne vuole davvero. Il fatto poi che Anonymous abbia nel proprio codice deontologico il divieto di attaccare media di qualsiasi orientamento non deve essergli sembrato in contraddizione con quanto accaduto e nulla ha stuzzicato il loro olfatto da segugi nell'approfondire la faccenda. Se lo avessero fatto, avrebbero scoperto che l'attacco al sito del quotidiano è stato un errore, o meglio una libera iniziativa di hacker italiani, subito condannati dalla comunità di Anonymous, da sempre a difesa della sacralità della libertà di informazione, anche se sgradita. Ma si sa, la vocazione al martirio fa gola a molti e farsi tante domande a volte non serve alla causa. A qualcuno però il sospetto è venuto e piano piano la verità è uscita fuori.

Gli obiettivi degli attacchi vengono generalmente discussi e votati da tutta la comunità hacker e durante l'ultimo meeting virtuale, per scherzo, era stato candidato anche il sito de Il Giornale. Nonostante fosse il target più votato dalla community italiana, sarebbe stato contro il codice di autoregolamentazione, pertanto la scelta era caduta sul sito della Camera dei Deputati. Durante l'azione internazionale ai nostri siti istituzionali però, la divisione italiana di Anonymous ha deciso comunque di portare avanti l'attacco anche nei confronti della testata, attirando su di sé l'ira della rete, che ha minacciato la chiusura della sezione italiana al prossimo errore. Gli hacker italiani dal canto loro hanno replicato sostenendo che la situazione nostrana sia atipica e che le battaglie vadano condotte secondo il terreno di gioco e non con regole universali e intanto la bagarre continua a spaccare il mondo del web. Al Giornale di Sallusti, convinto di essere finito nel mirino di un complotto mondiale, resta l'amarezza di essere stato considerato solo dai pirati nostrani, che quando hanno dovuto scegliere chi punire in nome della libertà, non hanno avuto esitazioni.

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