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Arianna Huffington vs il paywall del New York Times

Arianna Huffington fondatrice de “The Huffington Post”, durante una conferenza presso il Gilt Groupe, rivela che il paywall del New York Times non funziona, ha delle falle.
A cura di Giovanna Di Troia
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Arianna Huffington  è la famosa co-fondatrice, insieme a Kenneth Lerer e Jonah Peretti, dell’Huffington Post: un giornale online, aggregatore di notizie e blog che spazia dalla politica ai media, passando per business, intrattenimento e commenti vari. Lanciato nel 2005, è stato acquisito da AOL  per  315 milioni di dollari, ma nonostante ciò i 9.000 blogger dell’Huffington Post scrivono solo per gloria e visibilità, tanto da lanciare una class action contro Arianna Huffington.

Ai più sarà ormai arcinota, ma questa volta Arianna Huffington/strega di Biancaneve cosa altro ha combinato?

Ebbene,  durante una conferenza presso il  Gilt Groupe, Arianna Huffington  si è scagliata contro il suo principale rivale, il New York Times. Ed ha iniziato a tirare frecciatine all’eminente quotidiano statunitense che il 28 marzo scorso, nella sua versione online,  è diventato anch’esso a pagamento, anticipato da numerose altre imponenti testate giornalistiche americane.

Arianna Huffington rivela che il “muro” innalzato dal New York Times, costato secondo le stime 25 milioni di dollari, non funziona ed è pieno di falle. Ecco le parole che ella ha aspramente adoperato: “The New York Times paywall isn’t working. It is so hedged and has so many exceptions that it should be called a hedge wall, not a paywall.”

Inoltre, la cofondatrice dell’HuffingtonPost, sostiene: “The truth is, people are used to having that information for free.” E quindi, è evidente che, rispetto all’altro colosso dell'informazione online, ha intenzione di mantenere la gratuità dell’offerta dei propri contenuti web, continuando a cavalcare la cresta dell’onda e sfidando apertamente il New York Times.

Ma tutto ciò non si riduce ad una semplice rivalità tra questi due colossi, in quanto davvero sorgono dubbi se tali falle nel sistema del New York Times siano state volute con l’obiettivo di non far allontanare molti utenti della versione online del quotidiano. Infatti, secondo alcune stime, dall’introduzione del paywall il sito della testata statunitense ha perso il 20% del suo traffico web.

Inoltre sono già ben noti i trucchetti per bypassare il “muro” del New York Times,  Ad esempio, un hacker canadese, David Hayes ha programmato il cosiddetto NYTClean, in grado di rimuovere i <div> del banner e rimettere in funzione la scroll bar. Altro sistema è sfruttare i feed dei social network,  in quanto essi non richiedono il pagamento in caso in cui l’articolo venga condiviso. E secondo rumors provenienti dalla rete tutte le pagine a cui si accede dalla homepage e che mostrano il messaggio che chiede di pagare, diventano visibili liberamente eliminando dalla URL tutto il suffisso di provenienza che è dopo “.html”.

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