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Il Time sceglie Mark Zuckerberg: scelta di comodo o doverosa?

I lettori del Time Magazine avevano eletto Julian Assange a “Persona dell’anno 2010”, ma la redazione ha preferito un figura più politically correct e meno controversa.
A cura di Anna Coluccino
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Mark Zuckerberg

Il volto di Mark Zuckerberg sulla copertina del Time ha quella consueta area spaesata, persa ma internamente gioiosa, della serie "Che cosa ci faccio qui? Non ne ho idea, ma sono contento" a cui il papà di Facebook ci ha abituato. Nonostante il successo planetario che ha ottenuto, infatti, il buon Mark stenta ad assumere l'aria dell'uomo soddisfatto, sicuro di sé e pronto a sfidare il mondo che ci si aspetterebbe da lui. Continua ad avere l'atteggiamento di un giovane geek capitato lì per caso. Quella del Time Magazine di questa settimana sembra quasi una di quelle copertine finte frutto di un fotomontaggio; di quelle che si fanno per vedere come si starebbe sulla copertina di un giornale famoso. Zuckerberg mostra questi occhioni sgranati e un sorriso che resta interiore, sembra quasi spaventato. E, forse, qualche ragione ce l'ha.

L'incoronazione da parte del Time, infatti, arriva piuttosto inaspettata, soprattutto considerando che non tiene minimamente in conto le opinioni espresse dai lettori che andavano in tutt'altra direzione. Per gli utenti, infatti, l'uomo dell'anno era un'altro, qualcuno che ha comunque molto a che fare con la rete, ma che l'ha utilizzata per fare qualcosa di diverso dal "connettere le persone"; l'ha utilizzata per raccontare la verità. Il qualcuno in questione è Julian Assange, l'uomo che ha stravolto  il mondo dell'informazione online. Ma, evidentemente, il Time non ha voluto infilarsi nella diatriba politica ed ha preferito una scelta "di comodo", incoronando Mark Zuckerberg come uomo dell'anno e soprannominandolo  "The Connector". Con questo, naturalmente, si vuol porre l'accento sull'aspetto rivoluzionario dell'invenzione di Facebook, su quanto ha cambiato le nostre vite e su come sia diventato -in poco tempo- l'incontrastato re della comunicazione online.

Complice della decisione del Time, comunque, è stato anche il successo di critica e pubblico ottenuto dal film liberamente ispirato alla vita del giovane statunitense, The Social Network. Un film destinato a diventare un cult e che -contro ogni aspettativa- ha accresciuto le simpatie nei confronti di Zuckerberg piuttosto che distruggerle.

Ragionando per età, Zuckerberg è la seconda più giovane persona dell'anno, subito dopo l'aviatore Charles Lindbergh, il primo a compiere la traversata aerea dell'Oceano Atlantico in solitario e senza scalo, che vinse il prestigioso riconoscimento all'età di 25 anni (Mark ne ha 26). Ragionando per "settore", Zuckerberg è il terzo della categoria tech-people ad essere incoronato persona dell'anno, prima di lui Jeff Bezos (fondatore di Amazon) e Bill Gates, che vinse il premio per la sua attività filantropica insieme alla moglie Melinda e al leader degli U2 Bono Vox. E a proposito di attività filantropica, proprio in questi giorni -forse complice l'atmosfera natalizia- Mark Zuckerberg ha fatto cospicue donazioni, il che lo proietta sempre più nella scia di Mr. Microsoft, ormai completamente votato a cause umanitarie.

In un'intervista rilasciata ai microfoni del Time Magazine (ve la proponiamo integralmente in coda all'articolo) Zuckerberg racconta il suo personale punto di vista su Facebook e su come stia cambiando il mondo e le relazioni umane. Naturalmente la sua idea non è che il social network in blu stia modificando la sostanza ultima dell'amicizia ma che, semplicemente, la stia amplificando, consentendo agli utenti di restare in contatto anche con persone che -magari- non chiamerebbero tutti i giorni o che, comunque, non riuscirebbero a vedere molto spesso, ma con cui hanno piacere di rimanere in contatto ."Credo solo che [Facebook n.d.r.] renda la vita delle persone un po' più ricca", conclude Mark.

La questione privacy Facebook, invece, sembra creare qualche iniziale imbarazzo al giovane papà di Facebook, ma -alla fine- ciò che viene fuori è la sincera convinzione che se gli utenti hanno il controllo su ciò che vogliono condividere e ciò che preferiscono tenere segreto, il problema non esiste. Molto interessante, invece, la discussione in merito al modo in cui Facebook ha cambiato il mondo dell'informazione online. Anche perché è proprio su questo punto che si è giocata la battaglia tra Julian Assange e Mark Zuckerberg per la conquista della copertina del Time. Secondo il giovane Mark il cambiamento introdotto da Facebook in questo senso "it's pretty cool", perché ha dato la possibilità a chiunque di far sentire la propria voce postando uno status, suggerendo un articolo, commentando una notizia; il che rappresenta qualcosa di completamente nuovo rispetto al passato. Ma il punto più interessante dell'intervista arriva proprio quando il giornalista paragona Zuckerberg ad Assange, mostrando come, spesso, le loro dichiarazioni siano speculari e sembrino portare avanti le medesime istanze. Zuckerberg si dice molto affascinato dalle controverse vicende che stanno investendo Wikileaks e il suo leader, ma sottolinea anche una differenza che Assange per primo ha portato alla luce: mentre Wikileaks non si occupa soltanto del libero scambio di informazioni ma di rovesciare le istituzioni diffondendo verità scomode, Facebook ha più a che fare con uno scambio quotidiano, meno sensazionale, che avviene all'interno di un piccolo gruppo, legato da sentimenti e relazioni.

Infine, non si poteva non parlare della svolta filantropica di Zuckerberg, il quale ha donato buona parte del suo patrimonio in beneficenza. Il suo commento a tutto questo è stato "perché aspettare?", ovvero perché aspettare di essere più grande, ricco e maturo prima di fare qualcosa di buono per la società? Ma quello che, cinicamente, ci chiediamo è: come mai questa "voglia di dare" è coincisa con il periodo in cui il Time sceglie la persona dell'anno? Non vogliamo passare per cinici, ma la domanda è legittima. Ognuno, poi, troverà in cuor suo la risposta, a seconda di quanto trovi simpatico Mark Zuckerberg e di quanta fiducia abbia intenzione di accordare alla sua aria da eterno innocente. Qual è la vostra risposta?

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