"Prova il tasto, non si muove". La prima settimana di utilizzo dell'iPhone 7 l'ho passata a far provare a chiunque il nuovo pulsante Home "virtuale", cioè che non si muove più. Un po' perché effettivamente il feedback è particolare, un po' perché volevo evitare la fatidica domanda: "Sì ma, quindi cosa c'è di nuovo?". La evitavo non perché effettivamente non ci sia più niente di nuovo, anzi, ma perché le novità sono diventate sempre più squisitamente perfezionistiche che non si può più riassumere tutto (e stupire) con "Guarda lo schermo più grande", "Guarda che foto", "Guarda che design" o "Guarda che app". E vallo a spiegare alla sciura sotto la pensilina del tram che dentro i nuovi iPhone 7 e 7 Plus c'è un chip A10, l'audio stereo e uno schermo più bello. Almeno un tempo potevamo stupirla con Siri, ora probabilmente anche l'anziana signora ha usato l'assistente vocale per trovare la strada verso la sua destinazione.
Il problema – che poi problema non è – del nuovo smartphone della mela è rappresentato semplicemente dall'inevitabile apice di un settore che ormai ha poco di rivoluzionario da offrire, ma solo tanto da perfezionare. Per questo l'iPhone 7 è un ottimo dispositivo, che però è difficile da giustificare. "Cosa c'è di nuovo nell'iPhone 7?" Molto, ma i salti generazionali stanno diventando sempre più corti e sempre più vicini a se stessi, tanto che la risposta alla domanda "Vale la pena cambiare il mio iPhone?" è diventata sempre più incerta. Un trend che nell'ultimo modello appare più chiaro che mai nonostante caratteristiche di tutto rispetto che, di fatto, mostrano un chiaro segnale per il futuro del settore.
Partiamo dal design, quasi del tutto invariato rispetto a quello che ha caratterizzato i due precedenti modelli. Una novità per Apple, che ormai aveva abituato gli utenti a modifiche ogni due anni e che, invece, ha oprato per una rifinitura della scocca in alluminio, ora più pulita ed equilibrata. Nelle versioni nere – e in particolare l'ormai celebre modello Jet Black in nero lucido – lo schermo si perde letteralmente nella scocca, rendendo il dispositivo un'unica massa tecnologica i cui elementi risultano indistinguibili a schermo spento. Peccato che, nel caso della colorazione lucida, l'iPhone 7 metta quasi paura a toccarlo: non solo risulta essere un magnete per le impronte, ma le testimonianze degli utenti sottolineano anche una forte propensione a graffiarsi. Non che Apple non se lo aspettasse: sul sito ufficiale è chiaramente consigliato di procurarsi una custodia. Insomma, nonostante il terzo anno di fila, il design dell'iPhone sembra aver raggiunto un apice di precisione, solo che la sua versione più rifinita lo è solo sui cartelloni pubblicitari. Noi, nel dubbio, ci siamo procurati una fiammante e virile versione in Oro Rosa. Che alla sciura milanese piace tanto.
La seconda cosa che tendenzialmente un possessore di iPhone 7 fa per evitare le domande di amici e parenti tranquillamente collocabili nella sfera del "E quando ti laurei?" è immergere l'iPhone in un bicchiere d'acqua o birra. Già, perché con questa abile manipolazione mentale si mostra anche quella che forse è la novità più "rivoluzionaria" (si fa per dire) del nuovo iPhone: la resistenza all'acqua. Come e quanto resiste ai liquidi lo abbiamo spiegato in un articolo apposito, ma dopo una settimana possiamo dire che effettivamente la resistenza la si testa volontariamente – immergendolo, appunto, in un bicchiere – o involontariamente in caso di pioggia. Insomma, è una bella aggiunta, ma non ribalta l'esperienza di utilizzo. Anche perché sia chiaro, Apple non vuole modificare il comportamento dei consumatori, ma solo fornire un livello di protezione in più. Che poi fa tanto bene al marketing.
È bene, parlando di design e resistenza all'acqua, cogliere l'occasione per tornare a parlare del tasto Home, quello virtuale che non clicca e non si muove. Una scelta necessaria anche e soprattutto per fornire proprio la resistenza all'acqua e che va a proporre un particolare feedback – disponibile in tre intensità – generato dal Taptic Engine, lo stesso integrato nell'Apple Watch e nei nuovi MacBook. Si tratta di un piccolo motorino che riproduce una sorta di click meccanico e che fornisce all'intero sistema un'aria più raffinata rispetto alla semplice vibrazione offerta, per esempio, dai dispositivi Android. È qui che l'iPhone 7 comincia a brillare: non ci sono tante grandi rivoluzioni, ma piccole migliorie qua e là che aiutano a rendere l'esperienza utente il più fluida possibile. E anche piacevole.
Poi, però, ti trovi a dover ascoltare musica. Ecco, è in questi casi che ci si trova a dover fare i conti con la volontà di innovare a tutti i costi da parte di Apple: quando ti scontri con quella che per te è stata la normalità per 30 anni fino a quando, ad un certo punto, un'azienda decide che è obsoleta. Perché sull'iPhone 7 il jack per le cuffie non c'è, sostituito dal connettore Lightning che infatti appare anche sulle cuffie offerte all'interno della confezione. Una scelta comprensibile da un lato – l'innovazione, la qualità maggiore, la volontà di lasciarsi alle spalle uno standard vecchio di decenni – e fastidiosa dall'altro: tutto il mondo usa i jack, dagli adattatori delle auto alle cuffie e le casse. Dopo un paio di settimane di utilizzo capita ancora spesso di tentare di connettere un jack alla parte inferiore dell'iPhone – un'operazione talmente scontata che la si compie senza nemmeno guardare – solo per rendersi conto della stupidaggine che si sta facendo. Il problema è che, vista la diffusione dei jack nel nostro mondo, la maggior parte delle volte non avremo sotto mano l'adattatore jack-Lightning, perché magari attaccato ad un altro cavo dimenticato chissà dove. Il costo per sostituirlo – o per prenderne qualcuno di scorta – è di 9 euro l'uno. Non molto, ma comunque un prezzo imposto.
Il futuro secondo Apple, come ribadito più volte dall'azienda, è il wireless. Quella attuale è una fase di transizione, nella quale chiaramente Apple deve fornire, sia attraverso il cavo Lightning che tramite l'adattatore, una soluzione "cablata" per transitare con più calma verso il senza fili rappresentato dalle AirPods, le cuffie wireless presentate insieme all'iPhone 7. C'è un solo problema: questo futuro costa 170 euro. Tra qualche anno le vedremo forse inserite nella confezione – se è davvero il futuro che Apple vuole, è la soluzione inevitabile – ma per il momento la situazione jack-wireless è piuttosto complessa.
Il discorso si fa invece interessante per quanto riguarda il comparto fotografico, già ottimo nella versione 6S e migliorato ulteriormente nella nuova generazione di iPhone. Miglioramenti che, anche qui, potrebbero non emergere nell'uso quotidiano: la fotocamera (stabilizzata anche nella versione 7 "liscia") si comporta meglio in situazioni di scarsa luminosità, propone foto più brillanti al sole ed è leggermente più definita di quella precedente. Ad occhio nudo, però, queste differenze potrebbero non notarsi, non agli occhi di un utilizzatore quotidiano con una competenza (giustamente) minima nella fotografia. Ciò che rappresenta davvero una novità è l'aggiunta di una seconda fotocamera nella variante Plus, che a differenza di quanto fatto dalla concorrenza non sfrutta meccanismi di elaborazione dell'immagine ma offre "semplicemente" una lente zoom.
Ecco, all'apparenza questa è un'altra caratteristica che può essere messa da parte con un'espressione cara a René Ferretti, leggendario protagonista della serie TV Boris. Eppure il fatto di avere uno zoom ottico 2x (quindi in grado di raddoppiare l'immagine) non è da sottovalutare: la qualità non scende se non di poco, in maniera impercettibile e comunque decisamente minore rispetto all'utilizzare lo zoom digitale. Quest'ultimo è ancora presente e consente di raggiungere un ingrandimento pari al 10x, ma, incredibilmente, lo zoom ottico fa davvero la differenza in diverse situazioni. Ad un concerto, per esempio, mi ha consentito di inquadrare solo il palco dalla lunga distanza, esponendo tutta l'immagine in maniera corretta e non riempiendo la foto di zone sovraesposte dalle luci. Resta, ovviamente, la possibilità di girare filmati 4K a 30 frame per secondo.
È al termine della settimana che l'iPhone 7 comincia a far trapelare le sue caratteristiche. Sarebbe un errore aspettarsi un dispositivo rivoluzionario, ma dopo qualche giorno di utilizzo ci si accorge di avere in mano uno dei migliori smartphone sul mercato non solo per la qualità delle funzioni offerte ma anche per l'ormai rifinita maniacalmente esperienza utente, che sicuramente giova del nuovo e performante processore A10, di iOS 10 e di uno schermo eccezionale preso di peso dal nuovo iPad Pro da 9,7 pollici. Il tutto con una durata della batteria tutto sommato accettabile, merito anche delle batterie leggermente più grandi: si parla di circa 10 ore di utilizzo dell'iPhone 7 e 12 ore dell'iPhone 7 Plus. Chiude la serie di caratteristiche tecniche una novità: l'assenza del modello da 16 GB sostituito (finalmente) da quelli da 32 GB, 128 GB e 256 GB.
"Vale la pena cambiare il mio iPhone?". Giunti a questo punto la risposta varia davvero da persona a persona. Effettuare il passaggio da un iPhone 6S significa spendere quasi mille euro per ottenere una serie di novità sì interessanti, ma non rivoluzionarie. Nonostante la qualità generale, l'iPhone 7 dà l'impressione di trovarsi ancora nell'anno della transizione, quello dell'ormai famigerata "S" che contraddistingue la linea della mela ad anni alterni. Eppure, al tempo stesso, l'iPhone 7 comincia a dare piccoli assaggi di futuro, nascondendoli sotto una veste fin troppo familiare per rendersi davvero conto di avere in mano qualche cambiamento più grande. Ma forse il punto forte dell'intera esperienza è proprio questo futuro in incognito, difficile da spiegare ma eccezionale da vivere. Per la rivoluzione chiassosa dovremo (forse) attendere l'iPhone 8.