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Perché Apple punterà sempre di più sui servizi oltre che sui prodotti

Nel corso dell’evento di ieri Apple non ha presentato prodotti, ma solo servizi. Non è un caso: ultimamente è questo il settore più promettente per la casa di Cupertino, che lo sfrutterà in parallelo alla vendita di gadget come iPhone e Mac per garantirsi una crescita sostenuta anche negli anni a venire.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Come previsto da anticipazioni e voci di corridoio, l'evento Apple di ieri ha effettivamente segnato una svolta per la società di Cupertino. Al centro della presentazione infatti per la prima volta non c'è stato neanche un prodotto, ma solo servizi: lo streaming di contenuti video Apple TV+, le notizie in abbonamento di Apple News+, l'esperienza da sala giochi promessa da Apple Arcade. Perfino la carta di credito Apple Card nelle intenzioni della società andrebbe utilizzata preferibilmente dallo smartphone, e la sua controparte fisica offre ai clienti vantaggi minori in termini di cashback. Le ragioni di questa svolta sono semplici: il gruppo ha capito da tempo di non poter più fare così tanto affidamento sulla vendita dei prodotti, e di dover puntare sempre di più proprio sui servizi.

Da ormai un anno a questa parte in effetti i dati trimestrali della società destano sempre più attenzione da questo punto di vista. Il gruppo ad esempio ha smesso ormai da mesi di comunicare quanti iPhone riesce a piazzare sul mercato; l'ultima volta che l'ha fatto è stato a fine 2018, quando la cifra relativa al periodo in esame era rimasta tale e quale a quella fatta registrare nell'anno precedente. E quando a inizio 2019 i guadagni da iPhone sono scesi del 15%, quelli della divisione servizi sono saliti del 19%. Il dato non stupisce: iPhone è stato il miglior prodotto della sua categoria per almeno mezzo decennio, ma di alternative valide ormai è pieno il mondo. Guardando ad altri brand le persone ora possono scegliere se spendere mille euro per un gadget eccellente, oppure meno della metà per un prodotto comunque ottimo.

Non stupisce dunque neppure che la società voglia tentare una strada nel settore dei servizi con tutti i mezzi a propria disposizione: nell'ultimo trimestre l'offerta del gruppo ascrivibile a questa categoria ha portato in cassa 10 miliardi sui circa 84 totali guadagnati, e comprendeva gli abbonamenti a Apple Music, i guadagni provenienti da Apple Care, le percentuali riscosse dall'utilizzo di Apple Pay e quelle sui guadagni dagli sviluppatori che poggiano su App Store. Ora il gruppo sta per aggiungere a queste voci anche una piattaforma di streaming video globale, un servizio di notizie in abbonamento, una sala giochi virtuale e una carta di credito infilata direttamente nelle tasche di milioni di utenti iPhone.

Gli investitori stanno tentando di capire se Apple sarà in grado di competere con gli avversari in settori così delicati e se i servizi lanciati le frutteranno abbastanza da consentirle di continuare a crescere ai ritmi di questi ultimi anni. Quel che è certo è che la spinta sui prodotti non si esaurirà, dal momento che questi contiueranno a rappresentare un motore primario nella crescita dell'azienda e costituiranno porte d'accesso privilegiate ai nuovi servizi proposti; la realtà però è che il nuovo corso di Apple è appena iniziato, ed è decisamente presto per immaginare come possano andare le cose. Nel frattempo l'incognita più urgente da svelare è quella relativa ai prezzi di Apple TV+ e Apple Arcade, ancora avvolti nel mistero.

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