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Perchè pubblicare i redditi online?

Il Garante per la Privacy Francesco Pizzetti si dice contrario alla pubblicazione online dei redditi degli italiani, “Si rischia una società della paura” afferma. Mentre anche da altre parti sociali giunge il malcontento, nelle principali democrazie del mondo il rilascio di documenti privati è sottoposto a rigide regolamentazioni.
A cura di Vito Lopriore
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In nessuna grande democrazia del mondo i dati personali dei cittadini, relativi al reddito, nucleo familiare e informazioni sanitarie sono online, disponibili per chiunque. In questi giorni molti esperti, tra politici a giuristi, da giornalisti a semplici cittadini, si stanno interrogando sulle reali motivazioni di questo tentativo del governo di combattere l’evasione fiscale mettendo online i redditi degli italiani. Non si capisce, in sintesi, quanto la visibilità di alcuni documenti, strettamente privati, possa far recedere gli evasori, e soprattutto i liberi professionisti, dal non pagare i giusti contributi per le proprie parcelle.

Il punto di vista deve essere un altro. L’evasione fiscale nel bel paese è una questione di mentalità, di cultura: se lo Stato viene considerata un’entità altra, invece che il sunto delle esigenze collettive, non ci potrà essere dato online che possa cambiare il modus vivendi, o la consuetudine. Forse, l’ultima decisione del governo non è altro che l'ennesimo tentativo di eludere il problema, proponendo una soluzione illusoria che inganna gli incauti.

“ Cosa si pubblica? Tutta la cartella è una follia perché ci sono anche dati sanitari e a che scopo? Per quanto tempo? ”
Francesco Pizzetti

La tecnologia e i personal computer sono uno strumento utile in mano ai cittadini per contribuire e partecipare, in un certo modo che va sempre più diffondendosi, ai problemi reali della società. Sui social network si può entrare in contatto con politici, o attraverso l’iscrizione a newsletter, o scrivendo a indirizzi email, addirittura con alcune istituzioni. Questo però presuppone un buon uso dei new media, come suggerisce uno dei più famosi tech-addicted italiani Riccardo Luna nel libro online “Brevi canti per l’innovazione”, pubblicato dopo aver lasciato la direzione del magazine di tecnologia Wired.

Il paese ha bisogno di idee univoche e misure pratiche che inizino a realizzare davvero il cambiamento dello stato delle cose, come lo avrebbe definito il regista Win Wenders. Il presidente dell’Autorità Garante per la Privacy Francesco Pizzetti, uno dei massimi costituzionalisti italiani, ha dichiarato, rispetto ai redditi in rete: « Non esiste in un altro paese al mondo. Si tratta di una scelta grossa che cambia il rapporto tra Stato e cittadino e porta il cittadino a diventare delatore; si rischia una società della paura » dicendosi fortemente contrario ad una decisione governativa ritenuta anti-liberista.

Negli Stati Uniti le denunce dei redditi sono strettamente private e non sono mai rese pubbliche dal fisco americano (IRS); in UK non si possono vedere i dati privati di un cittadino tranne dopo il rilascio di una liberatoria dagli organi competenti; in Germania ci sono rigorose leggi sulla Privacy dunque non si possono pubblicare le dichiarazioni dei redditi mentre in Irlanda vengono messi online i redditi degli evasori fiscali. Nei paesi nordici la situazione è leggermente diversa, visto che in Finlandia si possono visionarie informazioni private solo con l’uso di password (ottenute sempre da enti governativi) e in Norvegia i redditi sono messi online solo in un preciso intervallo di tempo. Certo non si può paragonare la situazione italiana, né il contesto sociale, economico e culturale a quello dei paesi nordici: dove c’è una scarsa densità demografica ed un maggior sviluppo sociale ed economico.

Carlo Pieri, presidente dell’ADOC (Associazione per la difesa e l’orientamento dei consumatori) ha dichiarato che questa forma di lotta all’evasione fiscale va combattuta perché ritenuta inefficace. Si formerebbe un clima da delazione pubblica, laddove già non esistesse in forme subliminali, e non risolverebbe il problema. Pieri afferma che bisogna rendere obbligatorio lo scontrino fiscale, anche per i tassisti, e portare in detrazione a più del 20% le parcelle dei professionisti. Aggiunge: « Oltre il 70% degli italiani è contrario alla pubblicazione in rete della dichiarazione dei redditi, come ampiamente dimostrato tre anni fa in occasione della pubblicazione dei redditi da parte dell’Agenzia delle Entrate. Ci appelliamo al Garante per la protezione dei dati personali affinché si adoperi per bloccare la diffusione dei redditi degli italiani».

Inflazionare lo scontro sociale non è una soluzione al problema della mancata crescita economica e alla mancanza di lavoro e settorialità nel mondo professionale: fermo restando che prima di manovre governative deve precedere, o seguire, un cambiamento culturale.

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