Zuckerberg fa mea culpa sulla criptovaluta Libra: “Facebook non è il messaggero ideale”
Facebook potrebbe non essere il soggetto ideale per guidare il progetto di una criptovaluta globale come Libra. La critica per una volta non arriva dall'esterno del social network ma dal suo interno, e precisamente dal suo membro più importante: Mark Zuckerberg in persona, che nel corso di un'audizione alla commissione servizi finanziaria della Camera degli Stati Uniti ha ammesso che la reputazione che circonda il suo social network potrebbe aver arrecato un danno alla credibilità del progetto Libra, dal quale sempre più partner si stanno sfilando negli ultimi giorni.
Il problema: la reputazione di Facebook
Non è difficile capire a cosa Zuckerberg alluda quando ammette che Facebook potrebbe non essere "il messaggero ideale per Libra". A parire dallo scoppio dello scandalo Cambridge Analytica i riflettori che sono stati puntati sul social dagli organi di informazione di tutto il mondo hanno rivelato problemi preoccupanti sulle pratiche interne all'azienda e sul funzionamento della piattaforma. Ai problemi di sicurezza informatica e alle violazioni della privacy degli utenti che sono stati fatti emergere in questi anni si sono intrecciati due temi altrettanto scottanti: quello dell'equilibrio tra contrasto dell'odio e tutela della libertà di espressione e quello della lotta alle fake news.
Le preoccupazioni delle autorità: privacy e riciclaggio
La percezione che si è creata nell'opinione pubblica nei confronti del social è quella di una realtà caratterizzata da numerosi difetti e da una volontà di porvi rimedio non sufficientemente ferrea. Così, quando il gruppo ha proposto l'idea di una sua criptovaluta globale, la reputazione del gruppo ha inevitabilmente alienato le simpatie di chi avrebbe dovuto confrontarsi con i processi di regolamentazione del suo ultimo prodotto — criticato in particolare per il rischio che comprometta la privacy dei suoi utenti e che risulti troppo scoperto nei confronti del riciclaggio di denaro.
Non che Zuckerberg non fosse al corrente della possibilità: per disinnescare eventuali critiche al riguardo ha previsto la fondazione di un'azienda sussidiaria — Calibra — che prendesse da subito in mano le redini del progetto per rendere chiaro al pubblico che non era Facebook a occuparsene direttamente. Evidentemente la mossa non è stata giudicata adeguatamente forte: gli enti di regolamentazione di tutto il mondo hanno comunque fatto muro all'iniziativa fino a spaventare alcuni dei principali sponsor che se ne sono defilati.
Soltanto poche ore fa il numero uno di Calibra aveva avanzato l'ipotesi di trasformare Libra da criptovaluta globale a un sistema di criptovalute legate alle monete locali dei vari Paesi. Il possibile cambio di strategia — insieme alle parole pronunciate da Zuckerberg nel corso dell'audizione — annunciano ora l'inizio di una fase di contrattazione nella quale Facebook tenterà di venire incontro a eventuali richieste delle autorità statunitensi pur di riuscire a dare corpo alla sua strategia.
Zuckerberg sotto torchio
La criptovaluta Libra non è però l'unico aspetto sul quale il numero uno di Facebook è sottoposto alle domande dei parlamentari USA. Le domande poste a Zuckerberg riguardano numerosi temi — dal ruolo del suo social nell diffusione di fake news che possono influenzare i processi democratici dei Paesi in cui opera fino alla volontà di alcuni soggetti di dividere l'azienda per evitare il configurarsi di un monopolio, passando per la lotta contro la diffusione di materiale illegale sulle sue pagine. In generale la sessione di domande e risposte si sta dimostrando decisamente più accesa rispetto a quella — a tratti bizzarra — alla quale il numero uno del social è stato sottoposto dopo lo scoppio dello scandalo Cambridge Analytica, e i suoi interlocutori si stanno rivelando più competenti e combattivi: segno che il clima che circonda l'azienda e le questioni che le riguardano potrebbe essere definitivamente cambiato.