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Opinioni
Riforma europea sul Copyright

Con la direttiva UE sul Copyright nasce un caotico web europeo: perché non è una buona notizia

La normativa europea sul Copyright ha concluso il suo iter parlamentare a livello comunitario e ora si passa alla fase di recepimento della stessa norma all’interno dei singoli paesi, entro due anni. L’effetto più evidente è che questa norma darà vita al “web europeo”, frammentando il web in tanti piccoli blocchi.
A cura di Francesco Russo
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La normativa europea sul Copyright ha concluso il suo iter parlamentare a livello comunitario e ora si passa alla fase di recepimento della stessa norma all'interno dei singoli paesi. Il tempo per l'approvazione scatta non appena la normativa verrà pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale: da quel momento partirà il tempo dei due anni per recepire la norma nel nostro ordinamento. Sono stati tre anni molto convulsi, fatti di protesta da parte dei grandi esperti della rete, a cominciare proprio da Tim Berners-Lee che l'aveva bollata come una seria minaccia per le persone. Il voto finale in seduta plenaria al Parlamento Europeo, una delle ultime prima delle elezioni europee di fine maggio, ha dimostrato come l'aula non fosse completamente convinta: non si è registrato nessun plebiscito a favore, anzi. Il giorno dopo sono stati diversi gli eurodeputati che hanno confessato di aver sbagliato a votare, ma tant'è, la norma dunque è a tutti gli effetti una norma comunitaria. Posto che non ci sarà modo di verificare alcun effetto immediato della direttiva, ma realmente cosa cambia? Non solo dal punto di vista degli operatori del settore, quindi giornalisti, editori, musicisti e così via, ma davvero, cosa cambia? La normativa UE sul copyright, oltre ad essere una minaccia per la libertà delle persone, come Fanpage ha sempre sostenuto sin dall'inizio, la stessa istituirà un vero e proprio "web europeo" che sarà diverso dagli altri web, come quello americano, russo, cinese.

Per la prima volta da quando è nato, esattamente il 12 marzo del 1989, quindi ben 30 anni fa, da luogo libero e aperto a tutti si trasformerà in un nuovo web meno libero rispetto a come lo abbiamo sempre conosciuto. In particolare, nascerà quindi quello che possiamo definire, senza mezzi termini, il "web europeo", un web quindi meno libero che non sarà più parte del Web, questa è una prima conseguenza. Su The Verge si discuteva se, con l'approvazione di questa norma, il Web adesso non prendesse una forma che molto ricorda come era la nostra società agli inizi del ‘900; fino agli anni '20 per viaggiare non era necessario avere un passaporto, esigenza che emerse dopo la Prima Guerra Mondiale per questioni di sicurezza. Ecco, oggi veniamo catapultati in una dimensione che ha punti di contatto con quella realtà. Il web da oggi cambia e chissà che fra qualche anno anche gli utenti avranno bisogno di un passaporto digitale per navigare sul web.

Volendo utilizzare questa visione, che non è poi così azzardata e astrusa, si avvia ad esistere un web a "blocchi" come quello americano, come quello cinese, più autoritario e davvero poco libero. Quindi se prima i blocchi erano due, quello libero e aperto, e quello meno libero e autoritario, come quello cinese, adesso il Web subirà una frammentazione. A causare questa frammentazione sono sempre i due famigerati articoli: l'articolo 15, che introduce la "link tax", e l'articolo 17, che introduce i filtri per i contenuti, di cui si è ampiamente parlato.

Ma l'aspetto, diretta conseguenza di questi due articoli, su cui molti ancora non hanno focalizzato abbastanza è che Google, big player che si è schierato contro l'approvazione della norma, potrebbe far cessare di esistere in Europa Google News, del resto non esiste già più in Spagna dal 2014 proprio a causa di simili richieste economiche. Significherebbe un effetto tragico, senza esagerazione, sugli editori, specialmente quelli più piccoli. Verrebbe a mancare una cospicua fonte di traffico che al momento rende sostenibili le piccole testate giornalistiche. Per non parlare dei filtri. Un aspetto, anche in questo caso, poco considerato, è che il principio va a cozzare con la direttiva sul commercio elettronico che vieta qualsiasi obbligo preventivo sulla proprietà intellettuale. Anche in questo senso bisognerà trovare un equilibrio.

Eppure, l'Europa in questi ultimi due anni è stata indicata, soprattutto dagli Usa, quasi ad esempio dal punto di vista della regolamentazione, basti pensare al GDPR molto apprezzato negli Stati Uniti, al punto che sono già diversi gli stati, come quello della California, alle prese con norme sulla privacy di chiara ispirazione a quella europea. Ma questa direttiva sul copyright non otterrà certamente lo stesso effetto, tutt'altro.

La normativa europea sul copyright sarà quindi una norma divisiva, da oggi nasce il web europeo e non è una bella notizia.

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