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Riforma europea sul Copyright

Oggi si vota la riforma europea sul copyright: cosa cambierà se dovesse passare

Il voto si terrà nella giornata di oggi. Con l’approvazione della direttiva avrebbe il via un percorso che potrebbe limitare la circolazione delle notizie online e mettere un freno alla creatività e alla condivisione di contenuti. A farne le spese potrebbero essere piccoli editori, aziende di medie dimensioni e utenti della Rete.
A cura di Lorenzo Longhitano
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È l'ora della verità per la controversa riforma europea sul diritto d'autore: dopo un percorso fatto di proteste e scontri tra interessi opposti, la direttiva al centro di numerose critiche sta per essere votata nella seduta plenaria del Parlamento Europeo di oggi e la sua approvazione potrebbe cambiare per sempre il futuro della Rete. La riforma in realtà non ha la forza di una legge vera e propria, ma stabilisce comunque una serie di obbiettivi che poi starà ai singoli Paesi membri raggiungere, ciascuno varando le proprie norme. Questi obbiettivi però disegnano un quadro già abbastanza chiaro su come potrebbero cambiare le cose online.

La circolazione delle notizie

L'ex articolo 11 — la cosiddetta link tax — prevede che aggregatori di notizie e motori di ricerca corrispondano agli editori un pagamento per la possibilità di mostrare sulle proprie pagine degli estratti delle notizie pubblicate sui siti originali, e potrebbe limitare di molto la circolazione delle notizie online. Stando a una stima di Google, l'approvazione porterà a un calo del 45% nel traffico sui siti web di notizie da parte degli utenti in arrivo dai motori di ricerca; e dato che questi ultimi sono da tempo una delle principali fonti di traffico sui siti minori, a farne le spese saranno da una parte proprio i piccoli siti, e dall'altra gli utenti che con una ricerca online si aspettano di poter leggere e confrontare più punti di vista possibile sullo stesso fatto.

La libera creatività

L'ex articolo 13 prevede invece che le aziende che operano online siano responsabili delle violazioni in termini di copyright dei contenuti caricati dai loro utenti, e riguarderà le operazioni di piattaforme come Google, Reddit, YouTube, Facebook e in sostanza tutte le più frequentate del web, le quali dovrebbero stringere molto le maglie dei propri controlli sulla provenienza dei contenuti ospitati sui propri siti. Al momento in effetti non esistono algoritmi efficienti capaci di filtrare con precisione i milioni di contenuti che ogni giorno vengono caricati su questi server e — per venire incontro alle richieste contenute nella direttiva — questi soggetti dovrebbero ricorrere a una soluzione più drastica, ovvero bloccare preventivamente post, interventi e contenuti anche in caso di falsi positivi. Il risultato potrebbe cambiare il volto della condivisione di contenuti online come lo conosciamo da quando è nata la Rete.

Wikipedia esentata, ma protesta ugualmente

Alcuni tipi di contenuti e alcune realtà online sono esentati dal rispetto dell'ex articolo 13: si parla da una parte di lavori pubblicati a scopo di citazione, critica, recensione, caricatura, parodia o imitazione (tra i quali rientrano anche gif e meme), e dall'altra di un piccolo numero di aziende e startup che soddisfano criteri molto particolari, di piattaforme open source e di enciclopedie online senza scopo di lucro come Wikipedia. Proprio l'enciclopedia libera però, nonostante il vantaggio concessole nell'ultima revisione della direttiva, è stata tra le maggiori sostenitrici del no alla riforma: i due articoli nel mirino dei critici, affermano i responsabili di Wikipedia, "rischiano di colpire in modo rilevante la libertà di espressione, la partecipazione e la creatività online". Le piccole e medie società che non soddisfano gli stringenti criteri di esenzione, inoltre, si troverebbero di fronte a costi insostenibli che ne minaccerebbero l'esistenza.

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