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Prima prova maturità: nell’anno di scandali privacy e Facebook manca una traccia tecnologica

Le tracce della prima prova dell’esame di Maturità 2019 sono ormai ufficiali: Ungaretti e Sciascia, il patrimonio culturale, Corrado Stajano, l’illusione della conoscenza, sport e storia e lotta alla mafia per il tema di attualità.Ma nell’anno degli scandali sulla privacy e di Cambridge Analitica, e nel trentennale del World Wide Web, manca (ancora) una traccia sulla tecnologia.
A cura di Dario Caliendo
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Per oltre 500mila studenti, oggi ha inizio l'esame di Maturità 2019. Si parte con la prima prova, quella d'italiano, che ha sostanzialmente rivoluzionato il tototracce degli ultimi giorni. Le tracce uscite per la prima prova della Maturità 2019 sono Giuseppe Ungaretti e Leonardo Sciascia per l'analisi del testo, Corrado Stajano e "Eredità del Novecento" per il saggio storico-politico, "L'illusione della conoscenza" per il saggio tecnico-scientifico, il patrimonio culturale e la sua valorizzazione con Tomaso Montanari, lo sport e la storia e la lotta alla mafia per i temi di carattere generale.

E se fino a prima delle 8:30, cioè l'orario d'apertura del plico del Ministero nel quale sono inserite tutte le tracce, in molti erano convinti che almeno uno degli argomenti fosse focalizzato sulla tecnologia, in realtà le supposizioni degli ultimi giorni non hanno avuto alcuna conferma, almeno nell'ambito del tech.

Maturità 2019, come funziona la prima prova

La nuova normativa impone agli studenti la scelta tra tre tipologie di traccia, per la prima prova d'italiano. In totale le tracce di questa Maturità 2019 sono 7, divise per 3 tipologie: l'analisi del testo (tipologia A), il testo argomentativo (tipologia B), tema d'attualità o di carattere generale (tipologia C).

I maturandi hanno 6 ore di tempo, a partire dalle 8:30, per completare il compito. E secondo le prime indiscrezioni, pare che la maggior parte degli studenti abbia scelto la traccia di attualità.

Maturità 2019, perché una traccia sulla tecnologia sarebbe stata importante

Ed è un vero peccato. Perché nell'anno del trentennale del World Wide Web, nato il 12 marzo 1989 da un'idea di Tim Berners-Lee che voleva migliorare le modalità di condivisione dei documenti in formato elettronico, e nell'anno in cui è stato messo in discussione tutto il sistema privacy in rete, con lo scandalo di Cambridge Analytica che ha coinvolto Facebook, e con le prime concrete mosse da parte dei big della tecnologia volte a migliorare la privacy degli utenti, spingere gli studenti ad elaborare un pensiero personale su uno degli argomenti più importanti dei nostri tempi, sarebbe stata una mossa interessante e certamente formativa, soprattutto in un'ottica di analfabetismo digitale.

Nonostante siano in grado di utilizzare i dispositivi tecnologici con estrema dimestichezza, secondo l'Osservatorio Nazionale Adolescenza la stragrande maggioranza degli adolescenti è da considerare analfabeta digitale, perché alcuni di loro, in molti casi, non si rendono conto dei rischi a cui vanno incontro, sottovalutando la propria tutela personale per il bisogno di mostrarsi, di apparire e di essere apprezzati virtualmente: per 5 adolescenti su 10 è assolutamente normale condividere tutto quello che fanno, comprese le proprie foto e i dati di contatto personali.

Basti considerare che, da una ricerca pubblicata qualche tempo fa, è emerso che il 41% dei giovani non hanno mai letto gli Standard della Comunità di Facebook, il 19% pubblica informazioni personali accessibili a tutti e 1 ragazzo su 6 apre volutamente le porte del proprio account a chiunque, nonostante sia possibile preservare i propri dati personali (data di nascita, indirizzo email, numero di telefono).

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